Rassegna stampa 6 – 12 maggio 2019: Sudest asiatico

Rassegna stampa 6 – 12 maggio 2019: Sudest asiatico

6 maggio, Brunei – Il sultanato non applicherà la legge antigay

Il sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, ha annunciato che il Paese non applicherà le nuove leggi che prevedono la pena capitale per omosessualità e adulterio. La modifica del codice penale ha dato vita ad un importante movimento di protesta internazionale da parte delle Nazioni Unite, celebrità e gruppi per la difesa dei diritti umani.

Il monarca ha spiegato durante un annuncio televisivo che lo Stato ha, “di fatto, praticato una moratoria sulle esecuzioni per i reati di common law” e che “questo sarà applicato anche per i casi che ricadono sotto [il codice penale della sharia]”. Ciononostante, il Paese continuerà ad applicare le leggi che prevedono l’amputazione in caso di furti.

Secondo i gruppi per i diritti umani il discorso del monarca non è stato sufficiente e non cambierà le numerose discriminazioni nei confronti della comunità LGBT. Inoltre, l’omosessualità sarà ancora punita da lunghe pene di prigione.

Fonte: The South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3008936/brunei-says-it-will-not-enforce-gay-death-penalty-after

7 maggio, Birmania – Liberati i due giornalisti Reuters

Dopo 511 giorni di prigionia sono stati liberati i due giornalisti della Reuters Wa Lone e Kyaw Soe Oo. La coppia è stata scarcerata assieme ad altri 6.000 detenuti in una grande amnistia per il nuovo anno birmano.

Alla propria liberazione Wa Lone ha dichiarato “Sono veramente felice ed eccitato di vedere i miei amici e la mia famiglia”. Il 23 aprile la corte suprema birmana aveva rigettato l’ultimo appello.

I giornalisti erano stati arrestati durante un’investigazione sul massacro Rohingya, nel quale sono morte migliaia di persone e che ha provocato un esodo di quasi 750.000 persone.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/over-500-days-in-prison-myanmar-frees-reuters-journalists-jailed-for-rohingya-coverage

8 maggio, Thailandia – Il partito pro-giunta in cerca di alleati

Il partito della giunta militare ha, con ogni probabilità, raccolto abbastanza voti per poter mantenere il generale Prayut Chan-o-cha alla guida del Paese. Il Palang Pracharat è riuscito a conquistare 115 seggi in parlamento, un risultato importante ma pur sempre inferiore al maggior partito di opposizione, Pheu Thai, con i suoi 136 deputati.

La coalizione pro-democrazia, strutturata attorno al Pheu Thai, rappresenta un’opposizione importante. Ciononostante, i militari dispongono di un importante vantaggio: i 250 senatori, indispensabili alla nomina del premier, vengono nominati dall’esercito. Il Palang Pracharat dovrà quindi tentare di reclutare solamente 11 altri parlamentari per poter formare un governo. Un compito non impossibile visto l’elevato numero di piccoli partiti ancora indecisi su quale linea adottare.

Fonte: Le Monde
Link: https://www.lemonde.fr/international/article/2019/05/08/en-thailande-le-parti-de-la-junte-au-pouvoir-va-avoir-besoin-d-allies-pour-gouverner_5459711_3210.html

9 maggio, Mar Cinese Meridionale – Filippine, Stati Uniti, Giappone ed India conducono esercizi militari nel Mar Cinese Meridionale

Le forze navali di Stati Uniti, Filippine, Giappone e India hanno condotto delle esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale, lanciando così un messaggio alle volontà espansionistiche di Pechino. “Esercitazioni con i nostri alleati, partner ed amici nella regione sono delle opportunità per migliorare i nostri rapporti” ha dichiarato il comandante Andrew Klung.

La marina statunitense ha dichiarato di condurre operazioni di libertà di navigazione in ogni parte del mondo, anche in acque rivendicate dai propri alleati.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/us-japan-india-and-philippines-challenge-beijing-with-naval-drills-in-the-south-china

10 maggio, Thailandia – Tre attivisti tailandesi scomparsi dopo avere criticato la monarchia

Secondo alcuni gruppi per i diritti umani tre attivisti thailandesi sarebbero scomparsi dopo essere stati arrestati in Vietnam. Gli uomini sono stati accusati di aver insultato la monarchia thailandese. Il vicepremier thailandese Prawit Wongsuwon ha dichiarato che gli attivisti non siano sul suolo thailandese. Nonostante ciò, i tre uomini sarebbero stati trasferiti dal Vietnam alla Thailandia due giorni prima.

La Thailandia possiede tra le leggi più severe al mondo contro gli atti di lesa maestà. Dall’arrivo della giunta militare nel 2014 sono aumentate le denunce per gli insulti alla corona, usate come strumento per silenziare gli oppositori. Nel mese di gennaio sono stati ritrovati in Laos i cadaveri di due critici del governo e della famiglia reale.

Fonte: The South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3009772/three-thai-activists-accused-insulting-king-have

11 maggio, Filippine – Risultati sicuri per Duterte alle elezioni del mid-term

Lunedì prossimo oltre 60 milioni di filippini dovranno eleggere 12 senatori e 18.000 funzionari locali. Secondo gli ultimi sondaggi, i candidati sostenuti dal presidente filippino Rodrigo Duterte dovrebbero vincere le prossime elezioni del midterm senza una reale opposizione. Solo un candidato dell’opposizione sembra in grado di entrare in senato, ma con un breve margine.

Malgrado la sanguinosa guerra alla droga, nella quale sono morte migliaia di persone, scarso riguardo per i diritti umani, caccia agli oppositori e retorica pro-Cina, Duterte rimane immensamente popolare in tutto il paese. Circa quattro filippini su cinque si dichiarano soddisfatti dell’operato del governo.

Tra i candidati alle cariche più importanti sono presenti uomini e donne politicamente indebitate con il presidente. Il risultato sarà quindi, molto probabilmente, totalmente in favore di Duterte, che potrà proseguire la sua agenda senza reale opposizione.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/dutertes-candidates-set-to-sweep-midterm-elections

12 maggio, Birmania – Suu Kyi si oppone al rilascio dei giornalisti della Reuters

Il più grande ostacolo al rilascio dei due giornalisti della Reuters imprigionati in Birmania è la leader civile e vincitrice del premio Nobel Aung San Suu Kyi. I reporter sono stati arrestati a dicembre del 2017 dopo aver scoperto una fossa comune nello stato di Rakhine, dove i militari birmani sono accusati di genocidio nei confronti dei Rohingya musulmani. Più volte gli emissari diplomatici hanno sollevato richieste di liberazione per Wa Lone e Kyaw Soe Oo, liberati la scorsa settimana dopo oltre un anno di detenzione.

Tuttavia, Suu Kyi è sempre stata una convinta sostenitrice della colpevolezza dei giornalisti, coinvolti in un’intervista sulla minoranza etnica Rohingya. In un’intervista ad una televisione giapponese la donna ha dichiarato la colpevolezza dei reporter prima che la corte avesse deliberato una sentenza. Essa ha sfidato in seguito le incessanti pressioni della Reuters, del governo americano e gli altri paesi occidentali.

Le tensioni venutesi a creare con gli altri Paesi hanno avuto recentemente effetto. Dopo che la corte suprema birmana ha confermato la condanna di Wa Lone e Kyaw Soe Oo, il portavoce della leader ha suggerito alle famiglie dei giornalisti di non presentare alcun appello, ma di chiedere il perdono presidenziale.

Il rilascio dei due uomini, infatti, è una rara concessione fatta dalle autorità birmane in risposta alle crescenti pressioni globali. Negli oltre sedici mesi di prigionia è stato conferito a Wa Lone e Kyaw Soe Oo il premio Pulitzer con un articolo che ha avuto risonanza globale nel condannare Suu Kyi e la Birmania.

La leader civile rimane silente sul rilascio dei giornalisti, divenuti simbolo del tentativo del governo di sopprimere la libertà di espressione.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/suu-kyi-opposed-release-of-reuters-reporters-envoys

Set Feature Image: Pxhere