Rassegna settimanale 27 Gennaio-2 Febbraio 2020: Cina e Corea del Nord

Rassegna settimanale 27 Gennaio-2 Febbraio 2020: Cina e Corea del Nord

27 gennaio, Cina – Il bilancio delle vittime del virus cinese sale sale a 81, oltre 2700 i casi confermati

La Cina ha dichiarato che il bilancio delle vittime è salito a 81 in seguito a 24 nuovi decessi che hanno colpito la regione dello Hubei. Le ferie del Capodanno cinese sono state estese e i cittadini cinesi rimangono bloccati nelle proprie abitazioni per scongiurare il contagio. La regione dello Hubei rimane isolata e con essa oltre dieci milioni di persone. Altri casi sono statì confermati a Macao e Hong Kong, dove il governo sta provvedendo ad organizzare dei centri di quarantena per le persone colpite dal virus. Lunedì, la Corea del Sud ha confermato il suo quarto caso, mentre casi sporadici hanno riguardato anche Tailandia, Taiwan, Giappone, USA, Vietnam, Singapore, Malesia, Cambogia, Nepal, Francia, Canada e Australia. Il misterioso virus ha accresciuto la preoccupazione a livello internazionale, date le sue somiglianze con la SARS, altra epidemia scoppiata in Cina nel 2002 che provocò centinaia di morti. Per quanto la Cina si sia effettivamente mostrata più aperta dopo la SARS, lo scetticismo derivante dalla censura ha reso la popolazione riluttante nel credere alle informazioni rilasciate sul propagarsi del virus, tanto che nessuna azione è stata intrapresa finché Xi Jinping non ha ordinato massima trasparenza.
Sono state imposte drastiche restrizioni sui viaggi e sulla circolazione nazionale e internazionale.

Fonte: Aljazeera
Link: https://www.aljazeera.com/news/2020/01/china-virus-toll-spikes-80-2700-cases-confirmed-200127004443733.html

 

28 gennaio, Hong Kong – Una Hong Kong divisa si trova a fronteggiare l’arrivo del coronavirus

Due ribelli hanno fatto irruzione nella hall di un edificio pubblico appiccando un incendio. Non si tratta di azioni legate alle proteste che ormai da mesi occupano le strade di Hong Kong, ma della rabbia mista alla paura per il propagarsi del coronavirus generatosi a Wuhan e dal conseguente piano di governo di Hong Kong di adibire i palazzi disabitati a luoghi di quarantena per chi è stato colpito dal virus. Rabbia e angoscia fomentate dal proliferare del virus che ha già ucciso 130 persone e confermato 8 casi a Hong Kong esasperano una situazione già grave e instabile. Carrie Lam ha stabilito rigidi provvedimenti per limitare gli spostamenti dalla Cina a Hong Kong, decisione condivisa dal governo di Pechino che smetterà di emettere i visti per viaggiare a Hong Kong, precauzioni, secondo i ricercatori, evitate addirittura ai tempi della Sars. Il prospettarsi di una nuova ondata di criticismo di Hong Kong contro il governo preoccupa gli ufficiali che vorrebbero tenere la situazione sotto controllo. Il terrore degli abitanti di Hong Kong per il diffondersi del virus li porta a rinnovare il loro astio per la Cina, allontanando ancor più la possibilità di creare fiducia, sentimento esteso anche a Carrie Lam, percepita come burattino del governo di Pechino. Wong Hoy-Ing, rappresentante dei consiglio distrettuale di Fanling afferma di aver già imparato la lezione con la Sars e che gli abitanti di Hong Kong avevano preso precauzioni ben prima della diffusione del virus, ma che creare quarantene così vicine ai centri abitati è rischioso per la salute degli abitanti. I contrari alle quarantene non sarebbero solo i protagonisti delle proteste che si perpetrano da mesi, bensì anche i Nastri Blu filocinesi residenti a Honk Kong, come affermato Ma Ngok, professore associato all’Università di Scienze Politiche dell’Università cinese di Hong Kong. Martedì, Carrie Lam ha annunciato le limitazioni degli accessi a Hong Kong, dopo aver ricevuto numerose richieste, dal governo cinese stesso, di contenere gli spostamenti il più possibile. Sempre martedì, dopo aver trovato un dispositivo esplosivo sospetto tra i rifiuti in un checkpoint al confine con la Cina, un messaggio anonimo minatorio è apparso sui social media, sostenendo che “se i comunisti di Hong Kong non chiuderanno le frontiere, lo faremo noi al tuo posto”. Le critiche sosterrebbero che finché Macao non ha preso provvedimenti sulle provenienze dalla Cina, Lam non avrebbe agito. Nel frattempo, Hong Kong ha già preso i dovuti provvedimenti in termini di sicurezza. Molti cittadini lavoreranno da casa e la città è da considerarsi una delle meglio attrezzate per fronteggiare lo scoppio di un’epidemia. Inoltre, è stata la prima città a diffondere informazioni in merito al diffondersi del virus. Non è chiaro, tuttavia, se il coronavirus diverrà nuovo motivo per riaccendere quegli scontri che, nelle ultime settimane, avevano cominciato a placarsi.

Fonte: The New York Times
Link: https://www.nytimes.com/2020/01/28/world/asia/coronavirus-hong-kong-border.html

29 gennaio, Corea del Nord – Cosa farà la Corea del Nord se il virus dovesse raggiungere le sue sponde?

La risposta degli stati dell’Asia Orientale al coronavirus rivela sistemi sanitari fragili e circolano voci sul fatto che la Cina menta sul reale numero di casi di persone colpite dal virus. Il PCC è sensibile al suo ritratto sui media esteri e sappiamo che l’impulso dell’URSS dopo Chernobyl è stato quello di negare i fatti. La Corea del Nord, il cui regime mente e si dissocia dagli eventi, ricade in questa categoria. Se il virus dovesse raggiungere la Corea del Nord, è altamente probabile che la reazione di Pyongyang sia quella di mentire e nascondere i fatti. In Corea del Nord, però, molte cure oltre quelle di base non sono fornite o, se lo sono, provengono dall’estero. Ed è per questo che Kim Jong-un ha definito quella del suo Paese una lotta per la sopravvivenza nazionale. Pyongyang non dispone delle risorse né della cultura amministrativa e della trasparenza per fronteggiare un’epidemia. Ne è prova la carestia di fine anni ‘90 dovuta al totale disinteresse del regime d’elite verso il welfare popolare. Quasi due milioni di persone morirono di fame. Kim Jong-un ha fatto della sicurezza alimentare minima un obiettivo di regime, non per l’interesse per il suo popolo, bensì perché una popolazione affamata è più complessa da contenere. Un’esplosione del virus porterebbe quasi sicuramente alla scelta della repressione come alternativa agli aiuti esteri. Inoltre, gli aiuti esteri sono regolati per evitarne l’abuso, altro motivo per cui si opterebbe molto probabilmente per la repressione.

Fonte: BBC
Link: https://www.bbc.com/news/world-europe-51294305https://nationalinterest.org/blog/korea-watch/what-will-north-korea-do-if-coronavirus-comes-its-shores-119646

 

30 gennaio, Cina – Coronavirus: i colossi tecnologici si uniscono alla sospensione delle attività in Cina

Google chiude temporaneamente i propri uffici in Cina, a Hong Kong e a Taiwan per salvaguardare la salute dei propri dipendenti. Seguono Amazon e Microsoft. Questa settimana, numerose multinazionali hanno scelto di sospendere le proprie attività in Cina, consigliando ai propri collaboratori di non viaggiare in Cina e applicando restrizioni ai viaggi di lavoro, preferendo il lavoro da remoto per seguire le linee guida delle agenzie sanitarie internazionali. Facebook è stata la prima azienda americana ad incoraggiare i propri dipendenti a non viaggiare in Cina. General Motors e Toyota sono state le ultime case produttrici di auto ad annunciare l’estensione della chiusura per il Capodanno cinese fino al 9 febbraio. Diverse imprese automobilistiche che operano a Wuhan hanno detto che faranno di tutto per far rimpatriare i propri dipendenti nei loro Paesi. La francese PSA e le giapponesi Honda e Nissan hanno annunciato l’evacuazione del loro staff dalla Cina.

Fonte: BBC
Link: https://www.bbc.com/news/business-51276322

31gennaio, Cina – In Occidente dilaga la xenofobia all’espandersi del virus

Con il crescere della psicosi per il coronavirus, aumentano le discriminazioni verso i cinesi residenti in Italia, Francia, Inghilterra e Canada. In Italia, il caso dei due turisti cinesi trovati positivi al test del virus, ha scatenato numerosissimi episodi di xenofobia e il boicottaggio degli esercizi commerciali cinesi in Italia, nonché episodi di violenza. Il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma ha proibito ai suoi studenti cinesi di frequentare le lezioni per due settimane e un bar nei pressi della Fontana di Trevi a Roma ha apposto un cartello che dice “Vietato l’ingresso ai cinesi”. Nelle scuole, i genitori non mandano i propri figli a scuola se presenti i compagni di classe cinesi o pretendono che ai bambini cinesi venga proibito di entrare in classe. Non sono da meno Canada, Regno Unito e Francia, dove sono sorti simili episodi di xenofobia e razzismo, come riportano le testimonianze di cinesi. A Strasburgo una donna ha avvicinato un uomo di etnia asiatica chiedendogli se fosse cinese e se avesse il virus. Per non parlare degli insulti e spintoni sui mezzi, su suolo pubblico. Le persone si stanno lasciando sopraffare non solo dalla paura, ma soprattutto da una destabilizzante ignoranza. Matteo Salvini non ha mancato di fare leva sul panico generale per aizzare le genti contro l’immigrato.
Roberta Siliquini, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, afferma che il popolo italiano ha uno strano rapporto con l’immigrazione. Molti italiani protestano contro i vaccini, ma hanno una paura irrazionale di una persona cinese a 50 metri di distanza da loro, nonostante abbiamo uno dei sistemi sanitari meglio strutturati al mondo.

Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/world/2020/jan/31/spate-of-anti-chinese-incidents-in-italy-amid-coronavirus-panic

 

1 febbraio, Cina – Paura per un rallentamento economico globale con il succedere del virus alla guerra commerciale

Dopo la guerra fredda con gli USA, il coronavirus sta mettendo in ginocchio la Cina, dal momento che sempre più aziende hanno preso la decisione di chiudere temporaneamente i propri uffici in Cina per riaprire a data da destinarsi. Dopo la guerra fredda con gli USA, che aveva ridotto il tasso di crescita del PIL al 6% nel 2019 con forti ripercussioni sulla crescita globale, diminuita da un 3.6% nel 2018 a un 3% nel 2019. Secondo un ufficiale cinese, con le conseguenze del coronavirus si preannuncia un forte calo per l’economia cinese, tenendo conto che otto regioni chiave per l’economia. Stando al CEBR, il fatto che chi contrae il virus spesso non risulta immediatamente infetto, potrebbe peggiorare la situazione. Fare una stima del danno all’economia non è semplice ma, sempre secondo il CEBR, si creerebbe un impatto negativo sul PIL mondiale dall’1,8% al 6% sulla base delle stime retrospettive dell’impatto della Sars tra il 2002 e 2003.
Si prevede che l’impatto più forte verrà percepito dai Paesi del Sud Est Asiatico, per i quali la Cina, oltre a costituire uno dei principali partner economici, è una vera e propria fonte di sopravvivenza per quanto riguarda il turismo. In Thailandia il turismo rappresenta un quinto dell’economia nazionale, di cui un quarto è formato dai soli turisti cinesi. Molte aziende estere presenti in Cina hanno momentaneamente sospeso le loro attività, con la speranza di ritornare presto operative.

Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/business/2020/feb/01/fears-global-economic-slowdown-coronavirus-follows-trade-war

 

2 febbraio, Corea del Nord- La vision 2020 della Corea del Nord: uno scudo nucleare, non una spada

Negli ultimi cinque anni Iran e Corea del Nord hanno avuto influenza l’uno sull’altra e molto probabilmente continueranno a farlo. Nel 2015 si erano concluse le negoziazioni sul programma nucleare dell’Iran e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato l’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action), un accordo che accontentava entrambe le parti e che permetteva lo smantellamento delle infrastrutture e delle armi nucleari e l’eliminazione dell’uranio arricchito iraniano in cambio di sollevare l’Iran dalle sanzioni impostegli. Nel frattempo, la Corea del Nord ha accelerato il proprio programma nucleare e, nonostante l’evidente attrito tra Kim Jong-un e Trump, gli USA hanno in qualche modo premiato il leader nordcoreano durante una serie di meeting. L’Iran potrebbe aver guardato a tutto questo con la sensazione che gli USA rispettino la forza e puniscano la debolezza. Con il ritiro di Trump dal JCPA, i rapporti con l’Iran si sono inaspriti sempre di più e i leader iraniani hanno cominciato a mettere in guardia la Pyongyang sugli USA e l’omicidio di Soleimani avvenuto per mezzo di un drone ha eliminato qualunque intenzione della Corea del Nord di rinunciare al nucleare. Trascorsi tre anni dall’acquisizione del missile balistico intercontinentale (ICBM), Kim continua ad evitare di accelerare la militarizzazione della Corea del Nord, facendo pensare che il nucleare sia per Pyongyang uno scudo che una spada. La denuclearizzazione è complessa anche perché vista da due punti di vista poco conciliabili: per gli USA significa totale e irreversibile rinuncia di Pyongyang al nucleare, mentre per Pyongyang è sinonimo di una penisola coreana libera dal nucleare, inclusa l’eliminazione dell’ombrello nucleare americano per il Giappone e la Corea del Sud, della fine della loro alleanza e il ritiro delle truppe americane dall’Asia Orientale. Il processo di denuclearizzazione è complesso e richiederà sicuramente maggiori sforzi nella comunicazione tra Washington, Pyongyang e Seoul.

Fonte: Japan Times
Link: https://www.japantimes.co.jp/opinion/2020/02/02/commentary/world-commentary/north-koreas-2020-vision-nuclear-shield-not-sword/#.XjslLWhKhPY

 

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