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Turismo responsabile e sostenibile: un approfondimento con Maurizio Davolio, Presidente AITR

Chiara Galvani

Qual è la situazione mondiale del turismo sostenibile? Come si deve comportare un turista che vuole essere “responsabile”? Ne abbiamo parlato con Maurizio Davolio, Presidente dell’Associazione Italiana di Turismo Responsabile (AITR).

Il 2017 è stato dichiarato dall’ONU l’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile. A livello globale le varie azioni intraprese hanno portato effetti positivi? A che punto è la situazione mondiale del turismo sostenibile?

L’aver l’ONU dichiarato il 2017 Anno del Turismo Sostenibile ha certamente favorito una presa di coscienza a livello mondiale dei temi appunto della sostenibilità, non soltanto ambientale ma anche sociale, economica e culturale. Vi sono state in tutto il mondo tantissime iniziative, conferenze, studi, pubblicazioni, eventi pubblici, e articoli.

Il progresso stimolato dall’Anno del Turismo Sostenibile si è innestato in un processo che durava già da alcuni anni; di turismo sostenibile, e anche di turismo responsabile, si parla ormai da un po’ di tempo; sono aggettivi che si trovano nei documenti delle agenzie dell’ONU, come ad esempio l’UNWTO , ma anche nei documenti dell’Unione Europea e degli Stati membri. Alcuni Paesi hanno adottato master plan e politiche di sviluppo turistico esplicitamente ispirati ai principi della sostenibilità.

Tuttavia, un conto sono i documenti, un altro sono le realizzazioni concrete. Diciamo che il progresso si manifesta a macchia di leopardo.

2- Cosa risponderebbe a quelli che dicono che “turismo sostenibile” è solo una etichetta per vendere?

Risponderei che a volte è vero e a volte no. Ci sono situazioni in cui l’ente pubblico competente o l’impresa turistica hanno adottato per convinzione politiche di sviluppo sostenibile del turismo; altre situazioni in cui politiche di sostenibilità sono state adottate per opportunità (ma sono state adottate realmente); ed altre situazioni in cui si è fatto finta, ci si è resi conto della convenienza e si sono adottate azioni di puro green washing opportunistico.

3. Le espressioni “turismo responsabile” e “turismo sostenibile” sono sinonimi o ci sono delle differenze?

Noi riteniamo che quando si parla di turismo sostenibile si fa riferimento soprattutto all’offerta: le politiche turistiche degli enti pubblici nei propri territori e le politiche delle imprese turistiche della ricettività. All’interno di queste politiche ci stanno le azioni positive in termini di trasporto, gestione dei rifiuti, risparmio energetico, risparmio nel consumo dell’acqua, lotta agli sprechi alimentari, verde pubblico, ricorso ai prodotti agroalimentari locali ecc.

Quando si parla di turismo responsabile si fa generalmente riferimento alle programmazioni degli organizzatori di viaggio e al comportamento dei turisti: la previsioni degli incontri con esponenti e realtà della comunità locale, il rispetto dell’ambiente e della cultura locale, l’adeguamento dei turisti ai costumi e stili di vita delle località visitate, l’adozione di comportamenti consoni.

4. Come si deve comportare un turista che vuole essere “responsabile”?

Rispettare sempre e pienamente il territorio che visita e la comunità che vi abita; ricordarsi sempre che in viaggio ci si viene a trovare in casa d’altri e in casa d’altri ci si comporta secondo gli usi locali; non è la comunità che deve adeguarsi al turista, ma il turista alla comunità. Ciò vale in tante situazioni: nell’abbigliamento, nelle relazioni umane, nei luoghi di culto, nel fotografare, negoziare i prezzi, dare le mance, fare doni, partecipare alle feste locali.

E’, inoltre, importante avere degli incontri in loco per capire meglio la realtà locale e compiere esperienze positive. Nei nostri viaggi infatti visite alla comunità locale ed incontri sono sempre inclusi nel programma, con grande soddisfazione dei nostri viaggiatori.

5. L’Italia è un Paese con una lunga tradizione in campo turistico. Qual è lo stato attuale del turismo sostenibile nel nostro Paese? Che posizione ricopre nell’ambito internazionale del turismo sostenibile?

In Italia la situazione non è molto diversa dagli altri Paesi. Diciamo che l’adeguamento ai principi del turismo sostenibile può essere rallentata dal fatto che il nostro Paese ha una lunghissima storia di turismo, ha migliaia di alberghi costruiti in epoche in cui di sostenibilità neppure si parlava, ed è evidente che adeguare una struttura esistente può risultare più difficile del realizzare strutture del tutto nuove. Si pensi ad esempio al ricorso ad energie rinnovabili e alla sostituzione di impianti esistenti e funzionanti.

Tuttavia, si nota l’avvio o lo sviluppo di esperienze nuove, ad esempio nel turismo esperienziale, negli alberghi diffusi, nelle forme di ricettività basate sulle aziende agricole (agriturismo) o sull’ospitalità presso le famiglie (bed and breakfast).

Nettamente cresciuta è la sensibilità per il tema dell’accessibilità e per il superamento delle barriere architettoniche. Si riscontra altresì maggiore attenzione per la valorizzazione della cucina tradizionale, per l’acquisto dei prodotti tipici del territorio (Km zero, filiera corta), per il biologico e l’equo e solidale.

Sono stati fatti passi in avanti, tuttavia molto resta ancora da fare.

6. Ci può raccontare un paio di esempi virtuosi di turismo responsabile nel Sud del Mondo sviluppati da Organizzazioni non governative?

Abbiamo avuto buoni risultati con progetti in vari paesi del Sud del Mondo, di cui sono state protagoniste le ONG a noi associate. Sicuramente in Repubblica Dominicana, in Brasile, in Senegal, in Tunisia.

Attualmente, come AITR stiamo gestendo in qualità di partner progetti in Libano, Myanmar, Etiopia, Mozambico, Cuba, Bolivia e Albania.

Non è facile gestire progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo incentrati nel turismo. Dobbiamo scontare una certa diffidenza nei confronti di un settore dell’economia, il turismo, che tante volte ha creato illusioni e poi ha prodotto delusioni.

Inoltre dobbiamo ricordare, e alcuni non se ne rendono conto, che il turismo sembra un settore facile e leggero, mentre invece è estremamente complesso, richiede molta professionalità e anche una certa fortuna. Varie volte abbiamo operato in Paesi che sembravano molto promettenti, ma poi bastano episodi di cui non abbiamo il controllo, come un atto terroristico, un’epidemia, una catastrofe naturale, per rimettere tutto in gioco, annullare tutti gli sforzi compiuti, costringerci a ripartire da zero.

 

(Featured Image Source: Unsplash – Alexey Marchenko)