Rassegna settimanale 08 - 15 novembre: Africa Subsahariana

Rassegna settimanale 08 – 15 novembre: Africa Subsahariana

09 novembre – Camerun: Attentato nel nord del Paese

Due kamikaze, sospettati di appartenere al gruppo integralista islamico Boko Haram, ha ucciso 3 rifugiati nigeriani in una città  nella regione Far a nord del Cameroon. Fonti militari hanno dichiarato che l’obiettivo dell’attentato era una moschea a Fotokol.

Fonte: Reuters

Link: http://www.reuters.com/article/2015/11/09/us-cameroon-security-idUSKCN0SY1KF20151109#Z52PVBPxejIv3e4H.9

10 novembre – Nigeria: L’aiuto umanitario che mostra i muscoli

Metter su un esercito nigeriano unitario nn corrisponde esattamente a quello che l’universo umanitario chiamerebbe la migliore risposta al terrorismo e a Boko Haram. Eppure corrisponde alla visione dell’organizzazione non governativa Spirit of America, a quella di un aiuto forte, che “mostri i muscoli”, in aggiunta ai più tradizionali progetti di cooperazione allo sviluppo. La ong americana è in linea con il rifornimento di armi  all’esercito nigeriano. Con una donazione del valore di $27,239, Spirit of America rifornirà di l’esercito di armi non letali per l’uomo, ma anche kit di primo soccorso e medicinali.

Fonte: The Guardian

Link: http://www.theguardian.com/global-development/2015/nov/10/cash-offensive-us-aid-organisation-spirit-of-america-kits-out-army-units-to-battle-boko-haram

11 novembre – Africa – Ue Summit: Immigrazione e Schengen

Il Summit tra i leader europei e quelli africani tenutosi l’11 ed il 12 novembre potrebbe esser riassunto con questa dichiarazione di Tusk «Noi faciliteremo i rimpatri, preferibilmente volontari, con un numero concreto di azioni, come la possibilità per gli ufficiali dell’immigrazione dei paesi africani di viaggiare verso l’Europa per aiutare nell’identificazione della nazionalità dei migranti irregolari».
Già nei primi mesi del 2016 è previsto il coinvolgimento in queste operazioni di almeno dieci nazioni africane, tra cui anche di governi autoritari come Gambia, Eritrea e Sudan. Ma, al momento, non è chiaro quali governi, su base volontaria aderiranno. L’Europa, ha dimostrato di essere concentrata soprattutto alla sopravvivenza dell’accordo di Schengen, messo recentemente in discussione dalle decisioni di alcuni governi di rialzare barriere all’interno della stessa Unione.

Dall’altra parte l’Africa ha chiesto più investimenti per garantire opportunità ai propri giovani e offrire un’alternativa all’emigrazione. Per questa richiesta, stando alle dichiarazioni dei leader europei, dovrebbe servire il fondo da 1,9 miliardi di euro varato ieri a La Valletta. Un Trust Fund di Emergenza “per affrontare le cause alla radice delle migrazioni” di cui potranno beneficiare 23 paesi in tre aree prioritarie: il Sahel, il Corno d’Africa e il Nordafrica. Fondi, ha precisato il presidente Tusk, che vanno ad aggiungersi ai 20 miliardi che, ogni anno, l’Unione europea e i singoli paesi membri destinano al continente. Numerose sono le critiche che arrivano, soprattutto dal mondo delle Ong, preoccupate di veder dirottate le risorse di questo nuovo fondo, per finanziare solo le operazioni legate alla gestione delle migrazioni, come i rimpatri, piuttosto che le necessarie iniziative di sviluppo.

Fonte: BBC News

Link: http://www.bbc.co.uk/programmes/p0372cqs

12 novembre – Burundi: Violenze e lo spettro di un genocidio

Approvata una risoluzione dalle Nazioni Unite che invita il segretario generale a decidere sull’invio di caschi blu entro le prossime due settimane. Nel frattempo l’Unione europea dispone l’evacuazione del personale non essenziale dalla rappresentanza diplomatica. “Sappiamo che, nella peggiore delle ipotesi, quello che abbiamo di fronte è un possibile caso di genocidio e sappiamo che dobbiamo fare tutto il possibile per evitarlo – ha detto Metthew Rycroft, ambasciatore del Regno Unto presso il Palazzo di Vetro – Il segretario generale delle Nazioni Unite dispone di una serie di strumenti da mettere in campo per far fronte alla situazione, misure di carattere politico, sanzionatorio e di mantenimento della pace”.

In Burundi è in corso una crisi politica e sociale acuita dalla rielezione del presidente Pierre Nkurunziza per il terzo mandato consecutivo, non previsto dalla Costituzione. La repressione ha già provocato almeno 240 morti e almeno 200mila sfollati.

Fonte: The Guardian

Link: http://www.theguardian.com/global-development/2015/nov/12/un-to-vote-on-resolution-condemning-killings-torture-burundi-government

Repubblica Centrafricana: UNHCR condanna l’aumento della violenza

L’Alto Commissaritao delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha condannato l’aumento delle violenza  nel paese. La settimana appena trascorso ha visto sangue in tutto il Paese. Almeno ventidue persone sono state ammazzate, di cui dieci sono state sgozzate lunedì nel villaggio di Ndassima, mentre durante la notte ci sono state altre vittime vicino a Mala. dDecine di persone risultano ancora disperse, mentre almeno sei sono stati uccisi a Bandambou. Ribelli appartenenti al gruppo Seleka hano attaccato il sito di IDP nella città di Bambari, uccidendo tre eprsone ferendo più di 30 eprsone e bruciando più di 40 accampamenti. Il giorno prima erano stati uccisi due studenti.

Fonte: UNHCR website

Link: http://www.unhcr.org/564499112.html

13 novembre – Sud Africa: Traguardo a favore dela lotta studentesca ed il diritto allo studio

L’Università di Stellenbosch, in Sudafrica, ha deciso di sostituire l’inglese all’afrikaans come lingua di insegnamento primaria. La decisione è stata annunciata dal direttore in seguito a un’ondata di proteste di studenti neri che vedevano nell’ uso dell’afrikaans, lingua parlata in Sudafrica dalla minoranza bianca, un forte motivo di discriminazione razziale e d’impedimento nell’accesso allo studio. Alcuni giovani infatti trovavano difficile seguire le lezioni. “Le porte dell’insegnamento e della cultura devono essere aperte a tutti” recitava uno slogan della protesta.

“Essendo l’inglese la lingua ufficiale del nostro paese, tutte le lezioni dovranno essere tenute anche in inglese” si legge nel comunicato della direzione, dove viene sottolineato come la lingua non possa più rappresentare uno strumento di impedimento per l’accesso all’istruzione. Nell’Università di Stellenbosch, ben due terzi degli studenti sono bianchi.

Fonte: The Guardian

Link: http://www.theguardian.com/world/2015/nov/13/stellenbosch-university-students-protest-english