rifugiati

Accoglienza e Decreto Sicurezza: due chiacchiere con Marco Marano (Servizio Protezioni Internazionali della città di Bologna)

Federica Galvani

Perché la gente lascia il proprio Paese? Come è organizzata l’accoglienza in Italia e a Bologna? Cosa cambia con il decreto sicurezza? Ne abbiamo parlato con Marco Marano del Servizio Protezioni Internazionali (ASP Città di Bologna).

Che cosa è il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)? Come è organizzato il sistema di accoglienza in Italia?

Con le recenti trasformazioni legislative, relative ai “decreti sicurezza”, il sistema di accoglienza italiano, promosso dall’Anci e dal Ministero dell’Interno, ha assunto la nuova denominazione in “Siproimi” (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati).

La dimensione organizzativa del sistema di accoglienza vede per ogni territorio un sistema di rete tra ente pubblico e terzo settore: il primo ha la titolarità del progetto territoriale, mentre ai secondi è delegata la gestione diretta dell’accoglienza: residenza, accompagnamento socio-sanitario e legale, azioni di formazione/lavoro, apprendimento linguistico.

Spesso i media non parlano dei motivi che spingono le persone a lasciare il proprio Paese. Quali sono le cause principali per cui le persone decidono di partire e cercare rifugio in Italia e in Europa?

Le cause riguardano l’instabilità delle aree regionali interessate dai processi migratori. Se volessimo rappresentare in modo sintetico le diverse instabilità regionali, potremmo individuare tre dimensioni geopolitiche che si propongono come chiavi di lettura.

La prima è la rappresentazione delle instabilità dell’area europea simboleggiata dalla guerra in Ucraina, dove la questione del Dombass ha posto in essere un tipico processo migratorio legato ad uno scontro bellico. Ma a livello europeo c’è un’altra realtà sui generis che racconta un’altra storia: l’Albania. Da qui partono prevalentemente minori; parliamo di un paese in cui non esistono garanzie sociali e lavorative per le nuove generazioni e al tempo stesso convivono regole sociali pre-moderne (Kanun) che influenzano profondamente queste giovani vite.

La seconda rappresentazione la possiamo trovare in Libia, e non tanto per quello che sta accadendo tra i due leader protagonisti della guerra civile, ma per la composizione dei detenuti nei lager gestiti dal governo ufficiale. Lì sono prevalentemente presenti cittadini eritrei, somali e sudanesi. Tutti e tre i rispettivi paesi del corno d’Africa, sono strutturati o da governi dittatoriali e violenti, soprattutto nei confronti delle donne, oppure da situazioni dove non esistono neanche  governi certi, poiché come nel caso specifico della Somalia, il controllo del territorio è in mano ai clan jihadisti che fanno man bassa delle popolazioni civili.

La terza rappresentazione è legata al Medio Oriente. In tal senso la guerra siriana ne è la massima rappresentazione, poiché negli anni della guerra è stato espresso tutto il possibile repertorio di crudeltà che uno scontro bellico può esprimere, soprattutto contro la popolazione inerme. La guerra in Siria è forse la dimensione che meglio racconta il nostro tempo storico poiché nel 2015, quando le fughe verso l’Europa raggiunsero altissimi livelli numerici, questo ha creato le spaccature sociali e geo-politiche che tutti conosciamo.

Quali sono le novità introdotte dal Decreto Sicurezza? Che cambiamenti apporta al sistema dell’accoglienza? Quale crede sarà l’impatto di questo decreto?

I cambiamenti sostanziali possono essere decodificati dal rapporto tra i due acronimi che si sono succeduti. Lo Sprar era il sistema di Protezione per Richiedenti e Rifugiati. Il Siproimi si dedica invece a chi ha già ricevuto la protezione internazionale, escludendo quindi i richiedenti. Inoltre investe la maggior parte delle proprie risorse sui minori stranieri non accompagnati. In un certo senso sono state segmentate alcune specifiche categorie: vittime di violenza o tratta, vittime di violenza domestica, motivi di salute, vittime di sfruttamento lavorativo, calamità, atti di particolare valore civile.

Il Decreto sicurezza è stato giudicato per molti aspetti incostituzionale o contrario al diritto internazionale. Quali sono i punti più discutibili di questo decreto?

Quello che possiamo segnalare in breve, rispetto a questo tema sono alcuni articoli della Costituzione italiana che sembrano configgere con la legislazione vigente.  L’art. 10 è l’esempio più usato dai giuristi:

“L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

Naturalmente quando parliamo di diritto internazionale ci riferiamo alla Convenzione di Ginevra del 1951, che certifica l’obbligo dei paesi firmatari di dare rifugio a chiunque fugga da situazioni in cui l’incolumità fisica è messa in pericolo.

Nonostante tutto, ci sono molte storie positive di accoglienza e integrazione. Ci può fare qualche esempio?

Nel passato triennio di programmazione dello sprar/siproimi abbiamo voluto fare un fitta attività di comunicazione all’interno del nostro sito Bologna cares. E’ proprio lì che abbiamo potuto raccontare le storie di decine di persone che in modo positivo sono riusciti a raggiungere una piena autonomia dal punto di vista lavorativo, sociale e abitativo. Dai mestieri artigianali alle attività sportive, dalla musica alla ristorazione, dalle attività performative all’abbigliamento. Questo a dimostrazione del fatto che quando un modello funziona, e il modello Bologna ha funzionato bene, l’integrazione è fisiologica.

 

Featured Image Source: Unsplash – Julie Ricard