Corea-del-Nord-Pyongyang

La politica di sviluppo industriale “20×10”: quali sviluppi e conseguenze in Corea del Nord?

-Tommaso Tartaglione-

 

Introduzione

Il 16 gennaio 2024, durante la decima sessione della quattordicesima Assemblea Suprema del Popolo, Kim Jong-Un tenne un importante discorso chiamato “On the Immediate Tasks for the Prosperity and Development of Our Republic and the Promotion of the Wellbeing of Our People[1]. Oltre a sottolineare l’importanza e ruolo del Partito del Lavoro di Corea all’interno della costruzione socialista, Kim fece riferimento, per la prima volta, a quella che oggi è la politica di sviluppo regionale industriale “20×10”. Sottolineò come l’obbiettivo ultimo dello Stato fosse la promozione e il miglioramento delle condizioni di vita e del benessere della popolazione, l’edificazione di una nuova infrastruttura industriale e l’eliminazione della “secolare arretratezza”[2] che colpisce ancora alcune regioni del Paese.

Andando oltre la mera retorica, Kim vuole tentare di migliorare il benessere della popolazione tramite la creazione di una serie di industrie legate alla produzione di beni di consumo a livello regionale, rispondendo sia ai bisogni della cittadinanza che alla necessità di ridurre, nelle varie provincie, le sempre più evidenti diseguaglianze tra centri urbani e località più periferiche, ovvero piccoli villaggi e cittadine[3]. La stessa formula che dà nome alla politica industriale fa riferimento alla costruzione di un’industria regionale in almeno venti province ogni anno per circa dieci anni. Si tratta di un obiettivo economico ed infrastrutturale non indifferente, considerando anche il consistente impiego di capitali necessari ad una trasformazione così ampia e che coinvolge gran parte del territorio nazionale. Kim ben conosce le difficoltà finanziarie del Paese, come anche l’alto livello di corruzione[4] che rischia di inficiare piani di sviluppo così ambiziosi. Proprio per questo, egli stesso sembra essersi posto al comando del programma, sovrintendendo direttamente i progetti e le responsabilità dei nuovi comitati nati per la gestione della pianificazione industriale[5].

Fattori positivi, problemi e difficoltà

Come si è già detto, il progetto di sviluppo “20×10” dovrebbe portare alla costruzione di nuovi impianti legati al settore dell’industria leggera nella maggior parte delle provincie e regioni in cui è suddivisa la Nord Corea. Le azioni poste in campo dal governo nazionale e dai quadri locali per il raggiungimento dei target stabiliti sono essenzialmente due: la mobilitazione di massa e la creazione di sistemi produttivi adattati agli ambienti di destinazione.

Per quanto riguarda la mobilitazione, essa, se è certamente tipica nelle economie socialiste, è però particolarmente accentuata in quella nordcoreana alla luce delle scarse risorse disponibili e alla volontà di raggiungere gli obiettivi stabiliti nel minor tempo possibile, con tutte le conseguenze, in termini di sicurezza[6], che ne derivano. Già a febbraio di quest’anno, ad esempio, poco tempo dopo il discorso presentato all’Assemblea a gennaio, attività di mobilitazione sono state segnalate nelle provincie del Yanggang e del Hamgyong Settentrionale per la costruzione di alcuni impianti per la lavorazione di alimenti locali e di prima necessità, coinvolgendo lavoratori, civili e gruppi di giovani appartenenti alla Lega della Gioventù[7]. La velocità con cui il piano deve essere portato avanti, come anche l’intenso lavoro profuso dai quadri locali per la ricerca di tecnologia, finanziamenti e forza manuale, ha già portato alcuni problemi, come la volontà di molti villaggi di essere esclusi dalla “20×10” per l’eccessivo controllo governativo imposto sull’accertamento dei risultati raggiunti[8]. Inoltre, nel caso la componente civile non risultasse sufficiente, l’intervento dell’esercito diviene essenziale. Cosa che tra l’altro già è avvenuta, se si considera che molti progetti infrastrutturali (terminati in tempi record), tanto a Pyongyang quanto in altre zone del Paese, sono stati portati avanti da truppe della Korean People’s Army (KPA, Armata Popolare di Corea)[9].

Per quanto concerne la creazione di sistemi di produzione adattati al contesto locale, la “20×10” mira alla realizzazione di aziende che siano specificatamente designate in base non solo ai bisogni locali più impellenti, quanto anche alle risorse disponibili in loco. L’idea è di riprendere quanto compiuto nella cittadina di Kimhwa nel 2021 (molto prima dell’enunciazione formale della “20×10”, indicando un lungo periodo di analisi e studi sull’attuale policy), vicina alla Zona Demilitarizza Coreana e circondata da montagne, in una zona priva di significativa attività industriale. Danneggiata dalle inondazioni del 2020, l’area venne ricostruita con nuove abitazioni e complessi industriali dedicati alla produzione di cibo, vestiti e necessità quotidiane[10]. A livello concettuale quindi, il piano prevede di sfruttare le capacità di uso, riciclo e riutilizzo delle risorse disponibili e di scarto per una produzione resiliente[11], portando le regioni più povere ad essere più indipendenti dal centro, migliorare il proprio output economico-industriale e, conseguentemente, il benessere materiale delle popolazioni locali.

In tal senso, il “modello Kimhwa” è già in via di applicazione in altre zone, come nelle aree alluvionate nell’estate 2024, ove si è perseguito il medesimo fine: ricostruzione o ristrutturazione dell’abitato e fondazione o rinnovamento di preesistenti o nuovi impianti[12].

In conseguenza di quanto detto, è necessario capire quali effetti e conseguenze ha e potrebbe avere in futuro la nuova politica kimjongunista. Se si parte dagli aspetti positivi, è innegabile che, a livello teorico, la costruzione di un’industria leggera diffusa nelle regioni più depresse del Paese, con il duplice obiettivo di migliorare l’occupazione e i consumi essenziali, possa essere efficace nel limitare la povertà e, anzi, ad invertire tale tendenza. Inoltre, il continuo riciclo delle risorse garantisce un ridotto dispendio di energie, migliorando l’efficienza della produzione e rispondendo agli ideali di autosufficienza decantati dalla dottrina Juche. Ultimo elemento, non meno importante, è anche il carattere estrattivo di questa politica. Date infatti le ingenti risorse naturali ancora poco sfruttate in tutta la Corea del Nord[13], la “20×10” mira all’utilizzazione di materie grezze non ancora impiegate per trasformarle in prodotti finiti ad uso locale, adattando il tutto alle caratteristiche territoriali specifiche in cui il piano si applica. Un articolo del Rodong Sinmun sintetizza il tutto in poche parole: “the people’s livelihood will be greatly improved if counties near mountains use mountain resources and those near the sea use sea resources […]”[14].

Se, con tale modello di sviluppo, Kim aspira alla creazione di regioni periferiche parzialmente indipendenti a livello economico (ma non politico) tramite rivoluzioni industriali “locali”[15], non è detto che tale prospettiva possa però compiersi efficacemente, o quantomeno nella decade prevista. Sono numerosi, infatti, i problemi e i limiti che impediscono alla “20×10” di funzionare adeguatamente. Primo fra tutti le sanzioni internazionali adottate in sede ONU. La Corea del Nord non può vendere le proprie materie prime sul mercato globale e gli sono state applicate restrizioni nel campo dei finanziamenti e degli scambi internazionali, come anche sull’import ed export di manufatti. In virtù di tali blocchi, è difficile sostenere, stando a Kim, che la Corea del Nord riuscirà a costruire quanto promesso. Per di più, se è pur vero che il riciclo e l’impiego di prodotto alternativi o surrogati possono essere un modo per ridurre le difficoltà di approvvigionamento, ciò può avvenire solo per un numero specifico di volte o comunque con tecnologie adeguate, difficilmente disponibili in tutto il Paese o nelle quantità che il progetto di sviluppo regionale prevede[16]. Allo stesso modo, la mobilitazione di massa utilizzata dal regime nordcoreano per accelerare la creazione di fabbriche e il raggiungimento delle quote di produzione ha sì nel breve periodo effetti positivi, che però si esauriscono nel lungo periodo[17] data la costante mancanza di materiali e una ridotta manutenzione[18]. Nell’enfasi, è anche possibile che impianti di produzione vengano realizzati e mai messi in funzione, in determinati casi anche mai completati. Ciò è già successo in precedenza[19], molto prima dell’avvio della “20×10”, e non si vede alcun tipo di differenza o regolamentazione rispetto ai precedenti piani di sviluppo che possa evitare che ciò accada di nuovo. Infine, guardando il tutto da un punto di vista più ampio, ci si accorge che la stessa policy risulta anacronistica, specialmente se comparata al generale stato del sistema economico-industriale internazionale. Giunti alla quarta rivoluzione industriale (Internet of Things, IA, knowledge economy e smart factory)

Ragioni strategiche e future incertezze

In base a quanto esposto, ci si chiede quali siano i propositi che spingono Kim Jong-Un al perseguire, anche personalmente[23], un progetto di questo tipo e di così ampio respiro. In tal senso, almeno tre ragioni hanno fondamento di essere le principali direttive su cui tale piano si dipana.

La prima riguarda l’inapplicata Byungjin. Originariamente riferita alle politiche economiche sotto Kim Il-Sung, tale termine è stato ripreso da Kim Jong-Un nel 2013, due anni dopo la sua ascesa a leader supremo. Nelle sue intenzioni, la Byungjin (il cui significato è “sviluppo parallelo”) prevedeva la complementare crescita del settore dell’economia e della ricerca nucleare[24], evitando che solo ad uno di essi venissero allocate le poche risorse disponibili. In virtù della costante evoluzione dei test balistici, è facile individuare dove, alla fine, quest’ultime siano state distribuite. I grandi finanziamenti verso l’esercito hanno certamente ridotto quelle aspettative di cambiamento in cui parte della popolazione sperava, con un malcontento[25] che, se certamente non registrabile dall’esterno, è tenuto in considerazione dall’attuale leadership. La “20×10” risponderebbe quindi, in prima istanza, a tale necessità.

La seconda ragione è la volontà, da parte del governo, di controllare in maniera più capillare l’economia regionale [26], che spesso presenta tendenze private e “capitaliste”[27]. Con la costruzione, diretta dallo Stato, di nuove fabbriche ed aziende si vuole spostare la dinamica economica verso le attività promosse dal governo e dal partito, inquadrando la popolazione al loro interno ed evitando che questa possa volgersi verso “tendenze non socialiste”.

Infine, terza ragione, la “20×10” è anche un modo per programmare il Paese e il suo sistema produttivo a possibili shock esterni. Un piano di questo tipo, di lunga durata, indica certamente che Pyongyang si aspetta un aumento delle tensioni internazionali, come anche un’espansione delle sanzioni ONU verso la struttura finanziaria e commerciale statale[28]. Incoraggiare i consumi e le produzioni locali può essere quindi un modo per ridurre, seppur di poco, l’impatto sul sistema nazionale.

Conclusione

Per concludere, è difficile capire se tale politica di sviluppo regionale avrà successo. La recente alleanza con la Russia potrebbe garantire al regime conoscenze e tecnologie necessarie al conseguimento dei propri obiettivi[29]. Allo stesso tempo, l’aumento dell’instabilità all’interno della comunità internazionale e in numerosi scenari regionali rende indispensabile dotarsi di nuovi equipaggiamenti offensivi, capaci di promuovere una deterrenza atomica sempre più efficace. Questo obiettivo probabilmente richiederà una riallocazione delle risorse, spostandole dalle componenti civili e dall’industria leggera verso il settore militare e bellico. Tale scelta rischia di rallentare ulteriormente i già esigui consumi interni e i capitali destinati alla costruzione di impianti e fabbriche a livello regionale e di villaggio.

Ancora una volta, Kim si trova di fronte al classico dilemma tra il “burro” e il “cannone”, una scelta che continua ad attanagliare la terza generazione al potere in Corea del Nord.

BIBLIOGRAFIA

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NOTE

[1] KCNA (2024), Respected Comrade Kim Jong Un Makes Policy Speech at 10th Session of 14th SPA, in “Chongnyon Chonwi”, 16 gennaio

[2] Ibidem.

[3] Shin H. (2024), North Korea’s Kim seeks ‘industry revolution’ in rural areas amid widening inequality, in “Reuters”, 29 febbraio

[4] Kim S. (2024), N. Korean leader calls for fighting against corruption in message marking party founding anniv., in “Yonhap News Agency”, 11 ottobre

[5] Kang H. (2024), North Korea’s Regional Development: The Long Journey Toward “20×10 Policy”, in “38North”, 2 agosto

[6] O’Carroll (2016), Defector reveals causes of 2014 Pyongyang apartment collapse, in “NK News”, 13 ottobre

[7] Kang J., Ishimaru J. (2024), Efforts to implement the “20×10 policy for regional development” begin… As people are mobilized to construction projects, complaints start to emerge, in “Rimjin-Gang”, 23 febbraio

[8] Jang S. (2024), N. Korea’s factories drag their feet amid calls to achieve 20×10 policy targets, in “DailyNK”, 15 febbraio

[9] v., Williams M., Ragnone I. (2024), Komdok’s Massive Housing Project Appears Ahead of Schedule, in “38North”, 28 febbraio

[10] Kang H. (2024), North Korea’s Regional Development: The Long Journey Toward “20×10 Policy”, in “38North”, 2 agosto

[11] Kang D. (2024), Some thoughts on Kim Jong Un’s outdated “20×10 regional development policy”, in “DailyNK”, 13 febbraio

[12] Yonhap (2024), NK leader urges swift reconstruction in flood-devastated regions, in “The Korea Times”, 30 settembre

[13] Choi W., Woetzel J. (2018), How North Korea could be an economic powerhouse if planners look beyond its natural resources, in “The South China Morning Post”, 12 ottobre

[14] Kang D. (2024), Some thoughts on Kim Jong Un’s outdated “20×10 regional development policy”, in “DailyNK”, 13 febbraio

[15] Ibidem.

[16] Choi J. (2024), 20×10 Regional Development Policy: Background and Implications, KINU Online Series – CO 24-10, 1-4

[17] Ibidem.

[18] Zwirko C. (2024), Shoddy construction raises questions about Kim Jong Un’s new ‘rural revolution’, in “NK News”, 6 marzo

[19] v., Williams M., Makowsky P., Heinonen O. (2021), The Sunchon Phosphatic Fertilizer Plant Is One Year Old, but Is It Operating?, in “38North”, 30 aprile

[20] Ross P., Maynard K. (2021), “Towards a 4th industrial revolution”, Intelligent Buildings International, 13(3): 159-161

[21] Kang D. (2024), Some thoughts on Kim Jong Un’s outdated “20×10 regional development policy”, in “DailyNK”, 13 febbraio

[22] Ward P. (2024), 20×10=success? Why Kim Jong Un’s regional development plan may be too ambitious, in “NK News”, 31 gennaio

[23] Kang H. (2024), North Korea’s Regional Development: The Long Journey Toward “20×10 Policy”, in “38North”, 2 agosto

[24] Cheon S. (2013), The Kim Jong-un Regime’s “Byungjin” (Parallel Development) Policy of Economy and Nuclear Weapons and the ‘April 1st Nuclearization Law’, KINU Online Series – CO 13-11, 1-7

[25] Jang S. (2022), North Korea emphasizes “ideological struggle” to help soothe public discontent amid economic malaise, in “DailyNK”, 23 febbraio

[26] Ward P. (2024), With 20×10 policy, Kim Jong Un seizes control of local development from regions, “NK News”, 18 settembre

[27] Cha V., Collins L. (2018), The Markets: Private Economy and Capitalism in North Korea?, in “Beyond Parallel”, 26 agosto

[28] Choi J. (2024), 20×10 Regional Development Policy: Background and Implications, KINU Online Series – CO 24-10, 1-4

[29] KCNA (2024), Treaty on Comprehensive Strategic Partnership between the Democratic People’s Republic of Korea and the Russian Federation Signed The respected Comrade Kim Jong Un Signs Treaty with Comrade Vladimir Vladimirovich Putin, in “Chongnyon Chonwi”, 20 giugno

(Featured image source: Thomas Evans Unsplash)