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Rassegna mensile giugno 2023: Sudest asiatico

Le 10 principali notizie del mese dal Sud Est Asiatico – Giugno 2023
a cura di Fabiola Frigerio

1 giugno, Myanmar – L’inviato speciale dell’ONU in Myanmar lascerà la carica questo mese

L’inviata speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar lascerà il suo incarico, ha dichiarato un portavoce del Segretario generale Antonio Guterres, dopo un mandato di 20 mesi in cui ha attirato il fuoco sia della giunta militare che dei suoi oppositori.
La sociologa singaporiana Noeleen Heyzer, nominata inviata speciale di Guterres nel Paese nell’ottobre 2021, “concluderà il suo incarico il 12 giugno”, quando scadrà il suo contratto, ha dichiarato ieri il portavoce di Guterres Stephane Dujarric.

La posizione ricorperta da Heyzer è stata creata nel 2018 in risposta alla feroce pulizia etnica delle popolazioni Rohingya nello Stato di Rakhine da parte dell’esercito del Myanmar. Dopo aver assunto l’incarico alla fine del 2021, Heyzer ha svolto l’ingrato compito di sollecitare la giunta ad avviare un dialogo politico con i suoi oppositori e a cessare le violente repressioni. Le sfide del suo mandato sono state illustrate dal viaggio che ha compiuto in Myanmar nell’agosto dello scorso anno, quando ha cercato di convincere il capo della giunta, il Gen. Min Aung Hlaing, a cessare gli attacchi aerei e gli incendi dolosi e a impegnarsi, tra l’altro, nel dialogo politico. Il suo viaggio è stato immediatamente criticato dai gruppi per i diritti umani e dagli attivisti locali in quanto infruttuoso e probabilmente utilizzato dall’esercito per rafforzare la sua pretesa di legittimità. Al contrario, parlare apertamente dei militari ha provocato una reazione opposta. Quando Heyzer ha affermato, dopo il suo viaggio in Myanmar, che “l’impegno delle Nazioni Unite non conferisce in alcun modo legittimità”, parte di una dichiarazione più lunga che descriveva la mancanza di cooperazione della giunta durante il suo viaggio, i militari hanno risposto con un proprio comunicato stampa in cui si affermava che la dichiarazione di Heyzer era “unilaterale” e aveva “creato malintesi sul Myanmar”.

Dopo il viaggio dell’agosto 2022, Heyzer ha giurato di non visitare più il Paese a meno che non le fosse permesso di incontrare la leader deposta Aung San Suu Kyi, richiesta rifiutata la prima volta, e di pubblicizzare gli incontri con i rappresentanti del GUN.
All’inizio di quest’anno, Heyzer ha sostenuto la creazione di un “Forum umanitario inclusivo” per incrementare gli aiuti transfrontalieri, con l’aiuto delle “principali organizzazioni armate etniche, del GUN e delle organizzazioni umanitarie della società civile”. Il forum, che includerebbe anche gli Stati membri, compresi i Paesi limitrofi e altri attori regionali, avrebbe lo scopo di “aprire lo spazio operativo per fornire aiuti umanitari attraverso tutti i canali disponibili” e di “identificare i modi per superare gli ostacoli che impediscono agli attori operativi di raggiungere più efficacemente i bisognosi”.

Fonte: The Diplomat
Link:https://thediplomat.com/2023/06/un-special-envoy-to-myanmar-to-step-down-this-month/#:~:text=Singaporean%20sociologist%20Noeleen%20Heyzer%2C%20who,said%20yesterday%2C%20according%20to%20AFP.

5 giugno, Sud-Est Asiatico – Secondo le Nazioni Unite, il commercio di droghe sintetiche in Asia continua ad aumentare

Nel suo rapporto annuale sul mercato asiatico delle droghe sintetiche, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) ha dichiarato che grandi quantità di metanfetamina continuano a essere prodotte nel Myanmar orientale. Questa viene poi trafficata verso il mercato mondiale attraverso la Thailandia e il Laos, oltre a nuove rotte che passano attraverso il Myanmar centrale.

I sequestri totali di metanfetamina sono tornati ai livelli pre-COVID-19, diminuendo da 171,5 tonnellate nel 2021 a poco meno di 151 tonnellate l’anno scorso, ma comunque quasi il doppio delle 82,5 tonnellate sequestrate nel 2017. In generale, la diminuzione dei sequestri può essere letta in due modi: come se riflettesse un calo della quantità di droga trafficata o il fatto che i trafficanti sono semplicemente diventati più abili nell’eludere i controlli anti-droga. Essendo l’offerta rimasta molto alta o invariata, l’UNODC sembra suggerire la seconda ipotesi. Il rapporto osserva che gli sforzi per contrastare il traffico di droga si sono intensificati nella provincia cinese dello Yunnan e lungo il confine thailandese con il Myanmar. Sebbene ciò abbia portato a un forte calo dei livelli di sequestro di metamfetamina in Cina e a una leggera diminuzione in Thailandia, questo sembra aver spinto le organizzazioni criminali a utilizzare nuove rotte, in particolare quelle marittime, per le grandi spedizioni.
Come accade dal primo decennio degli anni 2000, il rapporto dell’UNODC afferma che il principale luogo di produzione di metanfetamina in Asia è lo Stato Shan del Myanmar, che gode di una serie di “condizioni favorevoli” per la produzione di droga. Tra queste, la lontananza geografica della regione, la frammentazione delle giurisdizioni statali e la vicinanza alla Cina e ai mercati di droga e precursori del Sud-Est asiatico. “Nell’ultimo decennio, i gruppi asiatici della criminalità organizzata hanno collaborato con i gruppi armati non statali dello Shan, in particolare con quelli delle Regioni speciali (SR)”, si legge nel rapporto, che fa riferimento a quattro territori controllati dai ribelli e creati grazie al cessate il fuoco con il governo centrale alla fine degli anni Ottanta. La produzione in Myanmar è stata facilitata dal caos politico che ha seguito la presa di potere dei militari nel febbraio 2021.

Il rapporto rileva anche la crescente importanza del Laos, sia come punto di trasbordo della metanfetamina dallo Stato Shan sia come luogo di produzione della droga. L’UNODC ha rilevato una produzione minore in Cina, Indonesia, Malesia e Filippine.

Fonte: The Diplomat
Link: https://thediplomat.com/2023/06/asian-synthetic-drug-trade-continues-to-surge-un-says/#:~:text=Regional%20methamphetamine%20seizures%20dropped%20slightly,remained%20very%20high%20or%20unchanged.%E2%80%9D

8 giugno, Indonesia – L’Indonesia accusa l’UE di “imperialismo normativo” con la legge sulla deforestazione

L’Indonesia ritiene che l’Unione Europea stia conducendo un “imperialismo normativo” con la sua nuova legge sulla deforestazione, che vieta le importazioni nell’UE di una serie di prodotti legati alla distruzione delle foreste, ma le due parti continueranno ad impegnarsi in colloqui per un accordo di libero scambio.
La più grande economia del sud-est asiatico continuerà i negoziati per un accordo di partenariato economico globale (CEPA) con il blocco, insieme a consultazioni separate per risolvere le controversie sulle norme dell’UE in materia di deforestazione, ha dichiarato Airlangga Hartarto, ministro dell’economia indonesiano. Jakarta vuole chiudere presto un accordo sull’ FTA dopo sette anni di discussioni, ha detto Airlangga, ma ha sottolineato che l’Indonesia “può aspettare altri sette anni” se l’UE non è disposta a riconoscere gli standard di esportazione esistenti, come quelli sull’olio di palma sostenibile e sui prodotti in legno, nell’ambito delle norme sulla deforestazione.

Airlangga ha citato le controversie in corso con l’UE, tra cui il reclamo presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per il divieto di esportazione del minerale di nichel da parte dell’Indonesia e una causa separata presso l’OMC che l’Indonesia ha presentato per la graduale eliminazione dell’olio di palma come materia prima dei biocarburanti da parte dell’UE.

L’Indonesia è il più grande esportatore di olio di palma al mondo e un importante fornitore globale di caffè, cacao, gomma e prodotti del legno. Circa 6 miliardi di euro (6,44 miliardi di dollari) delle sue esportazioni annuali saranno interessati dalla legge sulla deforestazione, ha dichiarato Airlangga. L’Indonesia sostiene che la legge danneggerà i piccoli coltivatori di olio di palma, ostacolando gli sforzi per raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile, poiché gli agricoltori avranno difficoltà a rispettare le regole di geolocalizzazione. Teme inoltre che il fatto di essere etichettata come Paese “ad alto rischio” possa portare a ispezioni più costose per i suoi prodotti.

Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che l’UE è a conoscenza delle preoccupazioni relative alla legge sulla deforestazione e ha assicurato che le norme non saranno discriminatorie o utilizzate come restrizioni commerciali mascherate.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/business/environment/indonesia-accuses-eu-regulatory-imperialism-with-deforestation-law-2023-06-08/

13 giugno, Thailandia – La Thailandia lancia l’allarme Dengue, con il numero di casi più alto degli ultimi tre anni

La Thailandia ha registrato 18.173 casi di dengue da gennaio a maggio di quest’anno, con un aumento di 4,2 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e il più alto numero di casi da tre anni a questa parte.
Una media di 900 infezioni a settimana ha provocato 15 decessi nel periodo gennaio-maggio. Bangkok ha registrato il maggior numero di casi, seguita da Trat, Nan, Chanthaburi, Rayong e Mae Hong Son. La fascia d’età più colpita è quella dei bambini tra i 5 e i 14 anni, seguita da quella tra i 15 e i 24 anni.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/thailand-issues-dengue-warning-as-cases-soar-to-3-year-high-with-children-the-worst-affected-group

19 giugno, ASEAN – La Thailandia giustifica i colloqui con il Myanmar mentre i principali membri dell’ ASEAN hanno deciso di non partecipare

La Thailandia ha giustificato l’organizzazione di colloqui volti a riallacciare i rapporti con i militari del Myanmar affermando che il dialogo è necessario per proteggere il confine con il Paese dilaniato dal conflitto, anche se gli alti diplomatici dei principali Paesi del Sud-Est Asiatico hanno deciso di non prendervi parte.

I generali del Myanmar sono stati esclusi dalle riunioni di alto livello dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), composta da 10 membri, da quando hanno preso il potere con un colpo di Stato del 2021 ma il governo uscente della Thailandia, sostenuto dai militari, ha invitato i ministri degli Esteri dell’ ASEAN, compreso quello del Myanmar, a discutere una proposta per il blocco di “impegnarsi nuovamente e pienamente con il Myanmar”.
I critici ritengono che l’incontro comprometta un approccio unificato dell’ASEAN alla crisi del Myanmar, incentrato su un piano di pace concordato con la giunta due anni fa. Ma il primo ministro thailandese Prayuth Chan-ocha, anch’egli ex leader di un colpo di Stato, ha affermato che i colloqui diretti sono necessari per proteggere il suo Paese. “Soffriamo più di altri perché la Thailandia ha più di 3.000 km di confine terrestre condiviso e un confine marittimo”, ha detto Prayuth ai giornalisti. “Per questo i colloqui sono necessari. Non si tratta di schierarsi”. Il suo ministro degli Esteri, Don Pramudwinai, ha aggiunto che la crisi del Myanmar sta creando problemi ai rifugiati e sta colpendo duramente il commercio.

Secondo fonti informate, i ministri degli Esteri di Singapore, Malesia, Filippine, Brunei, Indonesia, Vietnam e Cambogia non hanno partecipato, mentre alcuni hanno inviato una rappresentanza minore. Oltre al Myanmar, che ha inviato il ministro degli Esteri nominato dalla giunta, Than Swe, e alla Thailandia, paese ospitante, il Laos è stato l’unico a inviare il suo diplomatico di punta.

L’Indonesia, in qualità di presidente dell’ASEAN, da mesi cerca di far progredire il processo di pace coinvolgendo le principali parti interessate al conflitto in Myanmar. Il suo ministro degli Esteri, Retno Marsudi, ha dichiarato che l’ASEAN “non ha raggiunto un consenso per impegnarsi nuovamente o sviluppare nuovi approcci alla questione del Myanmar”.
Il ministero degli Esteri della Malesia ha dichiarato che è importante che l’ASEAN dimostri la propria unità a sostegno degli sforzi dell’Indonesia mentre Vivian Balakrishnan,ministro degli Esteri di Singapore, ha dichiarato in una conferenza stampa che era “prematuro riprendere il dialogo con la giunta”.

Un’organizzazione di legislatori del sud-est asiatico, l’ ASEAN Parliamentarians for Human Rights, ha definito i colloqui un “tradimento del popolo del Myanmar e un affronto all’unità dell’ASEAN”.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/thais-host-myanmar-junta-official-talks-key-asean-members-stay-away-2023-06-19/

21 giugno, Myanmar – Gli Stati Uniti impongono sanzioni al ministero della Difesa e alle banche

Secondo quanto riportato dal sito web del Dipartimento del Tesoro, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il Ministero della Difesa del Myanmar e due banche, Myanmar Foreign Trade Bank (MFTB) e Myanma Investment and Commercial Bank (MICB), utilizzate dall’esercito per acquistare armi e altri beni in valuta estera.

Secondo gli esperti, le sanzioni alle banche, pur non avendo come obiettivo i progetti di gas che sono una delle principali fonti di reddito per l’esercito, potrebbero avere un impatto sulla capacità della giunta di finanziare la sua guerra contro i gruppi etnici e le insurrezioni. Un rapporto di febbraio del gruppo EarthRights International ha affermato che le due banche erano le “tesorerie in valuta estera del governo del Myanmar” e ora erano sotto il controllo della giunta.”La giunta fa affidamento sulla valuta estera per ottenere molti prodotti, tra cui carburante per aerei, parti per la produzione di piccole armi e altre forniture che non possono essere acquistate con il Myanmar kyat”, ha dichiarato EarthRights International.”Di conseguenza, le sanzioni contro MFTB e MICB potrebbero contribuire in modo sostanziale a tagliare l’accesso della giunta alla valuta estera, soprattutto se combinate con una forte applicazione delle norme”.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/us-to-slap-new-sanctions-on-myanmar-state-owned-banks-sources

23 giugno, Malesia – La Malesia dichiara che intraprenderà un’azione legale contro Meta per i contenuti dannosi su Facebook

Il governo malese ha dichiarato che intraprenderà un’azione legale contro la società madre di Facebook, Meta Platforms, per non aver rimosso contenuti indesiderati e dannosi dalla sua piattaforma di social media.

La Commissione malese per le comunicazioni e i multimedia ha dichiarato che Facebook è stato recentemente afflitto da un “volume significativo di contenuti indesiderati” relativi a questioni sensibili su razza, religione e monarchia, nonché a diffamazione, impersonificazione, gioco d’azzardo online e pubblicità truffaldina. La commissione ha dichiarato che i ripetuti sforzi per contattare Meta e rimuovere i contenuti dannosi non hanno dato alcun risultato. “La risposta di Meta, che è stata lenta e insoddisfacente, non è stata all’altezza dell’urgenza della questione e ha portato a una crescente preoccupazione e controllo da parte dell’opinione pubblica”, ha dichiarato in un comunicato. “Poiché Meta non ha collaborato a sufficienza, la MCMC non ha altra scelta se non quella di prendere provvedimenti definitivi o di intraprendere un’azione legale contro Meta, come misura per garantire che le persone siano sicure e protette nella sfera fisica”. La commissione ha dichiarato che non tollererà l’abuso delle piattaforme online e dei servizi di telecomunicazione per “attività informatiche dannose, phishing, o qualsiasi contenuto che minacci la stabilità razziale, l’armonia sociale e sfidi il rispetto per i governanti”.

L’azione contro le piattaforme online coincide con sei cruciali elezioni statali che devono tenersi entro la fine di agosto. Sebbene le elezioni statali non abbiano ripercussioni sul governo federale, sono molto seguite in quanto saranno il primo banco di prova del sostegno pubblico al governo di unità del Primo Ministro Anwar Ibrahim, formato dopo le elezioni generali di novembre. Anwar deve affrontare una forte opposizione da parte dell’Alleanza Nazionale, che ha ottenuto un sostegno inaspettatamente forte da parte dei malesi nelle elezioni di novembre. L’Alleanza Nazionale spera in un altro grande risultato nelle sei elezioni statali e ha usato aggressivamente i social media per criticare il governo di Anwar.
Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/malaysia-sue-meta-undesirable-content-9c2d8b2201b80adb29e27208da4516ce

27 giugno, Indonesia – L’Indonesia avvia un programma di risarcimento per le vittime del suo sanguinoso passato

Il presidente indonesiano Joko Widodo ha lanciato un programma di risarcimento senza precedenti per le vittime delle passate violazioni dei diritti umani commesse da parte dello Stato, un progetto che i critici temono possa risarcire solo una piccola parte di coloro che in realtà hanno sofferto.

A gennaio Widodo ha espresso profondo rammarico per 12 sanguinosi eventi avvenuti tra il 1965 e il 2003, tra cui un’epurazione da parte dell’esercito di sospetti comunisti e dei loro simpatizzanti, durante la quale, secondo storici e attivisti, sono state uccise almeno 500.000 persone e imprigionate più di un milione. Sono state inoltre commesse violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza durante i conflitti separatisti nelle regioni di Aceh e Papua, nonché l’uccisione e il rapimento di studenti nel 1998, dopo le proteste contro i tre decenni di governo dell’ex presidente autocratico Suharto. Secondo gli attivisti, circa 1.200 persone sono state uccise nelle successive rivolte.

Il governo non ha reso noto il numero di persone che avranno diritto ai risarcimenti, né gli effettivi beneficiari, e non è chiaro come le vittime possano fare domanda di risarcimento. Quest’ultimo andrà da incentivi per l’istruzione e la sanità a ristrutturazioni di case e visti per le vittime in esilio.

Tuttavia, Sri Winarso, coordinatore di un gruppo di sopravvissuti alla repressione del 1965, ha affermato che sono state incluse solo le vittime conteggiate dagli enti governativi. Una ricerca condotta dalla Commissione indonesiana per i diritti umani, in collaborazione con gruppi della società civile, ha stimato che le vittime e i sopravvissuti allo spargimento di sangue del 1965 ammontano invece tra i 500.000 e i 3 milioni.
Il commissario Anis Hidayah ha dichiarato che finora sono state accertate solo 6.400 vittime dei 12 sanguinosi eventi, aggiungendo che è difficile rintracciare le persone coinvolte in incidenti così lontani nel tempo.

Fonte: Reuters
Link: https://www.reuters.com/world/asia-pacific/indonesia-starts-reparations-programme-victims-its-bloody-past-2023-06-27/

28 giugno, Indonesia – La Banca Mondiale ha approvato un prestito all’Indonesia di 1,5 miliardi di dollari di finanziamenti per l’energia pulita e la sanità

La Banca Mondiale ha dichiarato di aver approvato un progetto da 1,14 miliardi di dollari per ampliare l’accesso a un’elettricità più pulita in Indonesia, per il quale fornirà un sostegno finanziario di 500 milioni di dollari e altri 600 milioni invece per un progetto volto a migliorare l’alimentazione infantile.
Il progetto relativo all’energia collegherà circa due milioni di persone alla rete elettrica nell’Indonesia orientale, aumenterà gli investimenti nell’energia solare e aiuterà l’ente statale Perusahaan Listrik Negara (PLN) a migliorare la propria capacità di gestire la transizione energetica. Sarà cofinanziato dalla Banca Mondiale, dal settore privato e dalla PLN e include finanziamenti dal Canada Clean Energy and Forest Climate Facility e dal Clean Technology Fund.
Il progetto “mobiliterà i finanziamenti del settore privato per la transizione energetica dell’Indonesia e aiuterà le comunità ad adattarsi al cambiamento climatico”, ha dichiarato la vicepresidente della Banca Mondiale per l’Asia orientale e il Pacifico, Manuela V. Ferro.
Separatamente, la Banca Mondiale ha dichiarato di aver anche approvato lo stanziamento di 600 milioni di dollari per finanziare gli sforzi volti a contrastare l’arresto della crescita dei bambini, dovuto a forme di malnutrizione, che secondo un’indagine governativa pubblicata a gennaio e relativa all’anno 2022, interesserebbe circa il 21% dei bambini indonesiani sotto i cinque anni, pari circa a 4,5 milioni.
Il Presidente Joko Widodo ha dichiarato che il Paese mira a ridurre la percentuale al 14% nel 2024.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/world-bank-approves-indonesia-loan-funding-for-clean-energy-and-health#:~:text=JAKARTA%20%E2%80%93%20The%20World%20Bank%20said,project%20to%20improve%20childhood%20nutrition.

30 giugno, Cambogia – Il primo ministro Hun Sen minaccia di bloccare l’accesso a Facebook

Il Primo Ministro cambogiano Hun Sen ha dichiarato che potrebbe bloccare l’accesso a Facebook nel Paese, dopo che la società ha annunciato che avrebbe rimosso un video, risalente a gennaio, in cui minacciava gli oppositori politici dicendo che avrebbero rischiato un’ azione legale o un pestaggio con bastoni se avessero accusato il suo partito di broglio nelle prossime elezioni del 23 luglio, che sono state definite una farsa dopo che le autorità hanno negato la registrazione al principale sfidante del Partito Popolare Cambogiano di Hun Sen.

Facebook ha annunciato che avrebbe rimosso il video di Hun Sen, in linea con la decisione, a carattere vincolante, del comitato di supervisione di Meta, la società madre di Facebook, che ha anche raccomandato la sospensione degli account di Facebook e Instagram del primo ministro per sei mesi. Secondo la commissione di controllo infatti, il suo discorso conteneva “dichiarazioni inequivocabili di intenzione di commettere violenza” contro i politici dell’opposizione.
Da sempre prolifico utente di Facebook, Hun Sen ha annunciato di aver smesso di usare la piattaforma e di aver apparentemente cancellato il suo account. Parlando ai lavoratori nella provincia di Pursat, ha avvertito che avrebbe potuto bloccare Facebook “per un breve periodo o per sempre” nel paese in qualsiasi momento, per impedire ai politici dell’opposizione in esilio di comunicare con la popolazione. Ha poi esortato i cambogiani a scaricare altre piattaforme di social media, tra cui Telegram, TikTok, Line, Viber e WhatsApp. Hun Sen ha anche accusato Facebook di aver chiuso un occhio sui commenti “offensivi” che, secondo lui, i rivali avrebbero fatto nei confronti di sua moglie e del figlio maggiore Hun Manet, probabile candidato alla futura leadership del Paese.

Dopo 38 anni al potere, Hun Sen è uno dei leader più longevi al mondo. La sua pagina Facebook è stata lanciata nel 2015 dopo che i suoi oppositori, in particolare il leader dell’opposizione in esilio Sam Rainsy, hanno utilizzato la piattaforma per raggiungere con successo gli elettori più giovani. Il premier cambogiano utilizza ora l’applicazione Telegram per trasmettere i suoi messaggi politici ai sostenitori e TikTok per coinvolgere i giovani.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/cambodian-pm-hun-sen-threatens-to-block-facebook-access#:~:text=PHNOM%20PENH%20%2D%20Cambodia%20Prime%20Minister,to%20beat%20up%20political%20opponents.

(Featured image source: Unsplash Aeria Atelier)