
La Corea del Nord nucleare: evoluzione e consolidamento di una potenza atomica
– Tommaso Tartaglione –
Introduzione
La questione nucleare nordcoreana rappresenta una delle tematiche più rilevanti all’interno tanto degli affari internazionali dell’Asia Settentrionale quanto nell’ambito della riduzione della proliferazione atomica. I numerosi tentativi, inclusi sanzioni economiche e blocchi commerciali nello scambio di materiali e tecnologie dual-use, non hanno impedito[1] alla Repubblica Popolare Democratica di Corea di raggiungere quello che è attualmente considerato uno status di potenza atomica oramai compiuta, inserendo il raggiungimento di tale traguardo nel testo costituzionale nazionale[2]. Per comprendere come la Corea del Nord, uno degli Stati più colpiti dall’isolamento internazionale e caratterizzato da un sistema economico che affronta continue sfide e problematiche[3], sia riuscita a entrare nel prestigioso gruppo delle Nazioni dotate di armi di distruzione di massa, è necessario considerare non solo la sua componente geografica, ma anche le diverse leadership che hanno guidato il Paese sin dalla sua fondazione. Ogni Kim ha infatti dovuto approcciare temi e avvenimenti diversi, miranti, in profondità, ad uno stesso scopo: il mezzo atomico come garanzia della stabilità interna ed esterna per il regime comunista coreano.
Contesto strategico del programma nucleare
Se certamente le scelte e gli eventi circostanti hanno spinto Pyongyang verso la sperimentazione nucleare e missilistica, anche l’aspetto geografico, benché comunque non unica causa, è una delle possibili spinte motrici verso la conquista e l’evoluzione atomica dello Stato nordcoreano. Al di là della problematicità del determinismo geografico[4], quello che si vuole qui evidenziare è come, in base all’assetto risultante della partizione coreana, il Nord, almeno dagli anni Ottanta del XXI secolo, si trovi collocato in una posizione percepita come, se non esiziale, comunque pericolosa dal regime dei Kim. Oltre il fiume Tumen e Yalu, a settentrione, la Corea del Nord confina con Cina e Russia, mentre oltre il 38° parallelo e ad ovest si affacciano, rispettivamente, Corea del Sud e Giappone. Tutti gli Stati confinanti possiedono forze armate ben equipaggiate e tecnologicamente avanzate, un potenziale economico di gran lunga più articolato e vasto rispetto al Regno Eremita e, almeno due di [5], armi di distruzione di massa. Allo stesso tempo, dal punto di vista delle relazioni diplomatiche, i rapporti sono gravemente deteriorati. Il caso dei cittadini giapponesi rapiti da agenti nordcoreani[6] e i lanci missilistici nelle acque attigue al Mar del Giappone[7] hanno, nei fatti, affossato il dialogo tra le due cancellerie[8]. Situazione di contrasti e attriti che si replica, in maniera simile, anche verso Seul, considerata dalla Corea del Nord come primary foe durante la revisione costituzionale effettuata nel gennaio 2024[9]. Pechino, per storia e politica ideologica, alleata del regime, ha espresso molteplici volte insofferenza verso le azioni nordcoreane[10], considerate come destabilizzanti per i propri interessi regionali. Mosca, sebbene avesse supportato alcune delle risoluzioni in sede ONU contrarie alla Corea del Nord[11], oggi appoggia il regime di Pyongyang, anche in virtù del nuovo partenariato strategico sottoscritto a giugno 2024[12]. Dato tale panorama regionale, non è difficile comprendere la decisione del Nord di portare avanti il progetto nucleare, rafforzando l’indipendenza nazionale e la propria posizione diplomatica in caso di futuri negoziati.
L’eredità nucleare di Kim Jong-il e le alleanze internazionali
Concludendo l’aspetto geografico, si vuole ora indagare il ruolo che la dinastia kimista ha avuto nel programma atomico nazionale. In particolare, figure chiave quali quella di Kim Jong-il e Kim Jong-un sono centrali nell’avvio delle sperimentazioni legate all’atomo e al suo potenziale bellico, proporzionatamente seguite dal parallelo sviluppo di vettori missilistici di classe intercontinentale e a medio e corto raggio.
Storicamente, il programma nucleare nordcoreano nasce verso la fine degli anni Cinquanta[13] con una collaborazione con l’URSS per la condivisione di conoscenze base legate all’energia atomica, proseguendo con la nascita del centro di ricerca nucleare di Yongbyon[14] e l’avvio, durante gli anni Ottanta, di attività di potenziamento energetico degli impianti esistenti e la produzione di plutonio ad essi connessa[15]. Dal 1994, anno in cui Kim Jong-il, con la morte di Kim Il-sung, ottenne il controllo del Paese, cominciarono una serie di negoziati e accordi miranti al tentativo di contenere e limitare i rischi che una Corea del Nord atomica avrebbe potuto comportare[16]. Nonostante il congelamento del programma atomico tramite l’Agreed Framework tra Washington e Pyongyang del 1994[17], come anche l’avvio del KEDO[18], a nulla valsero le assicurazioni nordcoreane, né fecero presa le offerte di aiuti economici in cambio di indagini sulla produzione di uranio e la sospensione dei siti di arricchimento e nucleari. Kim Jong-il, a causa della debolezza della sua figura di leader all’interno dei ranghi dell’Armata del Popolo Coreano e alle condizioni di povertà e denutrizione che, all’epoca, colpivano sempre di più la popolazione[19], ricercò nell’arma nucleare un’assicurazione alla sopravvivenza del regime in tempi incerti. Inoltre, si iniziò ad avviare quella che è riconosciuta come la maggiore tattica negoziale attuata da Pyongyang all’interno dei consessi internazionali riguardanti la questione della proliferazione nucleare nazionale: tensione, brinkmanship, apertura, irrigidimento, ripetizione del anzidetto ciclo[20]. Seguendo tale ordine, la Corea del Nord è riuscita a ruotare costantemente il fulcro degli sforzi negoziali tra le potenze per manovrarsi con agilità tra loro. Una strategia di successo, considerando che nel 2002, in tutta libertà, Pyongyang iniziò la costruzione di una struttura di arricchimento per l’uranio a Kangson[21], nel 2003 si ritirò dal NPT[22] e, tre anni dopo, nel 2006, fu detonato un dispositivo nucleare nel sito di Punggye-ri[23]. Durante il governo di Kim Jong-il, la Corea del Nord approvò un totale di due test nucleari sotterranei, annunciando durante il secondo test del 2009 la riuscita miniaturizzazione di una testata nucleare adatta al lancio su vettori a medio raggio[24]. Proprio su quest’ultimi, ovvero missili balistici a medio e lungo raggio, giunti ad oggi alla dimensione intercontinentale, si forma il progetto parallelo a quello nucleare, ovvero la capacità di poter trasportare un’arma di questo tipo tramite strumentazione missilistica. Kim Jong-il ereditò dal padre, Kim Il-sung, alcuni programmi operativi riguardanti il dispiegamento di missili SCUD-B e SCUD-C e il primo test, nel 1990, della classe Nodong[25], conosciuta anche come Hwasong e attualmente punta di diamante delle forze missilistiche nordcoreane. Nonostante un periodo di moratoria durato tre anni, dal 2002 al 2005, Kim Jong-il proseguì l’evoluzione missilistica, con diversi lanci di corto raggio.
Le ragioni di un così ampio miglioramento delle capacità tecnologiche sono da imputare a diversi attori, i quali hanno contribuito al rafforzamento delle conoscenze scientifiche, materiali e infrastrutturali del sistema nucleare nordcoreano tramite scambi commerciali e assistenza internazionale. Tra questi troviamo l’URSS, avente però ruolo minoritario in quanto avrebbe unicamente dotato il regime di uno small research reactor, continuando però a ricevere scienziati nucleari nordcoreani all’interno dei propri istituti[26]. Durante gli anni Novanta, scienziati russi e della Germania Est erano presenti in Corea del Nord, mentre è dal 1999 che, secondo quanto riportato dalle agenzie di intelligence statunitensi, le imprese cinesi forniscono importanti componenti e materie prime per il programma missilistico[27]. Dal 1997 la Siria baathista e la Corea del Nord hanno avviato un lungo programma di collaborazione nucleare, simboleggiato dal reattore di Al Kibar[28], successivamente bombardato dalle forze israeliane. Anche l’Iran è parte di tale cooperazione, in particolare nel duplice sostegno a Damasco e allo scambio di dati riguardanti i test nucleari di Pyongyang[29]. Inoltre, i nordcoreani avrebbe collaborato con i pasdaran per la realizzazione di alcune gallerie e forti sotterranei, aventi l’obiettivo di supportare le attività militari e nucleari dell’organo militare[30]. Benché sia impossibile sapere come tali aiuti siano avvenuti e con quali risvolti, si può immaginare che la Corea del Nord abbia richiesto sicuramente un compenso di qualche tipo, sia per i servizi che per le consulenze svolte all’interno e con entità appartenenti alla Repubblica Islamica.
Kim Jong-un e il consolidamento nucleare
Con l’arrivo di Kim Jong-un nel 2012, il programma atomico-missilistico prosegue con maggiore enfasi. Per Kim Jong-un, analogamente al padre, l’atomica costituisce un modo per rafforzare la propria posizione all’interno dell’esercito, consolidando la sua leadership, ma con una differenza. Kim Jong-un vuole concentrare i suoi sforzi nel miglioramento parallelo tanto degli armamenti nucleari che del benessere economico nazionale[31]. Benché le due cose possano presentarsi una antitesi dell’altra, è bene notare che l’obiettivo ultimo è la concentrazione della spesa militare nell’aspetto nucleare, riducendola, ove possibile, in altri settori della difesa. In tal modo, i capitali rimasti possono essere investiti nel miglioramento delle infrastrutture industriali. In tal senso, la Byungjin e il manifesto economico 20×10 sembrano andare in tale direzione.
Nel 2013 la Corea del Nord annuncia di aver condotto un terzo test nucleare sotterraneo tramite ordigno atomico miniaturizzato, con una potenza risultante tra i 6 e i 9 kilotoni[32]. Nel gennaio 2016 è annunciato il quarto test, in cui sarebbe stata fatta detonare una bomba all’idrogeno[33], avente maggiore potenza distruttiva. Dalle analisi sismiche, però, è difficile comprendere realmente l’accaduto, con molti analisti ed esperti che si sono detti scettici riguardo alla reale categoria del dispositivo testato[34]. Nello stesso anno, a settembre, avviene il quinto test, con una potenza tra i 15 e 25 kilotoni[35]. L’ultimo test è avvenuto nel 2017, nel quale il governo nordcoreano ha annunciato la detonazione di una bomba termonucleare che potrebbe essere [36]. Per quanto non sia ancora stato annunciato un settimo test nucleare, è probabile che Kim Jong-un stia aumentando il numero di combustile necessario alla realizzazione di maggiori testate nucleari, oggi stimabili intorno alle 50, che potrebbero facilmente salire attorno alle 70-90 testate effettive[37]. In tal senso, appare che le autorità nordcoreane abbiano recentemente investito nell’ammodernamento o nella creazione di nuovi siti di arricchimento dell’uranio. Esemplificativo, in tal senso, è stata la visita di Kim Jong-Un in uno di questi siti[38], la cui località rimane ancora incerta. Le fotografie, scattate per l’occasione, mostrano, da diverse angolazioni, un numero variabile di centrifughe tra le 1.680 e le 2.000 unità di cui alcune localizzate all’interno del centro di ricerca di Yongbyon[39]. Altre fotografie, i cui ambienti non sarebbero invece compatibili con il noto centro di ricerca nucleare nordcoreano, secondo alcune ipotesi, mostrerebbero un altro centro di sviluppo nucleare ad oggi sconosciuto oppure l’ampliamento del precedente sito di Kangson[40].
Un segno del fatto che la Corea del Nord ha rafforzato le sue capacità nucleari, segnalando la loro possibile crescita negli anni a venire. Per quanto riguarda invece l’ambiente missilistico, Kim Jong-un ha migliorato, malgrado alti e bassi, anche la loro capacità di lancio, proiezione geografica e precisione, giungendo in tempi recenti all’inclusione, nel proprio arsenale, di vettori ipersonici[41] e a lancio sottomarino[42], come anche il conseguimento del modello numero 19 della classe Hwasong, avente raggiunto un’altitudine di 7.000 chilometri[43].
In oltre dieci anni, Kim Jong-Un ha superato le ben più rosee aspettative paterne, grazie alla realizzazione di nuovi canali economici legati al settore degli illeciti e alla creazione di canali alternativi ai blocchi commerciali internazionali. Centrale è stato il rafforzamento dell’Ufficio 39[44], originariamente fondato da Kim Jong-il, che ha ampliato il raggio delle proprie attività illecite comprendendovi il più remunerativo sviluppo di malware[45] e appropriazione di criptovalute[46]. In tal modo, Pyongyang si è assicurata i capitali (659 milioni di dollari solo nel 2024[47] per quanto riguarda l’ambito delle valute digitali) necessari alla ristrutturazione degli impianti di lancio, all’evoluzione del proprio arsenale e alla realizzazione di un sistema di riconoscimento sociale per coloro che lavorano nell’ambito nucleare per conto del regime, con appartamenti nella capitale assegnati direttamente a chi ha più contribuito allo sviluppo atomico nazionale[48]. Il merito dell’attuale Kim è di aver ereditato un percorso in rapida crescita e di averlo organizzato e reso più produttivo, consolidando un’organizzazione efficiente dal punto di vista industriale, finanziario e delle risorse umane disponibili e adoperabili.
Conclusione
Concludendo, il percorso della Corea del Nord verso il nucleare sembra aver raggiunto un punto significativo, almeno rispetto ai decenni passati. Kim Jong-il ha spinto con forza e determinazione il Paese sulla strada dell’atomico, considerandolo l’unico modo per consolidare il proprio potere e garantire la sopravvivenza del regime. Le risorse economiche generate dai traffici dell’Ufficio 39 e il sostegno internazionale, strategicamente indirizzato, hanno fornito a Pyongyang le basi necessarie per sostenere la terza generazione al comando. I primi test nucleari e i tentativi di lancio di vettori hanno creato un terreno fertile che, sotto la guida di Kim Jong-un, si è ulteriormente rafforzato.
Oggi la situazione internazionale è tutt’altro che favorevole alla denuclearizzazione. La recente alleanza con Mosca, i disordini politici in Corea del Sud[49] e la crescente rivalità tra Cina e Stati Uniti rendono difficile riportare la questione nucleare nordcoreana al centro del dialogo diplomatico. L’arrivo della nuova amministrazione statunitense potrebbe aprire la porta a una nuova fase di negoziati con Pyongyang, ma quali saranno le conseguenze di questo cambiamento resta ancora tutto da capire.
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NOTE
[1] Jiawen C. (2017), “Why Economic Sanctions on North Korea Fail to Work?”, China Quarterly of International Strategic Studies, 3(4): 513-534
[2] Herskovitz J. (2023), North Korea Amends Constitution to Enshrine Permanent Growth of Nuclear Arsenal, in “Time”, 27 settembre
[3] Babson, B. (2016), “The North Korean economic system: Challenges and issues”, International Journal of Korean Studies, 20(1): 149-175
[4] Rose C. (2019), Contro il determinismo geografico, in “Limes”, 19 settembre
[5] Si parla in questo caso della Repubblica Popolare Cinese e della Federazione Russa. Rispetto a Tokyo e Seul, che non dispongono di alcun tipo di armamento atomico o nucleare, Pechino e Mosca sono considerate potenze atomiche di fatto, avendo a disposizione un numero elevato di testate nucleari. Secondo le stime, la Cina possiede attualmente un totale di circa 500 testate, mentre la Russia ne ha oltre 4.380. Per fare un confronto, gli Stati Uniti possiedono un totale di 3.708 ordigni atomici. Inoltre, secondo il US Department of Defense 2023 Annual Report, al ritmo di sviluppo attuale, la Cina potrebbe raggiungere un arsenale tra le 1.000 e le 1.500 testate nucleari nel 2035. La Russia, stando a Carnegie Politika, non sarebbe invece riuscita a proseguire un uguale sforzo di modernizzazione, complice la modifica degli obiettivi industriali del settore militare in seguito agli eventi bellici in Ucraina; SIPRI (2024), SIPRI Yearbook 2024 – Armaments, Disarmament and International Security, Stockholm, Stockholm International Peace Research Institute; US Department of Defense (2023), Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China – A Report to Congress, Arlington, US Department of Defense; Starchak M. (2025), Why Russia’s Nuclear Forces Are No Longer Being Updated, in “Carnegie Politika”, 23 gennaio
[6] v., MOFA (2012), Abductions of Japanese Citizens by North Korea, Tokyo, Ministry of Foreign Affairs of Japan
[7] Johnson J. (2025), North Korea fires off intermediate-range missile in first launch of 2025, in “The Japan Times”, 6 gennaio
[8] Guinto J., Moon J. (2024), Drones, threats and explosions: Why Korean tensions are rising, in “BBC”, 16 ottobre
[9] Yim H. (2024), North Korea’s Kim calls for South to be seen as “primary foe”, warns of war, in “Reuters”, 16 gennaio
[10] Feng Z. (2017), “La Corea del Nord non è amica della Cina”, Limes, 9(9): 103-105; ITAR-TASS (2009), RF seriously concerned about N Korea’s nuke test, in “ITAR-TASS”, 25 maggio
[11] Fifield A. (2016), Punishing North Korea: A rundown on current sanctions, in “The Washington Post”, 2 febbraio
[12] Wong T. (2024), Putin and Kim pledge mutual help against ‘aggression’, in “BBC”, 19 giugno
[13] Fiori A. (2016), Il nido del falco: mondo e potere in Corea del Nord, Milano, Mondadori Education S.p.A., p. 89
[14] Ibidem.
[15] Bolton D. (2012), North Korea’s Nuclear Program, Washington DC, American Security Project
[16] Fiori A. (2016), Il nido del falco: mondo e potere in Corea del Nord, Milano, Mondadori Education S.p.A., pp. 92-96
[17] Davenport K. (2022), The U.S.-North Korean Agreed Framework at a Glance, in “Arms Control Association”, febbraio 2022
[18] KEDO, creato nel 1995 per attuare l’accordo USA-DPRK del 1994, ha gestito il progetto dei reattori ad acqua leggera (LWR) e la fornitura di olio combustibile pesante alla Corea del Nord. Giappone, Corea del Sud, Stati Uniti e altri Paesi, tra cui Italia e UE, hanno finanziato l’iniziativa; v., Kartman C., Carlin R., Wit J. (2012), A History of KEDO 1994–2006, Stanford, CISAC Stanford
[19] Spoorenberg T., Schwekendiek D. (2012), “Demographic Changes in North Korea: 1993–2008”, Population and Development Review, 38(1): 133-158
[20] Mallory K. (20219, North Korean Sanctions – Evasion Techniques, Santa Monica, RAND Corporation, p. 55
[21] Panda A. (2018), Exclusive: Revealing Kangson, North Korea’s First Covert Uranium Enrichment Site, in “The Diplomat”, 13 giugno
[22] Staff and agencies (2003), North Korea withdraws from nuclear treaty, in “The Guardian”, 10 gennaio
[23] Bliss J. (2006), North Korea Nuclear Test Confirmed by U.S. Intelligence Agency, in “Bloomberg”, 16 ottobre
[24] Parry L. R. (2009), North Korea is fully fledged nuclear power, experts agree, in “The Times”, 24 maggio
[25] Kim S. (2017), A Timeline of North Korea’s Missile Launches and Nuclear Detonations, in “Bloomberg”, 16 aprile
[26] Niksch L. A. (2009), North Korea’s Nuclear Weapons Development and Diplomacy, Washington DC, Congressional Research Service, p. 18
[27] Ibidem.
[28] Wright R. (2008), N. Koreans taped at Syrian reactor, in “The Washington Post”, 24 aprile
[29] Niksch L. A. (2009), North Korea’s Nuclear Weapons Development and Diplomacy, Washington DC, Congressional Research Service, pp. 18-23
[30] Ibidem.
[31] Lim E. (2024), Kim Jong Un’s Confidence, and How It Factors Into His Economic Plan, in “38 North”, 1 marzo
[32] Choi H. (2013), Estimates differ on size of N.K. blast, in “The Korea Herald”, 14 febbraio
[33] McCurry J., Safi M. (2016), North Korea claims successful hydrogen bomb test in ‘self-defence against US’, in “The Guardian”, 6 gennaio
[34] Choe S. (2016), North Korea Claims It Tested Hydrogen Bomb but Is Doubted, in “The New York Times”, 6 gennaio
[35] Vartabedian R. (2017), North Korea has made a nuclear weapon small enough to fit on a missile. How worried should the world be?, in “Los Angeles Times”, 9 agosto
[36] Panda A. (2017), Welcome to the H-Bomb Club, North Korea, in “The Diplomat”, 5 settembre
[37] Kristensen H. M., Korda M., Johns E., Knight M. (2024), “North Korean nuclear weapons, 2024”, Bulletin of the Atomic Scientists, 80(4): 251–271
[38] Mackenzie J., Ng K. (2024), N Korea releases rare photos of Kim at uranium facility, in “BBC”, 13 settembre
[39] Heinonen O., Liu J., Makowsky P., Town J., Williams M. (2024), First Look at North Korea’s Uranium Enrichment Capabilities, in “38 North”, 13 settembre
[40] Chung B. S. (2024), The Kangson conundrum: Decoding North Korea’s latest nuclear revelation, in “DailyNK”, 30 settembre
[41] Shin M. (2025), North Korea Launches Suspected Hypersonic Ballistic Missile, in “The Diplomat”, 6 gennaio
[42] Kim J. (2024), North Korea tests submarine-launched cruise missiles, KCNA says, in “Reuters”, 29 gennaio
[43] Van Diepen V. H. (2024), North Korea Tests New Solid ICBM Probably Intended for MIRVs, in “38 North”, 5 novembre
[44] L’Ufficio 39 è un’organizzazione segreta della Corea del Nord che si occupa di raccogliere fondi in valuta estera per i leader del Paese. Ogni anno genera fino a un miliardo di dollari attraverso attività illegali come la contraffazione di banconote, la produzione di droghe e le frodi internazionali. È il più influente dei cosiddetti “uffici del Terzo Piano” e si trova a Pyongyang, vicino a una delle residenze del leader nordcoreano; v., Greitens C. S. (2014), Illicit: North Korea’s Evolving Operations to Earn Hard Currency, Washington DC, Committee for Human Rights in North Korea, pp. 40-41
[45] v., Kong J., Lim J., Kim K., “The All-Purpose Sword: North Korea’s Cyber Operations and Strategies,” 2019 11th International Conference on Cyber Conflict (CyCon), Tallinn, pp. 1-20
[46] Yonhap (2025), S. Korea, US, Japan identify N. Korea behind $659 mil. crypto theft in 2024, in “The Korea Times”, 15 gennaio
[47] Ibidem.
[48] Zwirko C. (2021), Kim Jong Un wants to gift fancy new ‘terrace’ flats to teachers and scientists, in “NKNews”, 25 marzo
[49] v., Kim M. (2024), South Korea Is in Constitutional Chaos, in “Foreign Policy”, 9 dicembre; McCurry J. (2025), Arrest of Yoon Suk Yeol in South Korea: why has it taken so long and what happens next?, in “The Guardian”, 15 gennaio
(Featured Image Source: Flickr Burnt Pineapple Productions, dominio pubblico)
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