Kirino Natsuo al Festival Incontri di Civiltà

Kirino Natsuo al Festival Incontri di Civiltà

Federica Galvani

Il 30 Marzo a Venezia, al Festival Incontri di Civiltà, abbiamo incontrato Kirino Natsuo*.

*Kirino Natsuo è nata nel 1951 a Kanazawa. Laureata in Legge, è una delle più affermate scrittrici giapponesi contemporanee. Il suo stile non convenzionale è stato spesso affiancato ai romanzi hard boiled americani. Nel 1993 si aggiudica il premio Edogawa Ranpo con il romanzo Pioggia sul viso, nel 1998 con il romanzo Out vince il Grand Prix for Crime Fiction in Japan, mentre nel 1999 le viene conferito il prestigioso Naoki Prize per Morbide guance. Le quattro casalinghe di Tokyo, romanzo finalista dell’Edgar Award 2004, ha portato l’autrice alla fama internazionale. Molti dei suoi romanzi sono diventati film di successo (tratto dal sito Incroci di Civiltà, http://www.unive.it/pag/11750/).

Kirino Natsuo ha dialogato per circa un’ora con il Prof. Gianluca Coci (traduttore ufficiale di Kirino e docente presso il Dipartimento di Lingue e letterature straniere e culture moderne dell’Università degli studi di Torino) e la Prof.ssa Caterina Mazza (docente presso il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Cà Foscari di Venezia).

I temi trattati sono stati numerosi. Qui un breve riassunto:

  • Immigrazione

    Partendo dal romanzo Tokyojima (L’isola dei naufraghi)* è stato affrontato il tema dell’immigrazione.
    In realtà questo romanzo vuole parlare della convivenza all’interno di una comunità e di che cosa può generare la presenza di una sola donna in mezzo a trentadue maschi.
    Per quanto riguarda la questione immigrazione Kirino dice di non sapere tanto e di non essere un’esperta dell’argomento. In Giappone gli immigrati provengono soprattutto dall’Asia e, secondo lei, il Giappone dovrebbe prendere una posizione forte nei confronti del tema migrazione.

    *Sayako e suo marito Takashi finiscono su un’isola disabitata al largo di Taiwan e delle Filippine in seguito al naufragio della barca a vela su cui viaggiavano. Dopo circa sei mesi, vengono raggiunti prima da venti giovani maschi giapponesi, anch’essi naufraghi, e poi da undici giovani maschi cinesi, abbandonati sull’isola lungo la tratta dei clandestini verso il Giappone. Che cosa può generare la presenza di una sola donna in mezzo a trentadue giovani maschi se non lotta, contesa, abbrutimento e violenta competizione? Takashi muore, precipitato o spinto giù da una scogliera a circa un anno dal naufragio, e Sayako si «risposa» due volte. La prima volta con l’arrogante e violento Kasukabe, che precipita però anche lui dalla scogliera; la seconda volta con Noboru, il buono a nulla, l’inetto della comunità, scelto, in base a una regola stabilita e accettata da tutti, mediante un’estrazione a sorte. Lo status di «marito di Sayako», per fortuna, ha durata limitata a due anni. La «lotteria» assegna perciò a Sayako, come quarto marito, Yutaka, un ragazzo timido e gentile. Sayako se ne innamora, attratta dalla sua natura cortese. Sembra perciò regnare la calma sull’isola, ma il fuoco cova sotto la cenere. Anche se presa dal nuovo marito, Sayako è attratta da Yan, il leader dei cinesi che sembra desiderarla molto più dei suoi connazionali e sta meditando di lasciare l’isola su due rudimentali imbarcazioni. Sedotta da Yan, Sayako ne accetta l’invito di unirsi a lui nell’avventuroso viaggio. Il mare è in tempesta, e una delle due barche viene inghiottita dalle onde, mentre quella su cui si trovano Yan e Sayako riesce a restare a galla. I due si amano, davanti agli altri, come bestie, fino a crollare stremati e affamati. Poi, dopo una decina di giorni, avvistano un’isola e approdano su una spiaggia. Ma si trovano di fronte a una sgradita sorpresa: senza accorgersene, sono ritornati a Tokyojima, l’isola di Tokyo! Dove i giapponesi, quasi come se avessero subito una metamorfosi, si sono enormemente incattiviti! (tratto dal sito Biblioteca giapponese, https://bibliotecagiapponese.wordpress.com/tag/giano/)

  • Ragione per cui ha iniziato a scrivere

    Kirino, dopo una laurea in legge, ha lavorato in vari ambiti prima di iniziare a scrivere romanzi.
    Per vari anni ha lavorato come redattrice e poi, a 30 anni, ha iniziato a scrivere.
    Quando ha deciso di dedicarsi alla scrittura suo padre è rimasto molto stupito da questa idea. Appena ha iniziato a scrivere, però, l’ha trovato subito molto naturale; non è stato facile ma la sua fantasia era come se germogliasse ogni giorno di più.

  • Anni ‘70

    Gli anni’70 sono presenti nei suoi romanzi.
    Kirino narra della sinistra rivoluzionaria, dell’Armata Rossa Unita e dei movimenti studenteschi degli anni ’70.
    Il gruppo Armata Rossa Unita divenne tristemente famoso nell’inverno 1971-1972 per una tremenda purga che attuò al suo interno: ben 14 membri, su 29, vennero uccisi dai loro stessi compagni. Dal dicembre 1971 al febbraio 1972, il gruppo gestiva un campo di addestramento tra le montagne della prefettura di Gunma. Durante questo periodo, nel campo, i membri del gruppo vennero sottoposti ad un pesante esame e tutti quelli che non si dimostravano autentici rivoluzionari furono soppressi. Due riuscirono a scappare e ad avvertire la polizia che irruppe nel campo e i leader, dopo una feroce resistenza, vennero arrestati. (tratto dal sito Tutto Giappone, http://www.tuttogiappone.eu/lesercito-rosso-giapponese/)
    Spesso nei suoi libri, però, Kirino preferisce focalizzarsi non tanto sul movimento in sé ma piuttosto sulle frange femminili e sulla loro discriminazione all’interno del movimento stesso.

  • Donne

    Kirino viene spesso legata al genere noir.
    Alla domanda se si rivede in questo genere, lei ha risposto che preferisce non essere legata a un solo genere perché questo non la fa sentire libera.
    Secondo lei il fil rouge di tutti i suoi romanzi sono le donne. Le donne che nella società giapponese sono ancora svantaggiate rispetto agli uomini.
    Come esempio ha citato il caso di quando ha proposto al suo redattore una storia d’amore tra il detective-donna Miro Murano (protagonista di alcuni suoi romanzi) e altri personaggi della serie e il suo redattore ha subito bocciato l’idea. Kirino ha capito che ci sono ancora limiti e tanti taboo quando si parla di donne in Giappone.

  • Fukushima

    Kirino definisce la tragedia di Fukushima uno shock per la società giapponese.
    Si ricorda di come il governo, per lungo tempo, sia stato molto reticente nel fornire informazioni e dati su Fukushima. Anche per gli scrittori era difficile reperire informazioni e la situazione è tuttora poco chiara.
    Kirino si stava accingendo a scrivere un nuovo romanzo quando è successo il triplice disastro e così, due mesi dopo la tragedia, ha iniziato a scrivere un libro su un mondo post disastro nucleare (Baraka).
    E’ stato molto duro riuscire a scrivere di questa tragedia; i romanzi dovrebbero salvare le cose che le parole non riescono a catturare ma scrivere su un tema così sensibile e impattante è stato piuttosto difficile.