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Rassegna settimanale 24-30 gennaio 2022: Sud-est asiatico

24 gennaio, Thailandia – Il “Blue Diamond Affair” della Thailandia sotto i riflettori mentre Prayuth visita l’Arabia Saudita

Thailandia e Arabia Saudita terranno i loro primi colloqui ad alto livello da decenni martedì, quando il primo ministro Prayuth Chan-ocha si recherà a Riyadh, più di 30 anni dopo che una disputa diplomatica legata ad un furto di gioielli da 20 milioni di dollari aveva inasprito le relazioni tra i due paesi. Il “Blue Diamond Affair”, come divenne noto, iniziò con l’addetto alle pulizie thailandese Kriangkrai Techamong, che nel 1989 rubò un tesoro di gemme preziose dal palazzo del suo datore di lavoro, il principe Faisal bin Fahd, figlio maggiore del re Fahd dell’Arabia Saudita. La polizia thailandese aveva successivamente restituito alcuni dei gioielli, ma i funzionari sauditi avevano affermato che la maggior parte di essi erano falsi, mentre rimane tutt’oggi ancora ignoto dove si trovi la gemma più preziosa tra quelle sottratte, un raro diamante blu da 50 carati che si dice abbia le dimensioni di un uovo.

Il furto dei gioielli – che si ritiene pesassero più di 90 kg in totale e portati fuori di nascosto dal palazzo saudita nel giro di poche settimane – rimane uno dei più grandi misteri irrisolti della Thailandia ed è stato seguito da una sanguinosa scia di morte che ha visto implicati alcuni dei massimi generali della polizia della nazione del Sud-Est Asiatico. Un anno dopo il furto, tre diplomatici sauditi in Thailandia sono stati uccisi in tre diversi omicidi nella stessa notte. Un mese dopo, Mohammad al-Ruwaili, un uomo d’affari saudita con legami con la famiglia reale del regno mediorientale, è scomparso mentre si trovava in Thailandia per indagare sul furto. La sua scomparsa è stata il catalizzatore che ha portato al raffreddamento delle relazioni diplomatiche tra Riyadh e Bangkok. Da allora l’Arabia Saudita non ha inviato un ambasciatore in Thailandia e continua a limitare i viaggi tra i due paesi, riducendo le opportunità per i lavoratori thailandesi e limitando il turismo. Prima del furto infatti, fino a 200.000 thailandesi lavoravano in Arabia Saudita, ma da allora questo numero è sceso a poche migliaia.

Un ricercatore del Thailand Studies Program dell’ISEAS di Singapore-Yusof Ishak Institute, Termsak Chalermpalanupap, ha affermato che Prayut avrebbe ricevuto preventivamente informazioni sui significativi risultati positivi che lo aspetterebbero a Riyadh, per aver accettato di intraprendere un viaggio del genere durante la pandemia. Secondo lo studioso, l’invito di Riyadh avrebbe segnalato “una nuova politica dell’Arabia Saudita per normalizzare i legami con la Thailandia”, che sarebbe particolarmente positiva per Prayut anche alla luce delle difficoltà politiche che sta affrontando il suo governo.

Le basi per la visita di stato erano state gettate già all’inizio del 2020, quando il Ministro degli Esteri thailandese, Don Pramudwinai, aveva tenuto colloqui con il suo omologo saudita volti alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Un ricercatore della Chulalongkorn University specializzato nel Medio Oriente, Srawut Aree, aveva sottolineato le opportunità presentate dalla “Saudi Vision 2030”, una politica che cerca di diversificare l’economia dell’Arabia Saudita dal petrolio e promuovere nuove partnership economiche. Lo studioso aveva sottolineato che, negli ultimi 30 anni, ogni governo thailandese aveva cercato di normalizzare i legami con l’Arabia Saudita, ma senza ottenere risultati a causa dei fattori politici in gioco o di tempistiche sbagliate. Ora l’Arabia sarebbe invece pronta, visto che ambisce a crearsi un nuova immagine nella comunità internazionale e che la Thailandia ha mostrato di nuovo di voler migliorare la situazione, dato che intrattiene buoni rapporti con tutti i paesi musulmani, con l’unica eccezione appunto dell’Arabia Saudita.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/week-asia/politics/article/3164502/thailands-blue-diamond-affair-jinxed-its-saudi-arabia-ties

25 gennaio, Indonesia e Singapore – Firmati trattati strategici su difesa ed estradizione

L’Indonesia e Singapore hanno firmato una serie di accordi strategici e diplomatici che sembrano segnare un punto di svolta nelle relazioni tra i due vicini del Sud-Est Asiatico. L’accordo sulla cooperazione in materia di difesa, insieme ai trattati separati sull’estradizione e sui diritti dello spazio aereo, è stato firmato in presenza del presidente indonesiano Joko Widodo e del primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong. “Sono stati nella nostra agenda bilaterale per diversi decenni, abbiamo lavorato insieme e discusso molte volte prima”, ha dichiarato Lee in una conferenza stampa congiunta con Widodo.

La cerimonia della firma svoltasi sull’isola turistica indonesiana di Bintan, vicino a Singapore, ha infatti fatto seguito a lunghe e difficili trattative. Un accordo di difesa simile era stato firmato per la prima volta dai due paesi nell’aprile 2007, ma non era entrato in vigore a causa dell’opposizione del parlamento indonesiano. Avendo questa volta delineato un nuovo spazio aereo e stabilito accordi di estradizione che soddisfano molte delle richieste di Giacarta, si prevede che i legislatori indonesiani, la maggior parte dei quali appartiene al blocco al governo, approvino i nuovi trattati.
Il trattato di estradizione darà a Giacarta la possibilità di far tornare in Indonesia i fuggitivi che hanno trovato rifugio nella città-stato e perseguire gli uomini d’affari indonesiani di alto profilo accusati di aver sottratto miliardi di dollari dopo la crisi finanziaria del 1997-1998 che erano fuggiti proprio nella vicina Singapore, se i trattati saranno ratificati dai legislatori di entrambi i paesi.

L’accordo di cooperazione nel settore della difesa aumenterà in modo significativo la capacità di Singapore di svolgere esercitazioni navali e militari in mezzo alle tensioni regionali dovute all’ascesa della Cina. La città-stato dell’isola manca infatti di spazio marittimo, terrestre e aereo per addestrare efficacemente i suoi militari. L’Indonesia, che detiene vaste aree terrestri e marittime, ha accettato di consentire a Singapore di svolgere esercitazioni navali con altre nazioni nell’area di Bravo nel Mar Cinese Meridionale quattro volte l’anno, condizioni che in precedenza avevano irritato i legislatori indonesiani. In cambio, Singapore ha accettato di limitare i suoi diritti sullo spazio aereo e di cedere il controllo del traffico aereo nella regione di Riau e in alcune parti del Borneo indonesiano, aree che l’Organizzazione per l’Aviazione Civile Internazionale aveva sottoposto all’autorità aeronautica di Singapore nel 1946 nonostante la successiva opposizione dell’Indonesia. Secondo il nuovo schema Flight Information Region (FIR), i diritti aerei di Singapore si estenderebbero solo fino entro 90 miglia nautiche dallo spazio aereo dell’Indonesia.

Il singaporiano Lee ha presentato gli accordi come la chiave per portare avanti le relazioni bilaterali:”Una volta implementato, l’accordo FIR soddisferà le esigenze dell’aviazione civile di entrambi i paesi. Il trattato di estradizione rafforzerà la cooperazione nella lotta alla criminalità e invierà un segnale chiaro e positivo agli investitori, mentre l’accordo sulla difesa rafforzerà la cooperazione tra le nostre forze armate.”

Fonte : AP News
Link : https://apnews.com/article/asia-indonesia-southeast-asia-jakarta-joko-widodo-a18bea3329c65188f02f8c11ccabe29b

26 gennaio, ASEAN – Il Primo Ministro della Cambogia esorta il capo della giunta birmana ad acconsentire agli aiuti umanitari e alla visita di un inviato nel paese

Il primo ministro cambogiano Hun Sen ha esortato il sovrano militare del Myanmar a consentire la visita di un inviato speciale dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) e permettere l’accesso agli aiuti umanitari, stando a quanto affermato mercoledì da un funzionario.

Kao Kim Hourn, segretario di stato presso il ministero degli Esteri della Cambogia, ha detto ai giornalisti che Hun Sen, in qualità di presidente dell’ASEAN, ha tenuto un incontro in videochiamata con il Generale Min Aung Hlaing e gli ha chiesto di rispettare quanto stabilito nell’accordo in cinque punti per affrontare la situazione di conflitto in Myanmar. L’accordo, stipulato in un incontro faccia a faccia di Min Aung Hlaing con i leader dell’ASEAN nell’aprile dello scorso anno, prevede l’impegno a cessare le ostilità, garantire l’accesso umanitario e sostenere un dialogo inclusivo.

“Ha chiesto a Sua Eccellenza Min Aung Hlaing di acconsentire a che un inviato speciale dell’ASEAN possa in futuro visitare il Myanmar per la prima volta”, ha detto Kao Kim Hourn.”Ha fatto appello a tutte le parti, compreso il governo del Myanmar, affinché cessino le violenze e raggiungano un cessate il fuoco” e ha invitato il Generale a unirsi ai paesi dell’ASEAN nel fornire aiuti umanitari “alle persone che in Myanmar ne hanno più bisogno”.

Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/world/asia-pacific/cambodia-pm-urges-myanmar-junta-chief-allow-aid-envoy-visit-2022-01-26/

27 gennaio, Myanmar – L’australiana Woodside Petroleum si ritira dai progetti in Myanmar

L’australiana Woodside Petroleum ha deciso di ritirarsi dai progetti in Myanmar, a seguito della simile decisione di Total e Chevron della scorsa settimana.

Woodside ha messo sotto esame tutte le sue attività in Myanmar dopo che i militari hanno preso il potere un anno fa e giovedì ha annunciato di aver già rinunciato ad alcuni dei suoi permessi di ricerca, mentre si prepara a terminare l’attività nel paese. Continuare il lavoro in Myanmar “non era più un’opzione praticabile”, ha dichiarato il suo amministratore delegato Meg O’Neill.

Aziende operanti in vari settori si stanno ritirando dal Myanmar a causa degli avvertimenti che le sanzioni nei confronti del paese potrebbero estendersi oltre quelle specifiche imposte dagli Stati Uniti e dagli altri paesi occidentali dopo il colpo di stato, andando così ad aumentare in generale i rischi nel fare affari in Myanmar o con le imprese birmane, anche con quelle che non sono di proprietà statale o legate all’esercito.

Un avviso emesso mercoledì dai Dipartimenti di Stato, del Tesoro, del Commercio, della Sicurezza Interna e dall’ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti mette in guardia dagli ampi rischi associati a molti tipi di operazioni commerciali, comprese le importazioni di indumenti e altri prodotti la cui produzione potrebbe essere legata allo sfruttamento del lavoro forzato o minorile. È stato inoltre consigliato ad imprese ed istituzioni finanziarie di intensificare i controlli per prevenire l’eventuale coinvolgimento nel finanziamento di persone sanzionate o entità militari, nel riciclaggio di denaro e in altre violazioni.

Fonte : AP News
Link : https://apnews.com/article/business-australia-myanmar-thailand-aung-san-suu-kyi-e9320a301ec7c57b774d7b23f7f42e00

28 gennaio, Nazioni Unite – Il rappresentante cinese all’ONU afferma che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe cercare di scongiurare la guerra civile in Myanmar

L’ambasciatore cinese alle Nazioni Unite ha affermato che l’obiettivo principale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel Myanmar dilaniato dai conflitti dovrebbe essere quello di evitare l’escalation delle violenze e lo scoppio di una guerra civile. Zhang Jun ha detto a diversi giornalisti, dopo che il Consiglio ha ascoltato i briefing a porte chiuse dei nuovi inviati per il Myanmar dell’ASEAN e delle Nazioni Unite, che spera che i loro sforzi e quelli di tutti gli altri “possano davvero contribuire a calmare la situazione”.

Quasi un anno fa, il 1° febbraio 2021, l’esercito del Myanmar ha preso il potere dal governo eletto di Aung San Suu Kyi. La sua acquisizione è stata rapidamente accolta da manifestazioni non violente a livello nazionale, che le forze di sicurezza hanno represso con forza brutale, uccidendo oltre 1.400 civili, secondo un elenco dettagliato compilato dall’Associazione di assistenza per i prigionieri politici. Le proteste pacifiche sono continuate, ma in mezzo alla dura repressione è cresciuta anche una resistenza armata, al punto che gli esperti delle Nazioni Unite hanno avvertito che il Paese potrebbe scivolare in una guerra civile.

Il gruppo regionale dell’ASEAN ha cercato di svolgere un ruolo di mediazione nella crisi del Myanmar, date le preoccupazioni su come essa potrebbe influenzare la pace regionale, e l’ambasciatore Zhang ha affermato che la Cina ritiene che dovrebbe svolgere “un ruolo cruciale”.

Ad aprile dello scorso anno, l’ASEAN aveva raggiunto il consenso su un piano in cinque punti per cercare di contribuire a ripristinare la pace e la stabilità, compreso l’arresto immediato della violenza, l’avvio di un dialogo tra tutte le parti e la nomina di un inviato speciale dell’ASEAN che visiterà il Myanmar per incontrare tutte le parti interessate. Ma il Myanmar ha fatto pochi sforzi per implementarlo.

L’ASEAN aveva impiegato mesi anche per scegliere il ministro degli Esteri del Brunei, Erywan Yusof, come suo inviato, ma egli non ha mai effettivamente visitato il Myanmar perché i militari non gli hanno permesso di incontrare Suu Kyi. A ottobre, la Cambogia ha assunto la presidenza dell’ASEAN e a metà dicembre il primo ministro Hun Sen ha nominato il ministro degli Esteri del paese, Prak Sokhonn, nuovo inviato dell’Associazione in Myanmar.

Lo stesso Hun Sen è diventato il primo leader straniero a visitare il Myanmar dopo il golpe, una visita che ha suscitato proteste in patria e critiche all’estero. Ma il ministro degli Esteri cambogiano Sokhonn ha affermato in seguito che i colloqui tra Hun Sen e il capo militare del Myanmar, il generale Min Aung Hlaing, hanno ottenuto “un risultato molto buono e positivo, con un progressivo passo avanti” nell’attuazione dell’accordo con l’ASEAN.

Zhang Jun ha dichiarato che Pechino accoglie con favore gli sforzi compiuti da Hun Sen, definendo la sua visita “abbastanza buona, abbastanza fruttuosa” e dicendo che hanno “chiesto loro di continuare a fare ulteriori sforzi”. Zhang ha anche riportato che Sokhoon ha detto al Consiglio che i membri devono comprendere il background storico del Myanmar, la sua “struttura politica unica” e il ruolo che i militari svolgono in quella struttura, e che solo sulla base di quello,si potrà trovare una soluzione.”Ad alcune persone non piace l’attuale situazione, ma penso che quello che dobbiamo anche tenere a mente è che dovremmo evitare il suo peggioramento, evitare l’aumento delle violenze, evitare una guerra civile. Questo è l’obiettivo principale che dovremmo avere in mente”, ha poi aggiunto Zhang.

La Cina accoglie con favore anche la nomina di Noeleen Heyzer come nuovo inviato speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar: “Sta parlando con gli attori chiave e ha chiesto di visitare il Myanmar, e speriamo che possa farlo”.

L’ ambasciatore britannico alle Nazioni Unite James Kariuki ha dichiarato che Heyzer cercherà di andare presto in Myanmar, “ma ci dovranno essere le giuste condizioni”, aggiungendo che è importante che il Consiglio ascolti per la prima volta i due inviati, sottolineando che hanno il suo pieno sostegno. Ha detto che il Consiglio sta lavorando a un comunicato stampa sul Myanmar che rifletta le aree di accordo. “Come il Consiglio ha sentito oggi, 14 milioni di persone hanno ora un disperato bisogno di aiuti vitali, rispetto al solo 1 milione prima del colpo di stato”, ha detto Kariuki all’Associated Press. “Più va avanti, peggio sarà. I militari devono smettere di bloccare l’accesso umanitario al paese e iniziare a onorare il proprio impegno ad attuare il consenso in cinque punti. … non ci possono essere ulteriori ritardi”.

Fonte : AP News
Link : https://apnews.com/article/business-china-asia-myanmar-global-trade-b84087d1ad317f5cb5da9b30bfc53f3c

29 gennaio, Laos – Effettuato un grande sequestro di metanfetamina mentre l’ONU segnala falle nella sicurezza

La polizia in Laos ha effettuato il secondo sequestro di metanfetamine in tre mesi, uno sviluppo che un esperto delle Nazioni Unite sul traffico illecito di droga ha dichiarato essere un segnale di una falla nella sicurezza della regione.

Jeremy Douglas, rappresentante regionale per il Sud-Est Asiatico dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), ha affermato che il sequestro di 36,5 milioni di pillole di metanfetamina nella provincia nord-occidentale di Bokeo è stato il secondo più grande nella regione, dopo che altri 55,6 milioni di pillole di metanfetamina erano state confiscate lo scorso ottobre nella stessa provincia. Douglas ha segnalato che la regione del fiume Mekong, dove è avvenuto il sequestro, sta diventando il principale luogo di produzione e traffico di droga e che richiede elevati sforzi per essere tenuta sotto controllo.

Bokeo confina con il Myanmar e la Thailandia, un’area di frontiera conosciuta come il Triangolo d’Oro, tristemente famosa per la produzione di droghe illegali. All’eroina e all’oppio si sarebbe aggiunta negli ultimi decenni anche la metanfetamina, prodotta principalmente in Myanmar, in particolare nello stato Shan. “La produzione nello Shan è alle stelle e il Laos è diventato ora una delle vie preferite dai trafficanti”, ha detto Douglas in un’e-mail. La Thailandia è un mercato importante per le droghe provenienti dal Myanmar, che vengono poi inviate anche in altri paesi. Il Laos è un paese povero, scarsamente abitato, senza sbocco sul mare, con una reputazione di corruzione che può facilitare il contrabbando.

Il Myanmar è in subbuglio dal febbraio dello scorso anno e la repressione armata che sta portando avanti contro le forze che si oppongono al governo militare ha interrotto le normali operazioni delle forze dell’ordine legate alla lotta contro la droga. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la produzione di quest’ultima è spesso associata alle minoranze etniche armate coinvolte nelle lotte politiche con il governo e talvolta anche tra di loro. “Droga e conflitto nello stato Shan sono collegati da decenni. Ma poiché la sicurezza nel paese è venuta meno, specialmente negli ultimi otto o nove mesi, abbiamo assistito a un vertiginoso aumento di forniture che ha colpito il Mekong e il sud-est asiatico. Paesi vicini come Thailandia e Laos si sono ritrovati inondati di metanfetamina negli ultimi mesi”, ha affermato Douglas, aggiungendo che se la regione vuole iniziare a rallentare i flussi di droga in uscita dal Triangolo, i governi devono tenere sotto controllo il traffico di sostanze chimiche, proteggere i confini e rendere più difficile il riciclaggio di denaro.

Fonte : AP News
Link : https://apnews.com/article/crime-asia-united-nations-southeast-asia-mekong-river-dae8acb597eb908785fa469f0f55742d

30 gennaio, Malesia – La Malesia convoca le aziende messe al bando dagli Stati Uniti con l’accusa di sfruttamento del lavoro forzato

Il Ministero delle Risorse Umane della Malesia ha dichiarato domenica che inviterà tutte le società che devono affrontare i divieti di importazione degli Stati Uniti per sospette pratiche di lavoro forzato per definire un’azione immediata contro le accuse.

Le fabbriche malesi, che includono i principali fornitori di olio di palma e guanti medici, sono state sottoposte ad un maggiore controllo in seguito alle accuse di abusi sui lavoratori migranti, che costituiscono una parte significativa della forza lavoro manifatturiera del paese.

La US Customs and Border Protection ha dichiarato venerdì che vieterà le importazioni dal produttore di guanti monouso YTY Group sulla base di informazioni secondo le le quali l’azienda avrebbe sfruttato il lavoro forzato. Si tratta del settimo divieto di questo tipo imposto contro un’azienda malese nel giro di due anni. L’agenzia ha stabilito che anche il produttore malese di olio di palma Sime Darby Plantation Bhd sfrutterebbe il lavoro forzato per portare avanti le sue attività e che i beni dell’azienda sono stati sottoposti a sequestro all’arrivo negli Stati Uniti.

Il ministro malese delle risorse umane M. Saravanan ha dichiarato che incontrerà tutte le aziende colpite dai divieti di importazione negli Stati Uniti, insieme a due produttori di guanti – WRP Asia Pacific e Top Glove Corp. – che in precedenza erano riusciti a farsi revocare tali divieti.”Gli approcci implementati da queste due società possono essere utilizzati come linee guida e per migliorare le altre aziende”, ha affermato Saravanan in una nota, aggiungendo anche di aver ordinato un’indagine immediata da parte del Ministero delle Risorse Umane e del Dipartimento del Lavoro sulla vicenda e ha annunciato provvedimenti severi contro le aziende che non sono riuscite a migliorare i loro processi produttivi.

Il ministro aveva riconosciuto che le accuse di lavoro forzato contro le aziende malesi avevano influito sulla fiducia degli investitori nel Paese e l’anno scorso la Malesia aveva annunciato un piano d’azione nazionale per il problema del lavoro forzato volto ad eliminare pratiche abusive come la schiavitù per debiti, dormitori per i lavoratori che non rispettano le norme igieniche e straordinari eccessivi entro il 2030.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysian-firms-facing-us-bans-over-forced-labour-summoned-by-ministry

 

(Featured image source: Flickr Patrick Gruban)