Rassegna settimanale 1-7 marzo: Sud-est asiatico

Rassegna settimanale 1-7 marzo: Sud-est asiatico

2 marzo, Sri Lanka- Le accuse di sterminio di migliaia di civili
Sono stati trovati 9 corpi, quasi tutti di donne, in una fossa comune nell’area dove è stata combattuta l’ultima sanguinosa battaglia con i separatisti nel 2009.

La pressione sul governo dello Sri Lanka nell’ultimo periodo è in crescita date le accuse di sterminio di decine di migliaia di civili nelle ultime settimane di guerra civile da parte dell’esercito.

Gli USA vogliono sottoporre il caso al Consiglio dei diritti umani dell’ONU e intraprendere investigazioni internazionali.
L’ONU ha detto che circa 40.000 civili, soprattutto Tamil, sono morti negli ultimi mesi di guerra e che, nonostante le atrocità siano state commesse da entrambi le parti, la maggior parte siano stati uccisi da bombardamenti dell’esercito.

Gli abitanti del luogo sostengono che i corpi ritrovati siano di vittime di un bombardamento aereo del 2009 e che ci sia un’altra fossa comune a 200 metri di distanza.

La polizia e l’esercito, però, non accettano le dichiarazioni fatte e sostengono di aver già avviato delle ricerche. Il portavoce dell’esercito Ruwan Wanigasooriya ha affermato che solo dopo il termine di queste ricerche si potrà giungere a delle conclusioni vere e proprie.
Lo scorso anno lo Sri Lanka ha creato una commissione presidenziale per investigare una tomba piena di resti di più di 150 persone. Le prove sono state mandate in Cina per indagini scientifiche ma non si è arrivati ancora a una conclusione.

Il capo del consiglio per i diritti umani dell’ONU Navi Pillay ha detto la scorsa settimana che il governo ha fallito nello svolgere delle investigazioni credibili e che non ha fatto progressi per quanto riguarda i crimini di guerra.
Fonte: Reuters
Link: http://www.reuters.com/article/2014/03/02/us-srilanka-rights-grave-idUSBREA210GO20140302

3 marzo, Myanmar-Il Myanmar dichiara che Medici senza frontiere può restare.
Il giorno dopo l’annuncio ufficiale da parte della Ong Medici senza Frontiere della sua espulsione dal Myanmar, il governo ha fatto marcia indietro dicendo che l’organizzazione umanitaria poteva svolgere operazioni ovunque a parte che a Rakhine, uno stato devastato dagli attacchi sanguinosi di violenza settaria.

Medici senza Frontiere ha denunciato la situazione nella zona, dove molti abitanti sono stati vittime di violenza e vivono in campi affollati, dove non hanno accesso a cure mediche adeguate. La Ong ha dichiarato che stanno “affrontando una crisi medica umanitaria”.

Il Myanmar, una nazione di 60 milioni di abitanti e di religione buddhista, è stata vittima di violenza settaria dal 2011, quando è passata da una dittatura a un governo nominalmente civile.
La maggior parte delle vittime fanno parte del gruppo etnico Rohingya per cui la Ong si è schierata in aiuto.
La Ong si è vista revocare la sua licenza in parte perché assumeva “Bengalis” (nome usato dal governo per riferirsi ai Rohingya) e in parte perché accusata di essere imparziale e non trasparente.
Il portavoce presidenziale Ye Htut ha detto che le negoziazioni stavano procedendo tra il Ministro della salute e Medici senza frontiere per quanto riguarda il lavoro dell’agenzia a Rakhine.

Fonte: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120127/burma-says-medecins-sans-frontieres-can-stay/

Tailandia- I manifestanti si spostano al parco Lumpini
I manifestanti anti-governo hanno cominciato a stanziarsi in un parco nel centro di Bangkok domenica, ritirandosi da altri luoghi, dopo che il loro numero ha cominciato a diminuire e aggressori hanno messo a rischio la loro sicurezza.

Il leader della protesta Suthep Thaugsuban ha indirizzato i dimostranti al parco Lumpini e ha promesso di continuare la campagna per  costringere il Primo Ministro Yingluck Shinawatra a dare le dimissioni.
Ha anche detto che la decisione di spostarsi nel parco, già luogo di protesta, lasciando i più importanti incroci di Bangkok è stata anche motivata dal voler evitare di causare ulteriori difficoltà agli abitanti della città.
Sabato scorso i dimostranti hanno smantellato le strutture, raccolto la spazzatura e pulito le strade per prepararsi al loro trasloco e il portavoce del gruppo di protesta Akanat Promphan ha dichiarato: “Stiamo cercando di minimizzare gli effetti della protesta sugli abitanti di Bangkok, che per la maggior parte sono nostri sostenitori, e vogliamo consolidare tutte le fasi così da poter rafforzare i nostri sostenitori per fare ancora più pressione sul governo, che è poi il nostro obiettivo principale”.
Molti tailandesi sperano che lo spostamento della protesta preannunci una diminuzione di un atteggiamento aggressiva che è diventato sempre più violento. 33 persone hanno, infatti, perso la vita nelle proteste e centinaia sono rimaste ferite.

Il leader della protesta, Suthep, la scorsa settimana, dopo mesi di rifiuto assoluto, ha fatto un’offerta di negoziazione con il Primo ministro Yingluck. Yingluck ha detto che il suo governo è disposto a negoziare solo se i manifestanti smetteranno di bloccare le elezioni e altri processi costituzionali.
Fonte: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120125/bangkok-demonstrators-consolidate-protest-in-park/

Indonesia- “The Act of killing”, il documentario che affronta il problema indonesiano della cultura dell’impunità
L’Indonesia ha un problema con il documentario “The Act of killing” di Joshua Oppenheimer. Il film, nominato come miglior documentario al Academy Awards di questo anno, tratta dei leader paramilitari anti comunisti indonesiani che nel 1965-1966, assieme a altre unità militari, hanno massacrato circa 1 milione di concittadini, inclusi cinesi, sindacalisti e attivisti della società civile, nel tentativo di annientare i comunisti.
Tutto questo con il supporto del governo indonesiano.

Ma il governo indonesiano è molto turbato dalla rappresentazione del suo ruolo in uno dei massacri supportati dallo stato più terribili del XX secolo.
Il portavoce per gli affari esteri Teuku Faizasyah ha detto che il documentario è ingiusto e non è in linea con l’Indonesia contemporanea, in cui “molte cose sono cambiate”: dal governo autoritario di Suharto, l’Indonesia è passata a una democrazia parlamentare e a luglio andrà alle urne per eleggere il quarto presidente dopo la fine del regime di Suharto. Ma nessun governo si è mai preso la responsabilità del massacro, creando così un’eredità tossica di impunità che caratterizza l’Indonesia fino a oggi.

Un numero sempre maggiore di queste vittime è membro di una minoranza religiosa indonesiana, Cristiani protestanti, Mussulmani Shia e la setta islamica Ahmadiyah. Queste minoranze sono sempre più sotto le minacce dei gruppi militanti islamici come l’Islamic Defenders Front. Questo gruppo e i suoi sostenitori attaccano i luoghi di culto delle minoranze, giustificando questi attacchi come punizioni per gli “infedeli” e i “blasfemi”.
Ma come reagisce il governo a questi attacchi? O in modo molto debole o in modo anche quasi compiacente.
La polizia indonesiana, inoltre, è spesso dalla parte dei militanti islamici e reagisce a questi eventi in modo debole. Questo riflette il fallimento istituzionale di far rispettare la legge e punire i colpevoli delle violenze.

Gli attacchi alle minoranze etniche stanno diventando sempre più violenti. Nell’agosto 2012 centinaia di militanti Sunni hanno attaccato la comunità della minoranza Shia, messo a fuoco 50 abitazioni, ucciso un uomo e ferito gravemente un altro. L’anno successivo l’esplosione di una bomba in un tempio Buddhista a Jakarta ha ferito 3 uomini e sconosciuti hanno lanciato bombe molotov in un cortile di una scuola cattolica.
I membri delle forze di sicurezza indonesiane, inoltre, continuano a commettere violazioni di diritti umani, senza ricevere nessuna punizione.

Questi abusi sono tutti esempi della cultura dell’impunità che è stata prodotta dal fallimento del governo di riconoscere la responsabilità per i massacri degli anni ’60.
Il debole ruolo della legge e la storia di impunità da maggior forza a coloro che non rispettano i diritti umani.
Per questo il documentario “The Act of Killing” sfida il governo a riconoscere il massacro e a ammettere le conseguenze che l’impunità ha avuto sulla società contemporanea.
La Commissione che ha assegnato il premio al documentario ha detto: “Se vogliamo trasformare l’Indonesia nella democrazia che dice di essere i cittadini devono riconoscere il terrore e la repressione su cui la nostra storia è costruita. Fino a oggi nessun film è stato più efficace di ‘The Act of Killing.’ Dovremmo guardarlo tutti”.

Fonte: Human rights watch
Link: http://www.hrw.org/news/2014/03/03/indonesias-act-denial

4 marzo, Tailandia- La Tailandia e la violenza nell’industria della pesca
Un gruppo che si occupa della difesa dei diritti umani e dell’ambiente ha affermato che la Tailandia non punisce abbastanza gli abusi a cui sono sottoposti gli immigrati provenienti dal Myanmar che lavorano nell’industria della pesca tailandese.

Secondo la fondazione britannica Environmental Justice Foundation il governo tailandese non ha reagito in modo abbastanza forte al traffico umano e ormai la violenza è routine nel settore della pesca.

Il segretario del Ministro del lavoro Boontharik Samiti martedì ha dichiarato che il governo sta facendo grossi sforzi per proteggere i lavoratori dell’industria della pesca.

La fondazione ha suggerito agli USA di considerare la possibilità di imporre sanzioni economiche alla Tailandia per non aver fatto sforzi sufficienti contro il traffico umano.

La Tailandia è il terzo Paese esportatore di pesce dopo Cina e Norvegia.

Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120221/rights-group-thai-fishing-sector-abuses-burmese-migrants/

Vietnam- Il diritto di espressione: blogger condannato per post di critica al governo
Il tribunale del Vietnam centrale ha condannato un famoso blogger a due anni di reclusione per aver postato commenti critici al governo comunista e aver sollevato preoccupazioni sulle rivendicazioni cinesi di territori marittimi della costa Vietnamita.

Ha anche richiesto più volte le dimissioni del Primo Ministro Nguyen Tan Dung e del segretario generale del partito comunista Nguyen Phu Trong, accusandoli di essere responsabili del “caos politico” vietnamita e della “corruzione incontrollata”.

 L’avvocato Tran Vu Hai ha giustificato la condanna dicendo che Truong Duy Nhat è colpevole di aver pubblicato post che distorcono le politiche del governo e mettono i leader politici in cattiva luce.

L’avvocato di Nhat ha detto che Nhat ha dichiarato alla corte che è vero che ha pubblicato i 12 articoli sul suo blog ma che questo non costituisce un crimine e che lui ha solamente esercitato il suo diritto di libertà di espressione.

Nhat 50enne, ex giornalista, è stato arrestato a casa sua nel centro di Danang City lo scorso maggio dopo la pubblicazione di un post che richiedeva le dimissioni del primo ministro e del capo del partito comunista. È stato portato a Hanoi per essere interrogato dalla polizia ed è stato tenuto in detenzione predibattimentale da allora. Il suo blog ha cessato le pubblicazioni.

Il 17 dicembre è stato accusato secondo l’art 258 del codice penale vietnamita. La motivazione vaga di “aver abusato della libertà democratica per violare l’interesse dello stato” è stata sempre usata per imprigionare le persone che avevano criticato in modo pacifico le politiche e pratiche del governo.

Dopo l’arresto di Truong Duy Nhat e di altri blogger nel 2013 sono nati gruppi di protesta e molti membri delle Nazioni Unite hanno richiesto al Vietnam di smettere di usare l’art 258 per perseguitare le persone che esprimono i loro punti di vista in modo pacifico.

Fonte: Asian correspondent, Human rights watch
Link: http://asiancorrespondent.com/120214/vietnam-sends-blogger-to-prison-for-critical-posts/
http://www.hrw.org/news/2014/03/03/vietnam-relentless-prosecutions-squelch-dissent

5 marzo, Sri Lanka- L’ONU deve investigare sui crimini di guerra della guerra civile
I gruppi in difesa dei diritti umani dello Sri Lanka stanno chiedendo all’ONU di iniziare delle indagini su presunti crimini di guerra e violazioni di diritti durante la guerra civile.

Ventiquattro gruppi di attivisti hanno firmato martedì un memorandum per il Consiglio dei diritti umani dell’ONU dicendo che credono che il governo non stia svolgendo le investigazioni sinceramente.

Nel 2009 le forze del governo hanno sconfitto i ribelli separatisti Tamil Tiger, ponendo così fine alla guerra civile durata un quarto di secolo. Entrambe le parti sono state accusate di crimini di guerra e serie violazioni dei diritti umani.

Gli USA hanno detto che si faranno carico di sponsorizzare la questione al Consiglio dei diritti umani.

Fonte: Reuters
Link: http://www.reuters.com/article/2014/03/05/us-un-srilanka-rights-idUSBREA241F120140305

7 marzo, Tailandia- Spari provenienti dal parco Lumpini feriscono due passanti
La polizia ha detto che due passanti sono stati feriti da spari provenienti dal parco occupato dai manifestanti anti-governo nel cuore della capitale.

Chaiya Kongsub, colonnello della polizia, ha detto che una donna di 31 anni è stata colpita venerdì mentre camminava sulla strada e un tassista è rimasto ferito mentre guidava vicino all’area della protesta.
Chaiya ha detto che  le pallottole provenivano dal parco Lumpini ma non ha detto chi ha sparato.

Il portavoce della protesta Akanat Promphan ha detto che è all’oscuro dell’incidente.
I feriti, comunque, hanno già lasciato l’ospedale.

Dall’inizio delle proteste, lo scorso novembre, 33 persone sono morte e più di 700 ferite. I dimostranti vogliono che il Primo Ministro dia le dimissioni ma lei si rifiuta.
Fonte: Asian correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120347/2-people-shot-wounded-near-thai-protest-site/

Malesia- Ultraman mina la sicurezza pubblica e la morale sociale. Bandito!
La Malesia ha bandito un libro comico di Ultraman perché usa la parola “Allah” per  descrivere l’eroe d’azione giapponese.

Secondo il Ministro dell’interno l’edizione malesiana di “Ultraman, The Ultra Power” contiene elementi che possono minare la sicurezza pubblica e la morale sociale.
Dice che Ultraman è un idolo per molti bambini mussulmani e potrebbero essere confusi a vedere una similitudine tra il carattere principale Ultraman King e Allah.
Questo uso irresponsabile della parola Allah potrebbe minacciare la sicurezza pubblica.

In Malesia, dove circa il 60% della popolazione è islamica, la parola Allah è esclusiva.
Fonte: Asian Correspondent
Link: http://asiancorrespondent.com/120334/malaysia-bans-ultraman-book-over-use-of-allah/

(Feature Image Source: wikimedia )