
Ospiti sul canale YouTube dell’associazione Inari abbiamo sviluppato un ciclo di incontri dedicati al cibo in Asia e alle sue valenze sociali e politiche.

Le donne migranti sembrano giocare un ruolo chiave all’interno della “super anziana” società giapponese.La loro storia inizia negli anni ’80 e arriva fino ai giorni nostri. I profili di queste lavoratrici sono cambiati nel tempo, le difficoltà che devono affrontare non sono diminuite. Diverse sono le ONG attive per la loro tutela ma c’è ancora tanto da fare sotto il profilo legale.

Il caso del disastro della centrale nucleare di Fukushima è esemplificativo per dimostrare l’importanza delle strategie di comunicazione e il peso che la percezione dell’opinione pubblica sulla sicurezza alimentare dei prodotti di una regione o di un Paese possono ricoprire sulle dinamiche di consumo a livello nazionale ed internazionale. Tutto ciò assume particolare rilievo alla luce della recente decisione del Giappone di smaltire le acque reflue conservate nella centrale, versandole nell’oceano dopo il loro trattamento per rendere il processo sicuro per l’ambiente e per le persone.

La questione nucleare nordcoreana costituisce un caso significativo di come un Paese, nonostante l’isolamento internazionale e le difficoltà economiche, sia comunque riuscito a portare avanti un programma nucleare avanzato. La dinastia Kim ha perseguito con determinazione la costruzione di un arsenale atomico, visto come un elemento fondamentale per la sopravvivenza del regime. Oggi, la Corea del Nord si è affermata come potenza nucleare, un traguardo che complica ulteriormente gli equilibri geopolitici sia a livello regionale che globale.

La politica industriale “20×10” annunciata da Kim Jong-Un mira alla costruzione di
industrie locali in venti province nordcoreane ogni anno per un decennio. L’obiettivo è
migliorare il benessere delle aree periferiche e ridurre le diseguaglianze tra le città e le
zone rurali. Tuttavia, la realizzazione del progetto è ostacolata da sanzioni
internazionali, limiti tecnologici e difficoltà logistiche. Motivata anche da ragioni
strategiche e politiche, la “20×10” vuole rafforzare il controllo statale sull’economia e
preparare il Paese a eventuali shock esterni.
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