
Secondo i dati più recenti, la popolazione cinese nel 2023 ha raggiunto la cifra di 1,42 miliardi. Nonostante il calo del tasso di natalità, in corso da decenni, e i cambiamenti prospettati per il futuro, la Cina ha occupato la vetta della demografia del mondo per secoli e alla questione del numero dei suoi abitanti i dirigenti della nazione hanno sempre dedicato una grande attenzione, scegliendo approcci differenti a seconda delle esigenze e delle correnti ideologiche del periodo.

Il concetto di bullismo in Giappone negli ultimi decenni è cambiato radicalmente passando da quello che una volta era considerato un semplice bullismo da “parco giochi” a una minaccia vera e propria che deve essere rilevata e combattuta.
E’ solo dopo il caso della città di Otsu (Ottobre 2011), però, che il Parlamento giapponese ha emanato la Legge per la promozione di misure per prevenire il bullismo (Ijime Boshi Taisaku Suishin Ho) che richiede alle scuole di adottare misure specifiche per prevenire il bullismo e consentirne la scoperta precoce.

Il fenomeno del bullismo nelle scuole giapponesi – o Ijime in giapponese – ha ricevuto una sempre maggior attenzione pubblica a partire dagli anni Ottanta. Come si è evoluto questo fenomeno? Che impatto ha avuto la pandemia da Covid-19? Quali sono le azioni messe in atto dal governo per individuare i problemi dei bambini legati al bullismo e gestirli con maggiore efficienza?

In Giappone i casi di abusi sui minori sono in costante aumento dai primi anni 2000. Quali sono le leggi e le misure adottate dal governo per arginare questo fenomeno? Quali gli attori coinvolti? Un dossier per approfondire i dati e il framework giuridico di questa complessa realtà.

In Giappone il dibattito sulla violenza contro i minori è relativamente recente: per questo motivo, anche le strategie per contrastare questa problematica si stanno ancora, faticosamente, sviluppando.
A essere particolarmente preoccupanti, nel Paese, sono i numeri relativi agli abusi fisici e al neglect. Il coronavirus ha avuto un impatto sul numero di casi verificatisi: a causa delle restrizioni alla socialità imposte dalla lotta alla diffusione del virus, molte situazioni non sono venute alla luce. Nonostante ciò, nel 2020 il numero di abusi registrati in Giappone è stato il più alto di sempre.
Il Governo, avendo ratificato la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, si è posto come obiettivo quello di sviluppare un Piano di Azione Nazionale per porre fine alla violenza contro i bambini. Innanzitutto, ci si propone di implementare ulteriormente le misure già esistenti. Uno dei progetti più ambizioni attualmente al tavolo dei legislatori e del Governo è la creazione di una Agenzia specifica, che al momento non esiste, che risponderà del suo operato direttamente al Primo Ministro, e che avrà come ruolo quello di coordinare tutte le attività volte ad agire sulla prevenzione e sulla protezione dei bambini.

L’ONU critica i “rimpatri forzati” dei cittadini birmani in cerca di asilo. I ministri degli Esteri premono per maggiori progressi nella risoluzione della crisi in Myanmar. I leader del G-20 in Indonesia concordano sulle mosse da fare per un mondo a prova di pandemia.

Martedì 27 settembre si sono tenuti i funerali di Stato dell’ex premier giapponese Abe Shinzō, assassinato durante un comizio elettorale lo scorso luglio. Il fatto di aver concesso ad Abe dei funerali di Stato ha scatenato numerose polemiche. I motivi della disputa sono molteplici: in genere in Giappone non vengono accordati funerali di Stato a personalità politiche; Abe è una figura controversa all’interno del panorama politico giapponese; i costi del funerale sono stati ritenuti troppo alti; dopo l’assassinio di Abe sarebbero emersi i suoi legami con la Chiesa conosciuta col nome di Unification Church, ritenuta da molti una vera e propria setta. La rivelazione dei rapporti tra il Partito al potere e questa setta, in particolare, ha causato uno scandalo che potrebbe avere conseguenze importanti, sia per il Governo che per il Partito Liberaldemocratico.

Il Welfare in Cina presenta caratteristiche ben precise che, nel tempo, hanno portato gli studiosi a definirlo un modello a se stante rispetto a quello conosciuto come “Welfare dell’Asia orientale”. Nonostante la volontà del governo di garantire un accesso universale e paritario al sistema di Welfare, ancora oggi gioca un ruolo fondamentale lo status sociale dei cittadini.
In generale, si potrebbe affermare che in Cina, i fattori maggiormente incidenti sui diritti sociali siano il lavoro e la residenza dei cittadini, così come l’appartenenza alla famiglia: la questione dello status sociale è l’elemento principe dell’accesso al Welfare.

Il presidente uscente Rodrigo Duterte lascia l’ufficio presidenziale con un’eredità politica destinata a marcare la storia recente del paese. Dopo un inizio in rottura con lo storico alleato statunitense, ed un riavvicinamento alla Cina, gli ultimi anni della politica estera di Duterte si sono iscritti nella continuità del suo predecessore. Ma quale bilancio si può tirare dopo sei anni alla guida del paese?

La politica culturale della Cina contemporanea ha sperimentato vigorosi cambiamenti a partire dal 1978, quando il paese ha iniziato il processo di riforme e di apertura. Sulla base del ruolo e del posizionamento che le politiche culturali hanno assunto nel corso degli anni, possiamo periodizzare il loro sviluppo in quattro fasi. Il report, partendo proprio dall’analisi di queste fasi mira a ricostruire tappe di sviluppo fondamentali che hanno portato il Paese ad essere profondamente consapevole del ruolo che la cultura svolge sia sul piano della coesione interna e dell’immagine internazionale; in conseguenza di ciò è ormai anche l’unico al mondo con una enorme mole di investimenti nel settore. A partire dal 2012, considerare la cultura quale motore di sviluppo economico è diventato un imperativo categorico e via via sono stati costruiti organi e meccanismi istituzionali idonei allo scopo. Naturalmente questo salto e il conseguente sviluppo del mercato culturale hanno posto nuove sfide, in particolare per la tutela dell’ambiente e per la conservazione del patrimonio e di questo si racconterà nel paragrafo quinto. Infine il report si focalizza sul significato dell’arte come strumento di diplomazia culturale e sul ruolo istituzionale e politico dei musei: se la cultura riflette il significato dei valori di una società allora i cinesi considerano i musei i custodi concreti di questa cultura e, pertanto, anche strumento di dialogo tra i popoli così come di mediazione nelle relazioni internazionali.

Nei suoi quasi trent’anni come sindaco della città di Davao, Rodrigo Duterte si è costruito un “personaggio” e una reputazione, controversi ma forti nelle Filippine, che nel 2016 gli hanno permesso di ottenere la guida dell’intero Paese. In vista della scadenza del suo mandato di Presidente, cerchiamo di ripercorrere le tappe fondamentali del suo percorso come uomo politico.

Dopo la morte di Deng Xiaoping fu Jiang Zemin ad assumere la guida della Cina. Il suo riformismo trasformò il Partito Comunista Cinese in un partito aperto che inglobava il nuovo ceto emerso dallo sviluppo economico. Tuttavia la crescita poneva anche alcune sfide sul piano etico e Jiang si rese promotore di un nuovo orientamento ideologico che spingeva contro la corruzione e l’individualismo richiamando i quadri ad una maggiore moralità. In politica estera continuò con la promozione del multipolarismo di Deng, ma il suo lavoro più intenso si focalizzò verso le politiche regionali e di vicinato.

Il 29 Settembre in Giappone si è votato per eleggere il nuovo leader del Partito Liberal Democratico. Una cosa che non può passare inosservata di questa elezione è stata la presenza, per la prima volta nella storia del Giappone, di due candidate donna: Seiko Noda e Sanae Takaichi. Chi sono queste due figure politiche? E quale è il ruolo delle donne nella politica giapponese? Una breve analisi in questo dossier.

La Cina ha vinto la sua decennale battaglia contro la povertà, il 2020 è stato l’anno in cui la Cina ha raggiunto l’obiettivo di sradicare la povertà assoluta e di costruire una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti. Quali sono stati i progetti che hanno portato la Cina a raggiungere un risultato così veloce? Si tratta di un’eliminazione reale o solo formale della povertà assoluta? Può il caso cinese diventare un modello anche per altri stati al fine di raggiungere l’obiettivo “povertà zero”?

Le attività delle Camere Straordinarie nei Tribunali della Cambogia sono state tormentate e non sempre hanno portato ai risultati attesi. Cosa ci insegna questo tribunale dopo 15 anni di lavori?

La morte per suicidio nel 2019 di due giovani ex stelle del K-pop coreano, Sulli e Goo Hara, ha riacceso il dibattito sul dilagare del fenomeno del cyberbullismo in Corea del Sud. Questo dossier racconta i motivi che hanno portato queste due vittime degli hater e della diffamazione online a togliersi la vita e perché queste possono incarnare il “modello di vittima” di cyberbullismo in un Paese che, pur essendo una delle massime potenze digitali nel mondo, non sembra prestare sufficiente attenzione a ciò che avviene in rete.

Il cyberbullismo è ormai un fenomeno sociale ampiamente diffuso a livello internazionale, in grado di influenzare pesantemente la vita di chi ne diventa vittima, come dimostrato dall’aumento esponenziale di casi di suicidio connessi agli atti di violenza perpetrati online. Il caso eclatante del suicidio della giovane wrestler e star televisiva Hana Kimura, vittima di diffamazione e abusi sui social media, ha riacceso in Giappone il dibattito sui pericoli del cyberbullismo e sulla necessità di avviare una discussione costruttiva e strutturata che permetta di arginare questo problema, sia a livello sociale che legislativo.

Il cyberbullismo è un fenomeno che si sta diffondendo sempre più a livello globale. E’ una forma di bullismo realizzato attraverso l’uso di tecnologie digitali che colpisce indistintamente bambini, ragazzi e adulti. Quali sono le sue caratteristiche principali? E perché è molto diffuso in Asia? Questo dossier cerca di rispondere a queste domande e fornisce un focus su Giappone e Corea del Sud.

Il Presidente USA uscente Donald Trump ha firmato lo scorso 6 agosto 2020 un ordine esecutivo per impedire alle aziende e ai cittadini americani di eseguire qualsiasi tipo di transazione con ByteDance, l’azienda che gestisce il popolare social network TikTok. Da quel momento, l’app preferita dalla generazione Z è diventata il nuovo terreno di scontro della guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti.
Il dossier interpreta i fatti degli ultimi mesi e riflette sugli scenari che si apriranno con l’inizio della Presidenza Biden, chiarendo da un lato i motivi profondi dell’ostilità degli Stati Uniti nei confronti di TikTok e, dall’altro, le cause storiche della rivalità tra i due paesi in ambito tecnologico e digitale.
Cyberbullismo: l’importanza di una normativa specifica. Il caso di Corea del Sud e Giappone
Nell’ultimo decennio, i rischi legati all’utilizzo di internet si sono evoluti con una rapidità inimmaginabile: quello del cyberbullismo è tra i problemi di maggiore criticità. Nel decidere come affrontare la questione del cyberbullismo a livello legale, i diversi Paesi si sono trovati a scegliere tra creare leggi ah hoc per affrontare il problema, e adattare le normative già esistenti. In Giappone e Corea del Sud le morti per suicidio di diversi personaggi del mondo dello spettacolo hanno riacceso il dibattito e hanno portato a spingere verso la creazione di una regolamentazione legale del cyberbullismo.