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Rassegna settimanale 11-17 maggio 2020: Giappone e Corea del Sud

11 maggio, Corea del Sud – Comfort women: accuse di uso improprio dei fondi per le compensazioni

I leader del gruppo civico Korean Council for Justice and Remembrance for the Issues of Military Sexual Slavery by Japan (Korean Council) che lotta in difesa dei diritti delle comfort women, donne costrette dal Giappone alla schiavitù sessuale durante la Guerra del Pacifico, hanno negato le accuse di essersi appropriati indebitamente delle donazioni e di aver sfruttato le vittime. Si sono, tuttavia, scusati per aver causato questa controversia circa la trasparenza delle donazioni e inferto dolore a Lee Yong-soo, 92 anni, una delle vittime ancora in vita.

Lee Yong-soo ha dichiarato che non parteciperà più alle manifestazioni settimanali che si tengono ogni mercoledì di fronte all’ambasciata giapponese a Seoul dal 1992 e che sono diventate un simbolo della lotta delle vittime per chiedere giustizia contro le atrocità giapponesi in guerra. Lee è sempre stata il centro di queste manifestazioni. “La protesta del mercoledì non dovrebbe più essere organizzata. Non è per niente utile e non sappiamo neanche dove vengono spese le donazioni offerte dagli studenti che partecipano”. Ha detto, infatti, che l’organizzazione raccoglie donazioni dai partecipanti alle manifestazioni ma ha aggiunto che questo denaro non è stato speso per le vittime.

Yoon Mi-hyang, ex leader del gruppo civico, ha risposto alle accuse dicendo che il gruppo ha sempre gestito le donazioni dei cittadini in modo trasparente. “Le donazioni sono utilizzate per fornire supporto economico alle vittime che vivono nei centri di accoglienza, per ristabilire i diritti umani delle vittime risvegliando la coscienza internazionale sulla questione e per sostenere altre attività collegate”.

Il gruppo ha anche negato i sospetti secondo cui avrebbe impedito alle vittime di ricevere 1 miliardo di yen dal governo giapponese per risolvere la questione nel 2015. L’amministrazione Park ha firmato un accordo controverso con il governo giapponese quell’anno con il quale quest’ultimo si impegnava a versare denaro tramite il fondo della Reconciliation and Healing Foundation. Il Korean Council e alcune vittime, tra cui Lee, avevano criticato l’accordo accusando il governo sudcoreano di non aver ascoltato le richieste delle vittime.

“Non è vero che non abbiamo permesso alle vittime di ricevere il denaro. All’epoca gli attivisti del gruppo hanno fatto visita a tutte loro chiedendo se volevo o meno i soldi”, ha dichiarato Lee Sang-hee, direttrice del Korean Council.

Fonte: The Korea Times

Link: https://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2020/05/356_289346.html

12 maggio, Giappone – La Cina dichiara che il peschereccio giapponese vicino alle isole Senkaku era illegale

A seguito dello scontro con un peschereccio giapponese, Pechino ha dichiarato di avere “il diritto intrinseco” di vigilare nelle acque intorno alle isole Senkaku nel Mar cinese dell’est, isole del Giappone ma rivendicate dalla Cina.

Venerdì due navi cinesi hanno scacciato un peschereccio giapponese da quelle acque prima di essere a loro volta mandate via dalla Guardia Costiera giapponese. Le due navi, tuttavia, hanno poi attraversato le acque giapponesi a ovest dell’isola Uotsuri il giorno successivo. Secondo la Guardia Costiera giapponese, queste hanno lasciato le acque territoriali giapponesi nei pressi delle isole Senkaku solo domenica sera dopo essere rimaste nell’area per circa 26 ore.

Alcune navi di ricognizione della Guardia Costiera giapponese erano state anche messe a protezione del peschereccio.

Pechino ha, tuttavia, dichiarato, che il peschereccio “stava operando illegalmente nelle acque territoriali cinesi”. Il portavoce del Ministro degli esteri cinese ha detto che la Guardia Costiera cinese “ha rintracciato e monitorato” il peschereccio, ha chiesto di andarsene, e ha poi “risposto in modo risoluto all’interferenza da parte della Guardia Costiera giapponese”. “Vorrei sottolineare che le isole Diaoyu e affiliate sono territorio intrinseco cinese. È diritto intrinseco della Cina vigilare e far rispettare la legge nelle acque limitrofe”.

Tokyo ha avanzato una protesta ufficiale a Pechino circa l’incidente. Il governo giapponese da lungo lamenta la presenza routinaria della Guardia Costiera cinese nelle acque intorno alle isole.

Fonte: The Japan Times

Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2020/05/12/national/china-japan-fishing-boat-senkakus-illegal/

13 maggio, Corea del Sud – Il governo sta cercando di rintracciare tutti i casi di COVID-19 legati al focolaio del quartiere notturno Itaewon

Le autorità sanitarie sudcoreane hanno invitato nuovamente tutti coloro che si trovavano nei bar e club nel quartiere Itaewon a Seoul tra il 24 aprile e il 6 maggio a sottoporsi al test per il COVID-19 e a collaborare con le investigazioni epidemiologiche.

Il numero dei casi ricollegabili al nuovo focolaio nato nei bar e club del quartiere di Itaewon, famoso nella capitale per la vita notturna, è salito a 111, scaturendo la paura di una nuova ondata di infezioni nel Paese. A mercoledì, 20000 persone sono state testate.

Il numero totale di positivi in Corea del Sud è salito a 10962.

Da metà aprile nel Paese si erano registrati poco meno di 15 casi da contagi interno, scesi anche a zero in alcuni giorni. Tuttavia, questo numero è tornato a salire intorno a 30 negli ultimi tre giorni dopo la scoperta di questo nuovo focolaio.

I contagi di rientro, che rappresentavano la minaccia maggiore, sono ora passati in secondo piano, anche se ne sono stati riportati altri quattro casi.

Dopo l’abbassamento della curva dei contagi, lo scorso mercoledì il governo sudcoreano aveva dato il via alla “quarantena nella vita quotidiana”, misure per normalizzare le attività pubbliche e le attività economiche a patto di rispettare alcune misure sanitarie di base. A causa dell’aumento degli ultimi giorni, tuttavia, il Paese ha deciso di rimandare la riapertura delle scuole di una settimana, quando gli studenti potranno seguire le lezioni stando fisicamente in aula ma divisi in turni. Seoul e altri governi municipali hanno emanato un’ordinanza che vieta gli assembramenti nelle strutture di intrattenimento, una misura che ha obbligato di fatto bar e club a sospendere le loro attività.

Fonte: The Korea Times

Link: https://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2020/05/119_289447.html

14 maggio, Giappone – Il governo ha decretato la fine dello stato di emergenza per 39 prefetture

Il governo ha annunciato giovedì la fine dello stato di emergenza imposto in risposta alla diffusione del coronavirus per 39 delle 47 prefetture del Paese mentre il Primo ministro Abe è sotto grande pressione nel tentativo di assicurare un equilibrio tra la necessità di evitare il risorgere del virus e quella di rivitalizzare l’economia.

Durante la conferenza stampa dal suo ufficio, Abe ha dichiarato che il Paese sta mostrando segnali di miglioramento alla luce della diminuzione dei nuovi contagi e del maggior numero di test eseguiti, ma ha messo in guardia dai rischi di un rialzarsi della curva se le misure restrittive dovessero essere allentate troppo bruscamente. Per questo, anche in quelle regioni in cui lo stato di emergenza è finito, Abe ha chiesto ai residenti di ritornare alla vita di tutti i giorni “in modo graduale”, ad esempio evitando gli incontri di persona non urgenti o continuando a praticare lo smart-working.

“Oggi è il giorno in cui cominciamo a riprenderci la nostra normalità e ad abbracciare una nuova forma di normalità al tempo del coronavirus. Anche dopo che lo stato di emergenza sarà finito, il coronavirus continuerà ad esistere sicuramente”.

Otto prefetture (Hokkaido, Tokyo, Chiba, Saitama, Kanagawa, Osaka, Hyogo e Kyoto) manterranno le restrizioni per ora, visto che le loro strutture sanitarie sono allo stremo e vista la paura di nuovi potenziali focolai nelle aree urbane che potrebbero sfuggire ai controlli. I residenti in queste aree sono invitati ancora a diminuire i contatti interpersonali dell’80% e ad evitare le uscite non necessarie. Il governo ridiscuterà giovedì prossimo della possibilità di allentare le misure anche in queste prefetture e nel frattempo chiede che le persone evitino gli spostamenti tra queste zone.

La decisione di porre fine allo stato di emergenza prima della data del 31 maggio inizialmente definita come la scadenza, decisione approvata dal comitato di esperti, sarà un grande test per la gestione della pandemia da parte del Primo ministro. Durante la conferenza stampa, Abe ha sottolineato la difficoltà di tenere bassa la curva dei contagi riaprendo le attività economiche e ha aggiunto che il Paese deve lavorare per creare delle nuove abitudini di vita anche commettendo passi falsi e anche se il processo richiederà tempo. Ha poi dichiarato che il governo predisporrà nuovi aiuti economici suppletivi. Il sussidio di occupazione per le attività economiche salirà da ¥8,330 a ¥15,000 al giorno per lavoratore.

Il Ministro per la rivitalizzazione dell’economia Yasutoshi Nishimura, incaricato anche della gestione del virus, ha dichiarato che il governo imporrà nuovamente le restrizioni nel caso in cui il numero di positivi dovesse salire nuovamente a livelli drammatici. “Dobbiamo alzare gradatamente il livello dell’economia e delle attività sociali con la premessa che le misure preventive contro la diffusione del virus devono essere implementate con la massima attenzione”.

Fonte: The Japan Times

Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2020/05/14/national/japan-coronavirus-emergency-39-prefectures/#.Xr5OGmgzbIU

15 maggio, Giappone – Okinawa celebra il 48 anniversario dalla sua restituzione al Giappone

Venerdì Okinawa ha ricordato il 48 anniversario dalla sua restituzione al Giappone nel 1972 dopo essere stata sotto il controllo statunitense, mentre le manifestazioni di protesta contro la presenza delle basi militari americane sul territorio sono state cancellate a causa della pandemia di coronavirus.

“Mi dedicherò completamente alla risoluzione dei problemi (di Okinawa) incluso il peso (di ospitare le basi USA)”, ha dichiarato il governatore Denny Tamaki durante una conferenza stampa.

La presenza delle basi USA è la causa maggiore di risentimento nella prefettura. Il piano di ricollocamento delle base di Futenma, ad esempio, è stato rimandato per decenni a causa della strenua opposizione che ha generato una vera e propria battaglia legale tra il governo centrale e quello della prefettura. Il progetto prevede il ricollocamento della base da Ginowan al distretto di Henoko a Nago e Tokyo sta procedendo con i lavori nonostante l’opposizione dei residenti.

La Marcia della Pace e altri eventi che si tengono solitamente in occasione dell’anniversario del ritorno al Giappone sono stati cancellati per evitare la diffusione del coronavirus, che ha causato circa 140 casi positivi nella prefettura.

Fonte: the Japan Times

Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2020/05/15/national/okinawa-48th-anniversary-reversion/#.XsOJIGgzbIU

16 maggio, Giappone – Fuga di Ghosn: i primi rinvii a processo

Un tribunale a Istanbul ha accettato le accuse contro quattro piloti, un ufficiale della compagnia aerea e due assistenti di volo accusati di aver aiutato l’ex Presidente della Nissan, Carlos Ghosn, a fuggire dal Giappone in Libano passando per la Turchia e ha fissato la prima udienza per il 3 luglio.

Ghosn, che era stato arrestato a Tokyo nel 2018 con le accuse di condotta finanziaria indebita, violò la libertà vigilata in attesa di essere processato in Giappone. Nel 2019 volò a Istanbul per poi essere trasferito su un altro aereo che lo ha portato a Beirut, dove è arrivato il 30 dicembre.

La compagnia aerea turca MNG Jet ha dichiarato a gennaio che due dei suoi aerei sono stati utilizzati illegalmente durante la fuga di Ghosn, il primo per viaggiare da Osaka a Istanbul, e il secondo da Istanbul a Beirut. La compagnia ha dichiarato che i suoi impiegati hanno ammesso di aver falsificato i dettagli di volo in modo che il nome di Ghosn non apparisse tra i passeggeri.

L’accusa ha fatto notare un aumento di €216,000 e $66,000 sul conto bancario ufficiale della compagnia tra il 16 ottobre e il 26 dicembre 2019.

I quattro piloti e i due assistenti di volo hanno negato il proprio coinvolgimento nel progettare la fuga di Ghosn e di sapere che l’ex Presidente fosse a bordo degli aerei.

Fonte: the Japan Times

Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2020/05/16/national/crime-legal/turkey-trial-carlos-ghosn-escape/

17 maggio, Corea del Sud – Il Presidente Moon chiede la verità circa il massacro durante la manifestazione di Gwangju

Il Presidente Moon ha chiesto che venga fatta chiarezza attraverso un’indagine per scoprire la verità sulle circostanze che hanno portato all’uso della forza militare contro i residenti di Gwangju durante la manifestazione pro-democrazia del 1980. “Resta ancora da capire chi ordinò la sparatoria e chi ne fu responsabile”, ha dichiarato il Presidente durante un’intervista il giorno prima del 40 anniversario dalla manifestazione pro-democrazia di Gwangju del 18 maggio 1980.

“Dovremmo identificare tutte le vittime del massacro e scoprire perché l’esercito mitragliò dagli elicotteri e come avvennero le manovre di distorsione e insabbiamento della verità. Lo scopo dell’indagine non è quello di punire i responsabili ma di cercare la riconciliazione e l’unità sulla base della verità”. Dall’inizio del suo mandato nel 2017, Moon ha ribadito che è necessario scoprire la verità. A settembre 2017, il Ministro della Difesa nazionale ha lanciato un pannello speciale di indagine per scoprire se era stato aperto il fuoco dagli elicotteri e, dopo cinque mesi di investigazioni, il pannello ha concluso che così è stato. Un’altra commissione per la verità il 12 maggio di quest’anno ha iniziato i lavori come risultato di una legge del 2018 per la ricerca della verità; ci si aspetta che le parole di Moon diano una spinta alla sua attività.

Nel maggio del 1980 la giunta militare guidata dall’allora generale dell’esercito Chun Do-hwan dichiarò la legge marziale e si diede alla repressione dei protestanti a favore della democrazia. A Gwangju molti residenti furono uccisi, picchiati e torturati. Dati ufficiali parlano di circa 200 morti ma il numero reale dovrebbe essere di molto superiore. Si pensa che Chun sia il mandante della sparatoria di massa anche se egli ha negato le accuse. L’allora presidente dal 1980 al 1987 negò anche che fosse stato aperto il fuoco dagli elicotteri militari.

Fonte: The Korea Times

Link: https://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2020/05/356_289649.html

 

(Featured image source: Brian Merrill – Pixabay)