Voices from the Coronavirus pandemic: Hubei e Sichuan

Voices from the Coronavirus pandemic: Hubei e Sichuan

Serena Calderone & Sonia Pusun

Il “Voices from the Coronavirus Pandemic” di oggi è dedicato alle province cinesi di Hubei e Sichuan.

 

Cindy (28 anni) – Shiyan (provincia di Hubei)

Nanhuatang Town, Yunxian District, Shiyan City, Hubei Province, 15 Marzo 2020

1 – Dove ti trovi e da quanto tempo vivi lì?

Vivo a Pechino ma al momento sono in una piccola città nella provincia di Hubei in Cina.
Durante l’inverno avvengono i festeggiamenti dello Spring Festival, sono le vacanze più lunghe per noi cinesi.
Queste festività sono uniche e mi ricordano il grande paese in cui sono nata e che amo.

2 – Cosa ha fatto e cosa sta facendo il governo del tuo Paese per fronteggiare il Coronavirus? Quali sono le principali misure adottate?

Dopo lo scoppio dell’epidemia a Wuhan, il governo ha sigillato la città dimostrando un grande senso di responsabilità verso la popolazione dell’intero paese. La città è stata informata che gli autobus, le metropolitane, i traghetti e i treni sarebbero stati fuori servizio.
Le altre piccole e grandi città della provincia di Hubei sono state chiuse successivamente.

Io vivo in una cittadina nella provincia di Hubei. Per evitare il contagio, non ci è permesso camminare tra le vie e i negozi. La tradizionale visita a casa degli anziani e dei parenti è stata cancellata.
Durante questo periodo sono state annullate cerimonie di nozze e banchetti. Ognuno ha l’obbligo di stare nelle proprie case e se usciamo dobbiamo mettere le mascherine.

3 – Qual è la maggior preoccupazione che traspare dai media? E dalle dichiarazioni dei governanti?

Essendo dell’Hubei dall’inizio dell’epidemia non ho lasciato la regione e molti amici sono preoccupati delle mie condizioni fisiche.

Tuttavia, nonostante lo stato abbia chiuso Wuhan, non ha mai lasciato la città e le province abbandonate a sé stesse e ha fatto in modo che le persone avessero la cura e i trattamenti necessari. Dunque, siamo obbedienti.

Al momento, oltre ai fondi aggiuntivi, ai materiali sanitari e gli esperti mandati dallo stato, molti medici e volontari sono arrivati da tutta la Cina offrendosi di supportare i vari ospedali di Wuhan.
Inoltre, considerando la grande richiesta di mascherine, molte imprese sono tornate al lavoro e sono state convertite per la produzione di mascherine e ricoveri ospedalieri. Questo ha scioccato il mondo intero.

Allo stesso tempo è stato chiesto alle altre aziende e alle scuole di ritardare l’apertura.

Brevemente, ciò che manca è integrato dal governo stesso, quindi non siamo spaventati.
Tuttavia, per le grandi perdite economiche causate dall’epidemia, le preoccupazioni maggiori dei governanti si incentrano certamente sulla salute delle persone e sulla sicurezza nazionale.

In aggiunta, la cosa più importante che il governo cinese abbia fatto è rendere noto i propri dati, dando un esempio al resto del mondo.

4 – Come vivi la situazione? Qual è il sentimento prevalente? Com’è la tua giornata tipo? Quali notizie relative all’Italia arrivano sui media del tuo Paese?

Non ci stiamo facendo prendere dal panico, siamo piuttosto tranquilli. Ogni giorno ci sono rappresentanti del governo che al piano di sotto urlano “qualcuno ha bisogno di comprare verdure?” o “venite a prendere le mascherine” e così via.

Regolarmente del personale aiuta le famiglie ad acquistare generi di prima necessità, i prodotti vengono mandati direttamente nelle case.

Lo stato si preoccupa della distribuzione di cibo e mascherine su base regolare, quindi non siamo preoccupati e non c’è panico.

La mia giornata tipo? A casa presto attenzione alle notizie giornaliere sull’epidemia, studio e cucino pietanze prelibate. Gioco a carte, chiacchiero con la mia famiglia e sto alla finestra o ballo sul balcone con i miei vicini, facciamo un gesto contro il virus.

Sono passati circa due mesi dalla chiusura di casa mia. Al momento i contagi in Cina diminuiscono giornalmente. Ora la nostra comunità è stata aperta e siamo tornati alla normalità. La liberazione nazionale è dietro l’angolo.

Per quanto riguarda le notizie che arrivano dall’Italia, è veramente difficile per me capire la riluttanza italiana ad indossare le mascherine. Ho anche sentito che alcuni membri del governo hanno discriminato e si sono opposti all’utilizzo delle mascherine.
Sono preoccupata per i miei amici in Italia. Cari amici, non potete sapere se qualcuno attorno a voi è infetto, non si può sapere chi ha contratto il nuovo tipo di polmonite coronaria. Questa è la mia preoccupazione più grande.

 

Angela – Chengdu (provincia di Sichuan)

 

1- Dove ti trovi e da quanto tempo vivi lì?

Adesso mi trovo a Chengdu, vivo qui da dieci anni.

2- Cosa ha fatto e cosa sta facendo il governo del tuo Paese per fronteggiare il Coronavirus? Quali sono le principali misure adottate?

Sin dallo scoppio del coronavirus, il governo cinese ha adottato una serie di misure efficaci come la quarantena per tutti, un rigoroso controllo da parte dei dipartimenti governativi ad ogni livello e l’invio di team di medici provenienti da diverse province a Wuhan. La politica della quarantena, anche se al prezzo della perdita economica, effettivamente ha impedito che il virus continuasse a diffondersi.

3- Qual è la maggior preoccupazione che traspare dai media? E dalle dichiarazioni dei governanti?

La maggiore preoccupazione era che alcuni cittadini non dessero ascolto e continuassero a circolare trasmettendo così il virus.

4- Come vivi la situazione? Qual è il sentimento prevalente?
Com’è la tua giornata tipo? Quali notizie relative all’Italia arrivano sui media del tuo Paese?

Ultimamente la situazione in Cina è migliorata molto, la vita e la produzione piano piano si stanno riprendendo. Io sono un’insegnante e la scuola non è ancora iniziata, quindi mi sto offrendo di dare lezione online agli studenti. Sono segregata in casa dal 24 gennaio, a parte per fare la spesa, il resto del tempo resto a casa, non esco.

In Cina c’è un vecchio detto “Chi nasce nel dolore, muore in pace”. Quando ci si trova davanti ad un’epidemia, è sempre meglio rimanere cauti, e molte persone oggi la pensano così. Ecco perché, anche quando il numero di nuovi casi è quasi pari a zero, le persone continuano comunque ad indossare la mascherina per uscire di casa. Dai media, so che la situazione in Italia è grave. Ci sono già più di 17.000 casi. Io in Italia ho molti amici e sono preoccupata per loro, ma la mia più grande apprensione è la mancanza di risorse sanitarie, non ci sono abbastanza medici e infermieri. Dio benedica l’Italia, che trovino la cura presto.