Rassegna settimanale 11 - 17 settembre: Africa Subsahariana

Rassegna settimanale 11 – 17 settembre: Africa Subsahariana

11 settembre, Africa – Aumento esponenziale dei soldati bambino in Africa e Medio Oriente

Il numero di bambini reclutati per combattere nei conflitti in Medio Oriente e nel Nord dell’Africa è più che raddoppiato in un anno, ha rivelato uno studio portato avanti dalle Nazioni Unite. Secondo l’Unicef, l’impressionante aumento dei bambini soldato in Siria, Yemen, Iraq ed altre nazioni è causato da un aumento esponenziale di violenza, migrazioni e mancanza di servizi sanitari e assistenziali, che hanno ridotto la capacità di cura e attenzione da parte delle famiglie. Quasi un bambino su 5 lungo quest’area, 28 milioni in totale, necessitano ora di assistenza umanitaria. Più del 90% di questi bambini vive in aree afflitte da conflitti e , in molti di questi casi, sono le stesse famiglie ad inviare i propri figli a combattere, per ottenere in cambio una ricompensa in denaro.

Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/global-development/2017/sep/11/child-soldier-recruits-double-in-one-year-in-middle-east-and-north-africa

13 settembre, Costa d’Avorio: Le fave “sporche” di cacao entrano sulle nostre tavole

Il Guardian rivela in un’inchiesta come l’industria mondiale del cioccolato stia conducendo ad una massiccia e devastante deforestazione in Africa occidentale. I rivenditori di cacao che riforniscono Mars, Nestlé, Mondelez e altri grandi marchi si arricchiscono illegalmente all’interno di aree protette e parchi nazionali della Costa d’Avorio, dove la copertura delle foreste pluviali è diminuita di più del 80% dal 1960. I prodotti illegali vengono mischiati con le fave di cacao “puliti” lungo la catena di produzione. Questo vuol dire che le barrette di cioccolato della Mars, Ferrero ecc possono contenere fave “sporche” di cacao, dato che il 40% della produzione di cacao proviene da questo Paese, facendone il primo produttore al mondo.

Il Guardian ha documentato la deforestazione nella Costa d’Avorio, come villaggi e coltivatori si insedino lungo quelle che dovrebbero essere aree protette e parchi nazionali, come funzioni il siostema di corruzione degli ufficiali che chiudono un occhio sulle violazioni o sulla provenienza delle fave delle multinazionali. La risposta da parte di queste ultime si è limitata ad un generico “stiamo cercando di sradicare il problema”.

Fonte: The Guardian
Link: https://www.theguardian.com/environment/2017/sep/13/chocolate-industry-drives-rainforest-disaster-in-ivory-coast

14 settembre, Repubblica Centrafricana – Civili massacrati dalle forze ribelli e dall’impotenza delle Nazioni Unite

Violenze, stupri, torture, assassini ed evacuazioni forzate continue: sono le atrocità commesse quotidianamente dalla Union for Peace in Central Africa (UPC) le forze ribelli che stanno massacrando le comunità nella regione del Basse-Kotto, secondo Amnesty International. L’organizzazione perla difesa dei diritti umani aggiunge che la Missione di Peacekeeping delle Nazioni Unite e la United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission (MINUSCA), non sono in grado di garantire protezione ai civili.

“I civili in questo conflitto non sono vittime accidnetali, ma costituiscono i target delle forze ribelli..i civili vanno protetti meglio!” ha dichiarato la Senior Crisis Adviser di Amnesty International, Joanne Mariner.

Fonte: All Africa
Link: http://allafrica.com/stories/201709140561.html

15 settembre, Ciad: Violazioni dei diritti umani

Secondo un rapporto di Amnesty International in Ciad è in corso una vera e propria violazione dei diritti umani, sia da parte del gruppo terroristico Boko Haram che continua ad uccidere civile e distruggere proprietà attorno all’area del lago Ciad, sia da parte del governo, che risponde in modo violento ed indiscriminato, uccidendo centinaia di civili innocenti, i quali si vedono privati di una casa o dell’accesso ad acqua potabile e cure sanitarie. Più di 389.000 rifugiati continuano a vivere in situazione di miseria all’interno dei campi profughi. Il precedente Presidente Hissène Habré è stato condannato all’ergastolo dalla Extraordinary African Chambers (EAC) in Senegal per aver commesso crimini di guerra, contro l’umanità e torture in Ciad dal 1982 al 1990. Inoltre le elezioni presidenziali che si sono tenute ad Aprile hanno condotto ad un vero e proprio stato di polizia e di repressione della libertà di espressione: i cittadini sono spiati  e il dissenso contro il presidente Idriss Deby Itno è diventato impossibile. Basti pensare che solo nel 2016 sono stati 13 decreti ministeriali per impedire lo svolgimento di proteste contro il governo; in due anni sono state vietate 65 manifestazioni pacifiche e sono stati chiusi 10 siti critici verso il governo. Nel rapporto “Between recession and repression the rising cost of dissent in Chad” Amnesty afferma “Il Ciad è a un bivio – ha affermato Tine durante la presentazione del rapporto – Le autorità devono scegliere tra continuare a soffocare l’opposizione politica e le critiche, e mantenere le promesse fatte dal presidente Idriss Déby quando è stato riconfermato al potere”.

Fonte: Amnesty International
Link: https://www.amnesty.org/en/countries/africa/chad/report-chad/

16 settembre, Repubblica Democratica del Congo – Strage di profughi burundesi ma il governo nega qualsiasi responsabilità

L’Agenzia dei Rifugiati delle Nazioni Unite, l’UNHCR, è scioccata per la morte e la violenza perpetrata ai danni di rifugiati burundesi a Kamanyola, città ad est della RDC. L’UNHCR ha aperto un’inchiesta sull’accaduto. Il bilancio delle violenze scoppiate tra l’esercito regolare di Kinshasa e i profughi del Burundi in fuga dal paese, è di almeno 37 morti e oltre 100 feriti. Secondo testimonianze dirette l’esercito regolare congolese avrebbe aperto il fuoco sulla folla di rifugiati, ma il governo sostiene di aver ucciso combattenti irregolari e non i profughi. Kamanyola ospita 2,005 rifugiati e richiedenti asilo dal Burundi, la maggior parte di loro arrivati nel 2015. Un totale di 43,769 rifugiati burundesi vive nella RDC. Sono almeno 400 mila i profughi burundesi che cercano rifugio in Congo a causa delle violenze scoppiate nel Paese dopo la decisione del Presidente Nkurunziza di correre per il terzo mandato consecutivo violando la Costituzione. L’Onu ha di recente accusato il Burundi di crimini contro l’umanità per le persecuzioni nei confronti dell’opposizione.

Fonte: UNHCR
Link: http://www.unhcr.org/news/press/2017/9/59bd44124/unhcr-shocked-burundians-deaths-drc-calls-investigation.html

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