Rassegna settimanale 16-22 novembre: Giappone e Corea del Sud

Rassegna settimanale 16-22 novembre: Giappone e Corea del Sud

16 Novembre: Il Giappone chiede alla Corea del Sud la rimozione della statua delle “comfort women

Il Giappone vuole chiedere alla Corea del Sud di rimuovere la statua commemorativa della “comfort woman”, situata di fronte alla ambasciata giapponese a Seoul, come parte di un accordo atto a risolvere la questione della disputa bilaterale sul periodo di guerra.

Il governo di Tokyo,  se otterrà la rimozione della statua, potrebbe incrementare il sostegno alle donne coreane che furono usate come schiave sessuali dall’esercito imperiale giapponese durante gli anni di guerra.

La statua alta 1,2 m rappresenta una ragazza ed è stata eretta nel 2011. Il monumento commemorativo è sempre stato osteggiato dal governo giapponese.

Il Giappone crede che la rimozione della statua possa rappresentare un messaggio di riconciliazione.

Tokyo si aspetta, inoltre, che altre statue simili, erette in altre zone della Corea del Sud, siano rimosse.

Il Primo ministro Abe e quello sudcoreano Park Geun Hye,  in un incontro ufficiale tenutosi a novembre, si sono accordati per una risoluzione rapida della questione delle comfort women, e Park ha incoraggiato il Giappone a presentare una soluzione che sia accettabile per le vittime e giudicata soddisfacente per il popolo coreano (la Corea del Sud è stata colonia del Giappone dal 1910 al 1945).

Tuttavia, durante i negoziati fra i diplomatici dei due Paesi, la Corea del Sud ha rigettato la proposta giapponese per la rimozione della statua.

Una soluzione avanzata dal governo giapponese è di espandere l’assistenza medica e sociale alle ex donne di conforto, misura già approvata nel 2008. A tal fine, nel 2014 il Giappone ha stanziato 13 milioni di yen.

 “Se la Corea del Sud è interessata a risolvere la questione, deve fare degli sforzi” afferma una fonte vicina al Primo ministro Abe.

Gli Stati Uniti hanno esortato più volte i due governi a migliorare le relazioni diplomatiche.

Fonte: http://www.japantoday.com/category/politics/view/statue-removal-japans-key-demand-in-comfort-women-talks-with-seoul

 

17 Novembre  Causa in tribunale tra il governo centrale e il governatore di Okinawa sulla disputa di Futenma 

Il governo del Giappone ha avviato una causa contro il governatore di Okinawa, chiedendo che sia ripristinato il permesso concesso per la ricollocazione della base statunitense di Futenma, inasprendo così ancora di più la disputa.

Tokyo vuole ricollocare la base della marina statunitense di Futenma in una area meno popolosa nel sud dell’isola, ma molti cittadini di Okinawa vogliono che essa sia trasferita fuori dalla prefettura.

Okinawa, luogo di una delle battaglie più della sanguinose della Seconda Guerra mondiale, ospita la maggior parte delle forze americane di stanza in Giappone e molti cittadini di Okinawa non sopportano questa presenza così ingombrante.

Lo scorso mese, il governatore di Okinawa, Takeshi Onaga, ha revocato il premesso concesso dal suo predecessore per i lavori di interramento necessari per il trasferimento della base.

Il governo centrale ha pertanto citato in giudizio il governatore dopo il suo rifiuto a ripristinare il permesso.

Una corte a favore del governo permetterà a quest’ultimo di superare l’opposizione di Onaga.

“Noi siamo una nazione fondato sul diritto e per questo ricorriamo alla legge per risolvere la disputa”, afferma Yoshihide Suga, Capo della Segretario di Gabinetto

Negli ultimi sei mesi centinaia di persone in tutto il Giappone hanno manifestato a sostegno di Okinawa.

Il Giappone e gli Stati Uniti nel 1996 hanno trovato un accordo per chiudere la base di Futenma e ricollocarla altrove sull’isola, ma la spostamento ha causato numerose proteste fra i residenti a causa dei problemi di inquinamento ambientale, acustico e ai crimini commessi dai marines. Secondo l’analista politico Atsuo Ito, “il timore maggiore del governo è che la protesta cresca violentemente e che qualcuno possa rimane ferito o ucciso nelle manifestazioni. Se l’opinione pubblica è dalla parte di Okinawa, ciò rappresenta un ostacolo per il governo e un incidente potrebbe far esplodere l’opposizione”.

Fonte: Japan Today http://www.japantoday.com/category/politics/view/japanese-govt-sues-okinawan-governor-in-u-s-base-relocation-dispute-2

 

18 Novembre – Seoul incrementa il budget antiterrorismo, più controlli alle frontiere

Il governo Sud Coreano e il partito di maggioranza hanno deciso di incrementare il budget antiterrorismo di 85 milioni di dollari e di rafforzare i controlli sull’immigrazione dopo gli attacchi terroristici di Parigi.

Durante un vertice di emergenza, le due parti hanno discusso le modalità con le quali migliorare la sicurezza in caso di un attacco terroristico, fra le misure anche l’introduzione di cinque nuovi motoscafi armati.

La Corea del Sud è alleato degli Stati Uniti e deve inoltre affrontare la minaccia nordcoreana.

Gran parte del fondi antiterrorismo sarà usato per rispondere ad un eventuale attacco chimico della Corea del Nord. Una parte servirà per acquistare vaccini in caso di un attacco batteriologico e un parte per comperare equipaggiamento contro un attacco chimico.

Altri fondi serviranno per l’introduzione di motoscafi armati per combattere attacchi terroristici e per nuovi equipaggianti per l’esercito e la polizia.

Per i residenti stranieri impiegati nelle ambasciate e nelle aziende straniere saranno aumentati i controlli.

Saranno incrementati i controlli negli aeroporti, nelle stazioni, nei porti e nelle stazioni degli autobus in tutto il Paese.

Nei luoghi più a rischio saranno installate nuove telecamera di sorveglianza.

Saranno fornite delle nuove linee guida anche per i cittadini coreani residenti all’estero.

Come misure per incrementare i controlli sugli immigrati, il governo e il partito di maggioranza hanno deciso di richiedere ai coreani  che decidono di soggiornare all’estero più di 90 giorni di fornire le impronte per eliminare potenziali fattori di rischio.

Così ai cittadini coreani all’estero sono state estese le misure usate per gli stranieri presenti in Corea. Per tale misura sarà necessaria una revisione della legge sull’immigrazione.

Fonte: The Korea Herald http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20151118001150

 

19 Novembre –  I leader dell’APEC chiedono solidarietà nella lotta al terrorismo.

I leader dell’APEC chiedono ai governi di incrementare urgentemente la cooperazione nella lotta al terrorismo dopo gli attacchi di Parigi.

“Alla luce degli attacchi terroristici di Parigi, Beirut e contro l’aereo russo nel Sinai, noi condanniamo fortemente tutte le azioni, i metodi e le pratiche terroristiche”, affermano i leader in una dichiarazione congiunta durante il summit dell’Asia Pacific Economic Cooperation, che normalmente si occupa di commercio.

L’APEC raggruppa grandi potenze come gli Stati Uniti e la Cina, medie potenze come l’Australia e molti Paesi in Via di Sviluppo dell’Asia e del Sud America. Rappresenta circa il 60% dell’economia globale.

Il Presidente Obama, quello cinese Xi Jinping e il Primo ministro giapponese Shinzo Abe  erano presenti al summit tenutosi a Manila nelle Filippine.

Commentando le notizie riguardanti la morte di un ostaggio cinese da parte dell’IS, Xi ha definito l’ISIS come un “nemico comune dell’umanità”.

L’obiettivo dei 21 membri dell’APEC, riuniti a Manila sotto severe misure di sicurezza, è di diminuire le barriere al commercio e allo sviluppo economico.

I leader hanno rinnovato gli appelli a incrementare gli sforzi per eliminare la povertà, che continua a interessare milioni di persone nell’area.

Il summit si è svolto in un clima di forte sorveglianza anche per le protese di circa 1000 attivisti che hanno manifestato contro le decisioni adottate dall’APEC che da loro punto di vista favoriscono soltanto le grandi economie, impoverendo le fragili economie, come quella delle Filippine.

I prossimi summit dell’APEC si terranno in Perù nel 2016, nel 2017 in Vietnam e nel 2018 in Papua Nuova Guinea.

Fonte:  Japan Today http://www.japantoday.com/category/politics/view/apec-leaders-call-for-solidarity-to-fight-terrorism

 

20 Novembre – Il Giappone rischia una dura reazione cinese nel caso sostenesse le navi statunitensi nel Mar Cinese Meridionale 

Il Giappone sta considerando di partecipare al pattugliamento marittimo nel Mar Cinese Meridionale, mossa che potrebbe irritare Pechino.

Il Primo Ministro, Shinzo Abe, ha detto a Barack Obama, a margine dell’incontro dell’APEC a Manila, che il Giappone è disponibile a considerare l’idea di pattugliare l’area dopo aver valutato i rischi per la sicurezza nazionale.

Secondo i media giapponesi, Abe avrebbe dichiarato al Presidente americano di essere contrario agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo dell’area e che incrementano le tensioni, riferimento indiretto alla costruzione da parte cinese di una base aerea nelle isole Spratly.

Il Capo della Segretaria del Governo, Yoshihide Suga,  ha affermato che non ci sono piani imminenti per inviare le Forze di Autodifesa del Giappone in aiuto alle forze americane attive da Ottobre nel Mar Cinese Meridionale. “Al momento, le Forze di Autodifesa non conducono attività di sorveglianza nell’area e non ci sono piani specifici”.

Abe sta considerando anche una richiesta arrivata da Manila che chiede al Giappone di fornire navi della guardia costiera per il pattugliamento del Mar Cinese Meridionale, richiesta che giunge dopo la sottoscrizione di  un accordo di difesa tra il governo di Tokyo e quello delle Filippine.

Il Giappone non è coinvolto direttamente nella disputa territoriale del Mar Cinese Meridionale, ma ha manifestato sostegno alle Filippine e ad altri Paesi del Sud Est Asiatico coinvolti nella disputa con la Cina.

Ha applaudito anche all’invio americano di navi nell’area.

L’azione americana è stata definita da Pechino come “atto provocatorio”, mentre Washington spera che la presenza dell’esercito americano abbia un effetto stabilizzatore nell’area, come afferma Ben Rhodes, consigliere per la sicurezza americana.

Il Giappone è preoccupato che la crescente presenza cinese nell’area possa rappresentare un blocco alla libertà di navigazione.

In questa regione, passa gran parte dei traffici commerciali marittimi dell’area, oltre che ai rifornimenti di petrolio e gas.  Tuttavia, per le autorità cinesi, la costruzione di una base militare vicina alla isole Spratly ha un intento pacifico.

Qualsiasi mossa giapponese a sostegno dei Paesi coinvolti nella disputa può rappresentare un ostacolo nel miglioramento nelle relazioni fra i due Paesi.

Fonte. The Guardian http://www.theguardian.com/world/2015/nov/20/japan-could-risk-chinese-anger-by-joining-us-sea-patrols

 

21 Novembre – Aiuti alla fertilità, prestiti per i genitori single

Il governo sta lavorando all’approvazione di alcune misure per sostenere la crescita della società giapponese, fra le quali aiuti finanziari per i trattamenti contro l’infertilità e prestiti per i genitori single.

Il Primo ministro Abe sta promuovendo un progetto “di coinvolgimento dinamico di tutti i cittadini” per affrontare insieme l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità.

Ministri e un pool di esperti si riuniranno la prossima settima per mettere a punto le misure.

Nello sforzo di alzare il tasso di natalità per le coppie che vogliono un bambino, il governo prevede di incrementare i sussidi per le donne che ricevono trattamenti per l’infertilità e di estendere questa misura anche agli uomini.

Per i genitori single, il governo prevede di concedere dei prestiti e di incrementare le agevolazioni per l’assistenza dei figli.

Abe sta riformando il sistema del welfare per rendere più agevole alle persone di crescere i propri figli o di assistere gli anziani mentre stanno lavorando.

Il pacchetto di misure potrebbe prevedere anche un incremento del numero  degli asili nido.

Fonte: Japan Today http://www.japantimes.co.jp/news/2015/11/21/national/fertility-aid-loans-single-parents-eyed-revive-japanese-society/#.VlL1YXYvcdU

 

22 NovembreL’ex Presidente Kim Young Sam è morto all’età di 87 anni 

L’ex Presidente della Corea del Sud Kim Young-sam, l’emblematico combattente democratico, è morto la scorsa domenica all’età di 87 anni.

Kim, che ha guidato la nazione dal 1993 al 1998, è morto all’ospedale della Seoul National University, dove era ricoverato da alcuni giorni in seguito a febbre e difficoltà respiratorie.

Insieme all’ex Presidente Kim Dae-jung, morto nel 2009, ha combattuto per l’affermazione della democrazia nel suo Paese contro la deriva autoritaria e militare dei suoi predecessori, come gli ex Presidenti Park Chung-hee and Chun Doo-hwan, che mantenuto il potere dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.

 

Il governo ha deciso di indire un funerale di Stato della durata di cinque giorni. L’organizzazione sarà nelle mani di una commissione guidata dal Primo ministro.

Come combattente della democrazia, Kim ha avuto una vita tumultuosa. Nato nel dicembre del 1927, è stato eletto nell’Assemblea Nazionale all’età di 26 nel 1954, come più giovane membro dell’assemblea.

La sua campagna contro il potere militare lo ha portato in carcere e agli arresti domiciliari. Salito al potere, ha riformato la costituzione permettendo l’elezione diretta del Presidente e favorendo la democrazia.

La fortuna politica è stata, tuttavia, incrinata dalla difficile gestione della crisi finanziaria del 1997 che costrinse la Corea del Sud ha chiedere un prestito al Fondo monetario internazionale e più tardi  con l’arresto di uno dei figli accusato di corruzione.

Fonte: The Korea Herald http://www.koreaherald.com/view.php?ud=20151122000423

(Featured Image Source: The Korea Herald)