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Rassegna mensile gennaio 2023: Africa Subsahariana

Le 10 principali notizie del mese dall’Africa Subshariana – Gennaio 2023
a cura di Marta Barbieri

5 gennaio, CIAD – Sventato tentativo dell’esercito di destabilizzare il Paese

Le forze di sicurezza hanno sventato un tentativo dell’esercito di destabilizzare il Paese e minare l’ordine costituzionale: questo quanto dichiarato dal Governo del Ciad il 5 gennaio 2023.

Il piano sarebbe stato messo a punto da 11 ufficiali, a capo dei quali c’era Baradine Berdei Targuio, presidente della Chadian Human Rights Organisation. Reuters non si è potuta mettere in contatto con Targuio, che si trova in prigione.

Stando alla dichiarazione del Governo, i servizi di sicurezza hanno iniziato a arrestare persone in collegamento al piano per il golpe già lo scorso 8 dicembre.

Il Paese è sull’orlo della guerra civile fin dalla morte, nel 2021, di Idriss Deby, che aveva governato il Ciad per moltissimo tempo e a cui è succeduto il figlio Mahamat Idriss Deby. Il dissenso è forte nel Paese: negli ultimi mesi, le manifestazioni a favore di una veloce transizione verso la democrazia sono state represse con violenza. Lo scorso ottobre, circa 50 persone sono morte durante le proteste, descritte dal Governo come una “insurrezione armata” nonostante i gruppi per i diritti umani sostengono fosse una manifestazione a favore della democrazia.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/chad-says-it-foiled-military-attempt-destabilise-country-2023-01-05/

11 gennaio, BENIN – Partito d’opposizione ottiene seggi in Parlamento grazie a elezioni più  trasparenti

Un partito d’opposizione ha ottenuto abbastanza voti da unirsi, in Parlamento, ai due partiti al potere (anche se lo Union Progressiste le Renouveau e il Bloc Republicain hanno ottenuto complessivamente più del 66% dei voti). Queste elezioni hanno rappresentato un test per la democrazia in Benin: i partiti d’opposizione che avevano boicottato le scorse elezioni, o che ne erano stati esclusi, hanno infatti partecipato.

Il Democrates Party, legato a Thomas Boni Yayi, rivale e predecessore dell’attuale Presidente Patrice Talon, ha ottenuto il 24.02% dei voti. Nessuno degli altri quattro partiti che hanno partecipato alle elezioni ha superato la soglia del 10% dei voti, il minimo richiesto per ottenere seggi in Parlamento.

I risultati rappresentano un indicatore del bilanciamento di potere tra le forze politiche del Paese, che si prepara alle elezioni presidenziali del 2026.

L’immagine del Benin come bastione della democrazia e della stabilità nell’Africa occidentale ha subito un duro colpo durante la presidenza di Talon: le proteste politiche hanno incontrato risposta violenta da parte della polizia, mentre azioni penali politicizzate e altre tattiche legali sono state usate per indebolire l’opposizione. Talon ha però sempre negato di aver bersagliato i suoi oppositori politici o di aver violato diritti umani.

Talon non appartiene a nessun partito, ma è sostenuto dal Bloc Republicain e dallo Union Progressiste le Renouveau.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/benin-opposition-party-wins-seats-parliament-after-more-open-election-2023-01-11/

13 gennaio, ETIOPIA – Le forze dello Amhara si ritirano da parte del Tigray

Le forze della regione di Amhara, che hanno combattuto a supporto del Governo federale nei due anni di guerra nel vicino Tigray, si sono ritirate da alcuni territori, rispettando il cessate il fuoco voluto dall’Unione Africana. Il ritiro delle truppe dello Amhara e di quelle eritree (che supportavano a loro volta l’esercito) è una condizione fondamentale per il raggiungimento di una tregua, così come lo è il disarmo delle forze del Tigray, che hanno iniziato la consegna delle armi pesanti in loro possesso.

Il conflitto è scoppiato nel novembre 2020 a causa delle divergenze tra il Governo centrale di Addis Abeba e il TPLF, e in due anni ha causato la morte di decine di migliaia di civili e ne ha dislocate milioni in tutto il Nord dell’Etiopia.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/amhara-forces-leave-northern-ethiopias-tigray-region-army-says-2023-01-13/

14 gennaio, ZIMBABWE – La polizia arresta 25 membri dell’opposizione in vista delle elezioni presidenziali

La polizia ha sparato lacrimogeni a un evento di un partito d’opposizione a Harare e ha arrestato 25 membri del Citizen Coalition for Change (CCC), tra i quali due parlamentari.

Gli arresti si pongono all’interno di una ondata di violenza politicamente motivata nei confronti dei sostenitori dei partiti di opposizione nello Zimbabwe rurale, e fa temere repressioni in vista delle elezioni presidenziali previste per quest’anno (la data non è ancora stata annunciata).

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/zimbabwe-police-arrest-25-opposition-members-ahead-presidential-election-2023-01-14/

17 gennaio, CONGO – Il Presidente sostiene che i ribelli M23 non si siano ritirati come era negli accordi

Il Presidente Felix Tshisekedi ha denunciato come il gruppo ribelle M23 non si sia completamente ritirato dalle aree occupate dell’Est della Repubblica Democratica del Congo, come era invece stato concordato. Lo scorso novembre, i leader della regione erano riusciti a raggiungere un accordo, in base al quale il gruppo Tutsi si sarebbe ritirato entro il 15 gennaio dalle posizioni che aveva occupato: ciò avrebbe rappresentato uno primo, fondamentale passo verso il termine del conflitto che ha dislocato almeno 450 000 persone e ha scatenato una crisi diplomatica tra il Congo e il vicino Ruanda.

Tshisekedi ha nuovamente accusato il Ruanda di fomentare il conflitto supportando i ribelli: un’accusa riconosciuta valida anche dalle potenze occidentali e dagli esperti delle Nazioni Unite, ma respinta dal Ruanda.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/congolese-president-says-m23-rebels-have-not-withdrawn-agreed-2023-01-17/

19 gennaio, CONGO – Peacekeepers dell’ONU trovano fosse comuni nel Congo orientale

Fosse comuni contenenti 49 corpi sono state scoperte nel Congo orientale: la missione ONU di peacekeeping nella regione, la MONUSCO, ha attribuito gli omicidi alle milizie etniche CODECO. CODECO è una delle dozzine di milizie che operano nel Congo orientale. Si compone principalmente di appartenenti all’etnia Lendu, una comunità agricola che attacca regolarmente i mandriani Hema nella provincia Ituri.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/africa/un-peacekeepers-find-mass-graves-eastern-congo-2023-01-19/

23 gennaio, SUDAFRICA – Nave da guerra russa dotata di missili ipersonici si unirà alle esercitazioni di Cina e Sudafrica

La South African National Defense Force ha dichiarato che le esercitazioni, che si terranno dal 17 al 27 febbraio vicino alla città portuale di Durban e alla Richards Bay, hanno l’obiettivo di “rafforzare le già fiorenti relazioni tra Sudafrica, Russia e Cina.”

Cina, Russia e Stati Uniti stanno cercando di sviluppare armi ipersoniche, che offrirebbero loro un vantaggio rispetto agli avversari grazie alla velocità di queste armi (cinque volte superiore alla velocità della luce) e grazie al fatto che sono più difficili da rilevare.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/europe/russian-warship-armed-with-hypersonic-missiles-join-drills-with-china-safrica-2023-01-23/

27 gennaio, NIGERIA – Trovati altri corpi dopo l’attacco agli allevatori

Le autorità dello Stato centro-settentrionale di Nasarawa hanno trovato altri 26 corpi dopo l’attacco aereo che ha colpito degli allevatori che, secondo quanto dichiarato dal portavoce della polizia, stavano tornando dal Makurdi nel vicino stato del Benue dopo aver recuperato più di 1000 capi di bestiame. La conta totale delle vittime è ora di 54.

Un comunicato stampa indipendente sostiene che l’attacco sia stato ordinato dopo che l’alto comando militare aveva ricevuto notizia (da una fonte affidabile) della presenza di militanti islamisti in alcune comunità vicino al confine tra gli stati di Nasarawa e Benue. L’esercito non ha ancora fornito un chiaro resoconto dell’incidente.

Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world/africa

28 gennaio, SOMALIA – Bilal al-Sudani: forze USA uccidono il leader somalo dello Stato Islamico

Bilal al-Sudani e dieci dei suoi affiliati sono stati uccisi durante un raid statunitense nel Nord della Somalia. Oltre a essere un leader del movimento in Africa, si sospetta che Sudani finanziasse le attività del gruppo in tutto il globo.

Negli ultimi anni, lo Stato Islamico ha espanso le sue attività in diversi Stati africani, tra cui il Mozambico e la Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, il gruppo costituisce una presenza relativamente poco rilevante in Somalia: qui è ben più presente al-Shabab, che controlla molte aree del Sud del Paese. In effetti pare che, prima di unirsi allo Stato Islamico, Sudani svolgesse incarichi operativi per al-Shabab, assistendo anche nell’addestramento dei combattenti.

Nello Stato Islamico, avrebbe giocato un “ruolo finanziario, con competenze specializzate che lo hanno reso un importante obiettivo per l’azione antiterrorista statunitense.”

Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world-africa-64423598

30 gennaio, NIGERIA – Elezioni 2023: cosa c’è da sapere

Il prossimo mese, gli elettori del Paese più popoloso dell’Africa saranno chiamati a scegliere il loro nuovo Presidente. Ciò avverrà in un clima di crescente insoddisfazione, a causa del peggioramento delle condizioni di sicurezza e dell’economia. Dall’alta inflazione agli attacchi mortali contro civili, la presidenza di Buhari ha visto la Nigeria affrontare diverse crisi. I suoi sostenitori ritengono che Buhari abbia fatto il meglio che ha potuto, e evidenziano i suoi successi, quali il miglioramento delle infrastrutture e il tentativo di combattere l’estremismo. Ma persino la moglie del Presidente si è scusata con gli elettori per aver disatteso le aspettative della popolazione.

Le elezioni sono previste per il 25 di febbraio. I candidati alla presidenza sono 18, ma solo tre hanno chances realistiche di successo.

Bola Ahmed Tinubu, 70 anni, rappresenta l’All Progressive Congress (APC), il partito attualmente al potere. Ha molta influenza, ma negli anni è stato accusato di corruzione e di salute cagionevole.

Atiku Abubakar, 76 anni, rappresenta il principale partito d’opposizione, il People’s Democratic Party (PDP). Ha già partecipato cinque volte alle elezioni presidenziali, venendo sempre sconfitto. È stato vicepresidente sotto Olusegun Obasanjo e un importante uomo d’affari. A sua volta è stato accusato di corruzione e clientelismo.

Peter Obi, 61 anni, spera di interrompere il sistema bipartitico che ha dominato la Nigeria fin dalla fine del potere militare nel 1999. Rappresenta il poco conosciuto Labour Party, anche se, fino allo scorso anno, faceva parte del PDP. Gode di forte sostegno sui social media e tra i giovani. È un uomo d’affari molto benestante ed è stato governatore dello stato sudorientale di Anambra dal 2006 al 2014.

Una delle sfide principali, che potrebbe decretare la vittoria di un candidato sugli altri, è la questione della sicurezza. La Nigeria sta vivendo una crisi, e si stanno verificando molti casi di rapimenti a scopo di riscatto, oltre agli attacchi dei militanti islamisti nel Nord del Paese.

Due casi che hanno schockato il Paese lo scorso anno sono stati la sparatoria in una chiesa cattolica a Owo e l’assalto di un treno passeggeri, durante il quale dozzine di persone sono state uccise o rapite.

L’altra area di preoccupazione è l’economia. Nel 2022, l’inflazione è cresciuta per dieci mesi consecutivi, arrivando a toccare il 21.3% secondo le stime rilasciate il mese scorso. L’aumento del costo della vita ha portato molte famiglie alla povertà. Anche la disoccupazione è un grande problema: persino i laureati non riescono a trovare lavoro. Il 33% della popolazione non ha un’occupazione (la percentuale sale al 42.5% tra i giovani adulti).

Nonostante la Nigeria sia uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio, 4 nigeriani su 10 vivono sotto la soglia di povertà e mancano di istruzione e di accesso alle infrastrutture di base quali elettricità, acqua potabile e servizio sanitario.

Il 40% delle persone che si sono registrate per votare è composto da giovani: si parla delle “elezioni dei giovani”.

Fonte: BBC News
Link: https://www.bbc.com/news/world-africa-64187170

(Featured image source: Flickr Paul Kagame)