solen-feyissa-Tik-tok-cina-usa

TIKTOK: DA SOCIAL MEDIA DELLA GENERAZIONE Z A TERRENO DI SCONTRO DELLA GUERRA TECH USA-CINA

Stefania Lorenzi

Il Presidente USA uscente Donald Trump ha firmato lo scorso 6 agosto 2020 un ordine esecutivo per impedire alle aziende e ai cittadini americani di eseguire qualsiasi tipo di transazione con ByteDance, l’azienda che gestisce il popolare social network TikTok, e con WeChat, l’app di messaggistica più diffusa in Cina[1].  Il provvedimento si basa sulla convinzione che entrambe le app abbiano dei legami con il Partito Comunista Cinese e che possano accedere ai dati degli utenti americani, mettendo così a serio rischio l’integrità e la sovranità del Paese. Gli Stati Uniti non sono il primo stato in cui la piattaforma TikTok è stata ritenuta una minaccia alla sicurezza nazionale; infatti, il 29 giugno 2020 l’India ha messo al bando circa 59 app di origine cinese (tra cui TikTok, WeChat, il gioco Clash of Kings e le mappe Baidu) sulla base delle stesse premesse[2].

Le accuse di India e USA hanno sicuramente un fondamento di verità, ovvero la legge cinese sulla cybersecurity implementata nel giugno del 2017, la quale richiede alle aziende cinesi di collaborare con il governo in caso di richieste riguardanti i dati immagazzinati in Cina[3]. In base a questa legge, le aziende cinesi del mondo tech potrebbero essere costrette a condividere con Pechino l’enorme quantità di dati che hanno a disposizione sugli utenti, dal tracciamento facciale alla localizzazione e alle preferenze su internet[4].

Byte Dance, il gruppo che ha creato TikTok, sta cercando da molto tempo di rassicurare la comunità internazionale riguardo i suoi presunti legami con il governo, affermando che i centri dati sono situati esclusivamente negli Stati Uniti e a Singapore e che si rifiuterebbe di collaborare con Pechino nell’eventualità di una futura richiesta di dati[5]. In più, lo scorso 7 luglio, nel momento dell’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong, ByteDance ha annunciato il ritiro dalla città per dimostrare la propria indipendenza dal governo centrale[6].

Ad ogni modo, il fatto che l’azienda non sia favorevole all’idea di condividere i propri dati con il governo non significa che l’eventualità sia da escludere: ByteDance rimane comunque un’azienda cinese e in quanto tale è chiamata a rispondere alle leggi del Paese[7].

Fatte queste premesse, di primo impatto sembra assurdo che un ente come il CFIUS (Comitato sugli Investimenti Esteri negli Stati Uniti) venga chiamato ad investigare le implicazioni per la sicurezza nazionale di un social network che viene principalmente utilizzato dagli adolescenti per postare balletti e video comici, dal momento che le tematiche di dati e privacy – per quanto importanti siano – rappresentano raramente una minaccia alla sovranità e all’integrità territoriale di un Paese[8]. La gravità dei provvedimenti presi nei confronti del social dimostrano che TikTok è molto di più di un’app per adolescenti e ha un valore simbolico grandissimo sia per la Cina che per gli Stati Uniti, tanto da diventare il nuovo terreno di scontro della guerra tecnologica tra i due paesi.

Per questo motivo, per interpretare correttamente i fatti degli ultimi mesi e riflettere sugli scenari che si apriranno con l’inizio della Presidenza Biden, è necessario chiarire da un lato i motivi profondi dell’ostilità degli Stati Uniti nei confronti di TikTok, e dall’altro le cause storiche della rivalità tra i due paesi in ambito tecnologico e digitale.

CHE COS’È TIKTOK E COSA RAPPRESENTA PER GLI USA?

Il gruppo ByteDance, proprietario di TikTok, è stato fondato nel 2012 da Zhang Yiming, imprenditore e ex-manager Microsoft. Il primo social lanciato dal gruppo, chiamato Neihan Duanzi, ha raggiunto 200 milioni di utenti nel 2017 ed è stato chiuso l’anno successivo dopo degli scontri con il governo dovuti ad alcuni contenuti inappropriati presenti sulla piattaforma[9]. ByteDance ha continuato comunque le proprie attività, lanciando prima Toutiao (uno dei principali aggregatori di notizie in Cina) e poi, nel 2016, Douyin, la cui versione internazionale TikTok è stata lanciata nel 2017. Nello stesso anno ByteDance ha acquisito l’app Musical.ly e l’ha fusa con TikTok[10], ampliando così il bacino di utenza e sancendo definitivamente il successo del social, soprattutto tra la Generazione Z.

L’app è stata la più scaricata al mondo nel 2020 e ha raggiunto a settembre un totale di 800 milioni di utenti attivi, di cui decine di milioni solo negli Stati Uniti[11]. In più, grazie al formato short video con cui gli utenti ballano, partecipano a challenge e divulgano informazioni di varia natura, la piattaforma registra un engagement altissimo tra gli utenti e tempi di permanenza medi stellari (superiori a 52 minuti al giorno).

I motivi dell’ostilità di Washington nei confronti di TikTok sono scritti nella sua storia e sono da un lato il suo successo internazionale, e dall’altro la altissima componente di innovazione, che lo rende un social completamente nuovo e addirittura imitato dai suoi competitor (vedi Instagram Reels).

Infatti, TikTok è la prima app cinese ad ottenere successo a livello globale e ad esercitare un’influenza significativa sulla cultura e sui costumi degli americani[12], abituati di solito ad essere trend-setter per il resto del mondo sia dal punto di vista tecnologico che culturale.

Un fatto del genere ha implicazioni fortissime, perché indica agli Stati Uniti che la Cina ha completato definitivamente la sua ascesa e che ha ora una classe imprenditoriale capace non solo di generare idee e ricchezza, ma anche di affermarsi con successo sul mercato internazionale[13]. Gli Stati Uniti hanno voluto credere per molto tempo che un governo autoritario che pratica la censura sia incompatibile con l’innovazione digitale[14] e che, per questo motivo, la Cina fosse destinata a rimanere un copycat in ambito tecnologico. Il caso TikTok distrugge questa credenza e anzi dimostra che la Cina ha tutte le carte in regola per sfidare la leadership tecnologica detenuta finora dagli USA, creando prodotti talmente innovativi da diventare parte integrante della vita quotidiana di molti americani.

In più, TikTok non è la sola app cinese ad essere rivoluzionaria: WeChat, pur non avendo una base di utenti altrettanto globale, è una delle app più innovative che esistano al mondo, perché copre una vasta gamma di business differenti: è in parte servizio di messaggistica, in parte social network e offre anche videogiochi, mappe, servizi di pagamento e di ride-hailing, tutto all’interno della stessa app[15].

Se TikTok decidesse in futuro di seguire la stessa strategia di WeChat e aprirsi anche al business dei pagamenti, allora le implicazioni sarebbero molto più grosse di quelle relative alla protezione dei dati, dal momento che ottenere il controllo dei pagamenti a livello globale significa guadagnare un’influenza notevole su tutte le questioni finanziarie e la facoltà di imporre sanzioni agli altri paesi[16]. Fino ad ora, gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo che è riuscito – con servizi come Visa e Mastercard – ad avere questo tipo di influenza a livello globale. Se TikTok si espandesse in futuro anche a questo business, riuscirebbe a sfidare l’egemonia degli USA in un ambito ulteriore, e ciò è chiaramente fuori discussione per gli Stati Uniti.

L’ostilità nei confronti dell’app è quindi dovuta alla sua capacità di innovare, ottenere successo internazionale, influenzare i costumi e alla possibilità di espandersi verso altri business. Tuttavia, le tensioni tra Cina e USA in ambito tecnologico hanno radici molto più profonde e sono dovute ad un mix di fattori: in primo luogo, i fatti storici che hanno portato all’ascesa economica della Cina; in secondo luogo, il piano Made in China 2025 per l’affermazione del Paese come una potenza tecnologica e innovatrice; in terzo luogo, l’aggressività di Trump e l’assertività di Xi Jinping in politica estera; infine, gli stereotipi e i preconcetti che continuano a guidare le interpretazioni delle azioni della Cina da parte dei Paesi Occidentali.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA RIVALITÀ USA-CINA IN AMBITO TECNOLOGICO?

La cooperazione in materia di scienza e tecnologia è stata per molto tempo una parte integrante delle relazioni sino-americane[17]. Dopo la guerra fredda e con la globalizzazione, i paesi occidentali hanno iniziato a trasferire parte della loro produzione in Cina per approfittare della manodopera a basso costo e delle minori tutele in ambito di diritti ambientali e sindacali[18]. La Cina ha accolto con piacere sul suo territorio le imprese straniere perché era consapevole che, per far crescere la propria economia, aveva bisogno di mettere a servizio la propria manodopera per acquisire sapere scientifico e tecnologico dall’Occidente[19]. Questo scambio ha facilitato l’ingresso della Cina nel sistema economico globale, e poi, dopo la crisi del 2008, anche l’inizio della sua ascesa[20]. Da questo momento in avanti, la Cina decide di investire la grande quantità di capitale a sua disposizione per acquisire aziende occidentali in difficoltà economiche ed avere accesso a nuove tecnologie da trasferire sul territorio nazionale, iniziando a far sorgere dubbi sulle sue motivazioni e generando scontento nella comunità internazionale. Così inizia la competizione tra la Cina e gli USA e i primi tentativi da parte degli Stati Uniti di contenere la crescita cinese, soprattutto nel settore hi-tech dove gli USA sono leader indiscussi[21].

Le tensioni tra i due Paesi diventano più gravi nel 2015, con l’introduzione della strategia Made in China 2025 da parte di Pechino. Il piano è finalizzato a concretizzare il passaggio della Cina da paese con manodopera low cost a potenza innovatrice e, per questo motivo, settori come la robotica, l’information technology e le biotecnologie sono stati dichiarati prioritari dal governo[22]. Questo piano ha innescato la miccia per la guerra commerciale e tecnologica tra i due paesi, perché è stato interpretato dagli USA come la dimostrazione che la Cina stia cercando di accedere in modo illecito alle informazioni delle aziende statunitensi al fine di accelerare la propria crescita e raggiungere l’obiettivo[23]. Già durante l’amministrazione Obama sono stati intrapresi i primi interventi più strutturati per contenere la Cina, impedendole attivamente di investire nell’industria dei semiconduttori e di accedere in altri modi alla tecnologia, ma la guerra vera e propria inizia solo con l’avvento di Trump [24].  Egli, infatti, ha trasformato Pechino da partner un po’ problematico a un nemico vero e proprio, che vuole rubare segreti, lavoro e tecnologia agli americani[25].

Sicuramente, l’approccio di Xi Jinping negli ultimi anni non è stato dei più rassicuranti: il presidente, infatti, ha assunto una posizione sempre più assertiva, intensificando il controllo statale sulle nuove tecnologie, rafforzando il Great Firewall e prendendo posizioni sempre più nette su questioni internazionali[26]. Tuttavia, molte delle accuse rivolte dagli Stati Uniti non si basano su prove concrete, ma più che altro su una serie di stereotipi e preconcetti dovuti al sistema politico cinese. Infatti, la comunità internazionale tende ad associare il fatto che la Cina sia un paese comunista all’idea che ogni decisione del governo debba essere mossa da motivazioni politiche e ideologiche, invece che a considerazioni economiche ragionevoli finalizzate a massimizzare i profitti e migliorare il mercato domestico. Secondo questa visione, chiunque con un passaporto cinese potrebbe essere una spia per conto del governo o potrebbe essere convinto a diventarlo in qualsiasi momento[27].

Mentre è certamente vero che la Cina sia determinata a sfidare l’egemonia statunitense e affermarsi come prima potenza mondiale, non esistono attualmente prove che il governo cinese stia rubando dati o stia mettendo in pratica trasferimenti forzati di tecnologia[28]. Gran parte del discorso di Trump sul tema Cina si basa su una politicizzazione di questioni economiche[29]: esagerando i rischi relativi alla privacy e alla sicurezza nazionale di un’app come TikTok e catalogandola come strumento di cospirazione governativa, gli USA riescono a rovinare la reputazione del Paese e a rendere più difficile l’accesso di altre aziende cinesi sul mercato internazionale, mascherando simultaneamente la vera motivazione della loro ostilità: la paura che un Paese ancora in via di sviluppo e con un sistema politico diametralmente opposto possa risultare vincitore di questa guerra per l’egemonia.

COSA SUCCEDERÀ ALLE RELAZIONI USA-CINA CON L’ARRIVO DI BIDEN?

 L’elezione di Joe Biden come 46° Presidente degli Stati Uniti d’America è stata vista da alcuni come l’occasione perfetta per allentare le tensioni e procedere alla ricostruzione di una partnership tra i due Paesi. In realtà, avere un approccio fermo nei confronti della Cina è forse l’unico punto su cui repubblicani e democratici sono d’accordo[30], per cui è ragionevole pensare che la politica di Joe Biden non si allontanerà molto nella sostanza dalla direzione presa da Trump, anche se naturalmente cambieranno i toni e i modi[31]. La Cina è consapevole di ciò e non si aspetta una distensione nei rapporti fra i due paesi, ma spera che Biden sia un avversario meno imprevedibile e più disposto a trovare un equilibrio duraturo[32]. Biden e Xi Jinping si sono già incontrati di persona nel 2011, quando erano entrambi vicepresidenti dei rispettivi paesi, e avevano sviluppato un buon rapporto personale. Di recente, però, Biden non si è espresso in maniera favorevole su Xi: lo ha definito “un teppista” e ha espresso la necessità di allearsi con altri paesi per contenere efficacemente la Cina[33]. È possibile, quindi, che il lavoro di politica estera di Biden sarà finalizzato a ricostruire le relazioni con gli alleati storici degli USA e con gli altri paesi del continente asiatico al fine di creare una coalizione a livello internazionale per fare pressione alla Cina e isolarla.

NOTE

[1] NEPORI, Andrea, Trump firma l’ordine che mette al bando WeChat e TikTok. Pechino: manipolazione politica e repressione, https://www.lastampa.it/esteri/2020/08/07/news/trump-firma-l-ordine-che-mette-al-bando-wechat-e-tiktok-pechino-manipolazione-politica-e-repressione-1.39169521, La Stampa, 7 agosto 2020

[2] BABONES, Salvatore, TikTok really is the central front in the U.S.-China Tech War, https://foreignpolicy.com/2020/07/22/tiktok-china-security-tech-war/, Foreign Policy, 22 luglio 2020

[3] SHU, Caterine, TikTok, WeChat and the growing digital divide between the US and China, https://techcrunch.com/2020/09/22/tiktok-wechat-and-the-growing-digital-divide-between-the-u-s-and-china/, TechCrunch, 22 Settembre 2020

[4] SCIORATI, Giulia, USA-Cina: il caso TikTok, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-cina-il-caso-tiktok-27157, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 3 agosto 2020

[5] SHU, Caterine, Op. Cit.

[6] SCIORATI, Giulia, Op. Cit.

[7] SHU, Caterine, Op. Cit.

[8] BABONES, Salvatore, Op. Cit.

[9] SHU, Caterine, Op. Cit.

[10] Ibidem

[11] SCIORATI, Giulia, Op. Cit.

[12] SHU, Caterine, Op. Cit.

[13]FANNIN, Rebecca, The strategy behind TikTok global rise, https://hbr.org/2019/09/the-strategy-behind-tiktoks-global-rise, Harvard Business Review, 13 Settembre 2019

[14] RAUHALA, Emily, America wants to believe China can’t innovate. Tech tells a different story, https://www.washingtonpost.com/world/asia_pacific/america-wants-to-believe-china-cant-innovate-tech-tells-a-different-story/2016/07/19/c17cbea9-6ee6-479c-81fa-54051df598c5_story.html, The Washington Post, 19 July 2016

[15] SHU, Caterine, Op. Cit.

[16] Ibidem

[17] SUN, Haiyong, U.S.-China Tech War: Impacts and Prospects, https://www.worldscientific.com/doi/pdf/10.1142/S237774001950012X, China Quarterly of International Strategic Studies, Vol. 5, No. 2, 197–212, 2019

[18] SUN, Haiyong, Op.Cit.

[19] XIAOPING, Deng, Uphold the four cardinal principles, Selected Works of Deng Xiaoping (1975-1982), Translated by The Bureau for Translation of the Works of Marx, Engels, Lenin and Stalin, Foreign Language Press, Beijing, 1984.

[20] SUN, Haiyong, Op.Cit.

[21] Ibidem

[22] YU, Jie, US-China Competition: Trade Wars for Technological Supremacy, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/us-china-competition-trade-wars-technological-supremacy-21114, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 3 Agosto 2018

[23] YU, Jie, Op.Cit.

[24] SUN, Haiyong, Op.Cit.

[25] SCHUMAN, Michael, Why America is Afraid of TikTok, https://www.theatlantic.com/international/archive/2020/07/tiktok-ban-china-america/614725/, The Atlantic, 30 July 2020

[26] Ibidem

[27] SCHUMAN, Michael, Op.Cit.

[28] SUN, Haiyong, Op.Cit.

[29] Ibidem

[30] SCHUMAN, Michael, Op.Cit.

[31]ISPI, L’America di Biden: lo scontro con la Cina continua, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lamerica-di-biden-lo-scontro-con-la-cina-continua-28076, 07 novembre 2020

[32] BERTI, Riccardo, ZUMERLE, Franco, Usa vs Cina: ecco come cambierà la guerra tech con la presidenza Biden, https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/usa-vs-cina-ecco-come-cambiera-la-guerra-tech-con-la-presidenza-biden/, Agenda Digitale, 16 Novembre 2020

[33] Ibidem

 

FONTI

BABONES, Salvatore, TikTok really is the central front in the U.S.-China Tech War, https://foreignpolicy.com/2020/07/22/tiktok-china-security-tech-war/, Foreign Policy, 22 luglio 2020

BERTI, Riccardo, ZUMERLE, Franco, Usa vs Cina: ecco come cambierà la guerra tech con la presidenza Biden, https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/usa-vs-cina-ecco-come-cambiera-la-guerra-tech-con-la-presidenza-biden/, Agenda Digitale, 16 Novembre 2020

FANNIN, Rebecca, The strategy behind TikTok global rise, https://hbr.org/2019/09/the-strategy-behind-tiktoks-global-rise, Harvard Business Review, 13 Settembre 2019

ISPI, L’America di Biden: lo scontro con la Cina continua, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/lamerica-di-biden-lo-scontro-con-la-cina-continua-28076, 07 novembre 2020

NEPORI, Andrea, Trump firma l’ordine che mette al bando WeChat e TikTok. Pechino: manipolazione politica e repressione, https://www.lastampa.it/esteri/2020/08/07/news/trump-firma-l-ordine-che-mette-al-bando-wechat-e-tiktok-pechino-manipolazione-politica-e-repressione-1.39169521, La Stampa, 7 agosto 2020

RAUHALA, Emily, America wants to believe China can’t innovate. Tech tells a different story, https://www.washingtonpost.com/world/asia_pacific/america-wants-to-believe-china-cant-innovate-tech-tells-a-different-story/2016/07/19/c17cbea9-6ee6-479c-81fa-54051df598c5_story.html, The Washington Post, 19 July 2016

SCHUMAN, Michael, Why America is Afraid of TikTok, https://www.theatlantic.com/international/archive/2020/07/tiktok-ban-china-america/614725/, The Atlantic, 30 July 2020

SCIORATI, Giulia, USA-Cina: il caso TikTok, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-cina-il-caso-tiktok-27157, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 3 agosto 2020

SHU, Caterine, TikTok, WeChat and the growing digital divide between the US and China, https://techcrunch.com/2020/09/22/tiktok-wechat-and-the-growing-digital-divide-between-the-u-s-and-china/, TechCrunch, 22 Settembre 2020

SUN, Haiyong, U.S.-China Tech War: Impacts and Prospects, https://www.worldscientific.com/doi/pdf/10.1142/S237774001950012X, China Quarterly of International Strategic Studies, Vol. 5, No. 2, 197–212, 2019

 YU, Jie, US-China Competition: Trade Wars for Technological Supremacy, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/us-china-competition-trade-wars-technological-supremacy-21114, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 3 Agosto 2018

XIAOPING, Deng, Uphold the four cardinal principles, Selected Works of Deng Xiaoping (1975-1982), Translated by The Bureau for Translation of the Works of Marx, Engels, Lenin and Stalin, Foreign Language Press, Beijing, 1984

 

(Featured image source: Solen Feyissa)