Rassegna settimanale 5-11 febbraio 2018: Giappone e Corea del Sud

Rassegna settimanale 5-11 febbraio 2018: Giappone e Corea del Sud

5 febbraio, Corea del Nord- La Corea del Nord manda il proprio Capo di Stato alle Olimpiadi Invernali: la prima volta in assoluto in cui un rappresentante ufficiale del regime nordcoreano si reca in visita in Corea del Sud

Il Presidente della Corea del Sud Moon Jae-in (dal 10 maggio 2017) considera la possibilità di un incontro bilaterale con il rappresentante della Corea del Nord, Kim Yong-nam, attuale Presidente dell’Assemblea Suprema del Popolo e, di fatto, Capo dello Stato, che accompagnerà la delegazione alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang.

Se l’incontro dovesse avere luogo potrebbe velocizzare il processo di distensione delle relazioni tra le due Coree, già inaugurato con la partecipazione della Corea del Nord ai Giochi. Ci si aspetta, inoltre, che Moon cerchi di incoraggiare un dialogo tra Pyongyang e Washington, dal momento che il rappresentante nordcoreano avrà occasione di trovarsi faccia a faccia con il vicepresidente statunitense Mike Pence il giorno della cerimonia di apertura, prevista per venerdì 9 febbraio.

Si tratta della prima visita, in assoluto, da parte di un ufficiale dello Stato nordcoreano in Corea del Sud e, secondo il portavoce dello stesso Kim Young-nam, questo sarebbe un chiaro segno da parte della Corea del Nord di una linea volta a un miglioramento delle relazioni tra i due Paesi, di una condotta seria e sincera, e si augura una buona riuscita degli stessi Giochi Olimpici.

Durante il suo soggiorno di tre giorni, da venerdì a domenica, Kim e Moon potrebbero avere più di un’occasione per incontrarsi – Kim dovrebbe partecipare sia alla cerimonia di apertura a PyeongChang che si terrà venerdì, sia alla partita di hockey femminile tra le due Coree presso Gangneung il sabato; inoltre, è prevista la sua presenza anche a una manifestazione culturale della squadra artistica del proprio Paese che si terrà a Seoul domenica. Moon, che parteciperà di sicuro alla cerimonia di apertura, potrebbe prendere in considerazione la possibilità di assistere anche agli altri due eventi. Oltre a queste brevi occasioni, è previsto un incontro formale in un luogo ancora da determinare.

Gli esperti sostengono che la Corea del Sud voglia cogliere l’occasione per un ‘dialogo indiretto’ con il presidente nordcoreano Kim Jong-un, con l’intento di esprimere la propria volontà al miglioramento delle relazioni e suggerire alla Corea del Nord di aprire un canale di dialogo anche con gli Stati Uniti, per quanto riguarda la questione della denuclearizzazione.

Dall’altro lato, la visita di Kim in Corea del Sud potrebbe essere vista proprio come un tentativo di apertura verso gli Stati Uniti. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Seoul per creare un clima di dialogo tra Washington e Pyongyang, non è chiaro se Kim incontrerà il vicepresidente Pence. “Non è qualcosa che si possa commentare, saranno i due governi a decidere”, ha riferito il portavoce. Pence e il governo statunitense hanno mostrato una linea ostile nei confronti di Pyongyang. Lo Yomiuri Shinbun ha riportato la notizia dell’incontro previsto tra Pence e il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe a Tokyo, in vista delle Olimpiadi Invernali, con l’intento di riaffermare la linea di massima pressione sulla Corea del Nord, con il fine di spingere il Paese ad un dialogo sulla denuclearizzazione. Questo suggerisce, quindi, la posizione ferma di Stati Uniti e Giappone, che non sono disposti a scendere a compromessi a meno che la Corea del Nord non scelga la strada della denuclearizzazione, nonostante essa stia mostrando un atteggiamento pacifico in vista delle Olimpiadi.

Fonte: Korea Times
Link: http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2018/02/356_243621.html

 

6 Febbraio, Giappone – Imbarazzo Olimpico: il Giappone continua a rinegoziare le direttive antifumo in vista delle Olimpiadi del 2020

Il governo ha recentemente rivelato che il piano antifumo ha scatenato diverse proteste da parte di malati di cancro ai polmoni e altri attivisti, dal momento che viene lasciata una scappatoia che permette a clienti di ristoranti e bar di continuare a fumare all’interno dei locali.

Il piano di legge, rilasciato il 30 gennaio dal Ministro della Salute, fa ora marcia indietro rispetto gli obiettivi iniziali di introdurre un divieto totale all’interno di tutti i locali pubblici per prevenire l’inalazione di fumo passivo, in vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2020 e dei Giochi Paraolimpici.

La forte opposizione da parte delle industrie di tabacco e delle imprese di ristorazione, così come le rimostranze per la tassa voluta dal governo sulla vendita di sigarette, hanno infine trionfato.

Il Giappone è uno dei Paesi con i più bassi livelli di regolamentazione del tabacco, senza leggi che coprano gli spazi pubblici chiusi. La nuova misura proteggerà i minori e i pazienti d’ospedale da fumo passivo, ma in questo modo coprirà solamente quattro tipi di servizi pubblici su otto, che l’Organizzazione Mondiale della Salute considera come step obbligati nella campagna antifumo.

55 Paesi, tra cui Inghilterra, Canada, Russia e Brasile, dove si sono tenute le ultime Olimpiadi, hanno vietato il fumo all’interno di tutti e gli otto tipi di spazi pubblici, tra cui scuole, istituzioni sanitarie, uffici, ristoranti, bar e mezzi di trasporto pubblico.

Un gruppo di malati di cancro ai polmoni ha protestato contro l’ultimo provvedimento del governo, dichiarandolo una “regressione” rispetto agli standard mondiali di rafforzamento delle misure contro il fumo. In Giappone, più dell’80% della popolazione non fuma e una stima del Ministero del Lavoro e della Salute conta circa 15.000 morti all’anno per inalazione di fumo passivo.

Tuttavia, Tokuaki Shobayashi, ufficiale anziano del Ministero, ha dichiarato che il governo ha bisogno di fare un primo passo con un piano modesto, perché un progetto di legge di maggiore restrizione sarebbe rigettato alla Dieta dal Partito Liberal Democratico (LDP) al governo, che è spalleggiato dalle industrie di tabacco e di ristorazione.

Alcuni membri del partito hanno insistito perché il Ministero riconoscesse il “diritto di fumare”.

Shobayashi ha abbozzato un progetto di legge 17 anni fa che avrebbe spinto i gestori dei ristoranti e gli operatori di altri servizi a impegnarsi per prevenire il fumo passivo. Venne, allora, attaccato sia dai membri pro-smoking del LDP, sia dai gruppi anti-smoking, che invece volevano regolamentazioni molto più rigide.

A seguito di negoziazioni con il Partito Liberal Democratico, il Ministro della Salute ha deciso, nel nuovo progetto di legge, di permettere il fumo all’interno di ristoranti e bar, a condizione che questi abbiano previsto delle camere speciali ad uso esclusivo dei fumatori, nelle quali non viene servito né cibo né bere.

Il Ministero sta attualmente negoziando con il partito LDP riguardo alla possibilità di alcuni ristoranti e bar di essere esentati da questo requisito obbligatorio. Inizialmente si pensava di esonerare i ristoranti con uno spazio di 30 metri quadri, ma ora pare che la misura si sia estesa a 150 metri quadri.

Nei servizi esentati, fumare sarà quindi permesso con l’obbligo di affissione di un apposito segnale indicante chiaramente che quel luogo è uno “smoking space”, ossia uno spazio fumatori. Coloro che sono favorevoli al fumo sostengono che i clienti possono semplicemente scegliere di non entrare in questi locali.

Tuttavia, Kazuo Hasegawa, presidente dell’Alleanza Giapponese del Cancro ai Polmoni, ha dichiarato che i sondaggi condotti hanno rivelato che molte persone sono riluttanti dall’andare in questi luoghi per via del fumo passivo.

“Secondo il questionario, molti soggetti trovano difficile rifiutare le richieste dei propri capi o clienti di andare in ristoranti dove è permesso fumare, in occasione di feste e celebrazioni.”

Alcune catene tradizionali di izakaya (locali che servono principalmente drink e piccole porzioni di cibo) sono preoccupate dal nuovo piano ministeriale. Watami Co., che gestisce più di 400 ristoranti in tutto il Paese, ha già stabilito uno “smoking box” in alcuni punti vendita, ma nella maggior parte dei casi si tratta solamente di posti a sedere a parte, senza però alcun divisorio fisico che blocchi il passaggio del fumo da un ambiente all’altro. Un rappresentante della società ha espresso il proprio sgomento di fronte alle nuove regole, tuttavia ha riferito che la compagnia obbedirà.

Un altro gestore di izakaya, Monteroza Co., ha annunciato di non essere disposto ad intervenire, finché i criteri per i ristoranti che devono disporre una zona fumatori non saranno stabiliti con chiarezza.

Invece, la catena italiana Saizeriya Co., che gestisce più di 1000 punti vendita in tutto il Giappone, ha dichiarato che metterà il divieto totale ai tavoli da settembre 2019.

Il dubbio che il divieto di fumare possa incidere o meno sui guadagni dei ristoranti rimane una questione aperta.

Lo scorso anno, dopo aver analizzato una serie di studi condotti in Paesi sviluppati, il National Cancer Institute statunitense e altre organizzazioni sono arrivate alla conclusione che, purtroppo, il semplice divieto di fumare non fa diminuire il numero di consumatori, né abbassare la produzione di sigarette e altri prodotti affini.

In vista delle Olimpiadi del 2020, il Governo Metropolitano di Tokyo ha iniziato a visionare misure più restrittive sul controllo del tabacco, rispetto alle misure previste nel piano nazionale, con lo scopo di implementarle prima della Coppa del Mondo di rugby che si terrà l’anno prossimo in Giappone.

Lo scorso settembre, il Governo Metropolitano ha svelato un piano base per vietare il fumo in qualsiasi ambiente chiuso in quasi tutti gli spazi pubblici. Tuttavia, ristoranti e bar con un’area di 30 metri quadri potrebbero godere dell’esenzione, solo nel caso abbiano prima ottenuto il consenso dei propri lavoratori.

Il piano ha ottenuto più opposizione che supporto da parte della popolazione, costringendo il Governo Metropolitano a posticipare la sottomissione della bozza di ordinanza alla prossima riunione dell’Assemblea questo mese.

Il Governatore aveva già esitato di fronte all’eventualità di proporre un piano antifumo così rigido all’Assemblea Metropolitana nel mese di febbraio, anche prima che il Ministero della Salute rilasciasse le nuove misure a fine gennaio.

Il Governo Metropolitano sta ora considerando di alleggerire le regolamentazioni riguardanti il tabacco, sperando che possa essere così accettato senza troppe storie anche da ristoranti e bar gestiti da privati, preoccupati da un possibile impatto negativo che questo divieto potrebbe avere sugli affari.

Il comitato dei pazienti malati di cancro ai polmoni riserva opinioni negative a riguardo, “è imbarazzante vedere tutti questi passi indietro, mi chiedo se Tokyo sia davvero incaricata di ospitare le Olimpiadi”.

Fonte: Japan Times
Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2018/02/06/national/olympic-embarrassment-japan-falls-way-short-banning-public-smoking-ahead-2020-games/#.Wnnd10xFzIU

7 Febbraio, Corea del Sud – Soldi e politica fanno delle Olimpiadi un evento problematico

Ovunque si tengano, le Olimpiadi costituiscono un’opportunità per grossi sponsor di mettere in mostra il proprio orgoglio nazionale, associare i propri marchi con i valori dell’atletica e sfoggiare i propri loghi di fronte a milioni di spettatori.

Questo mese per la Corea del Sud sarà diverso. Il Paese ospita i suoi primi Giochi Olimpici Invernali, nel bel mezzo di un regolamento dei conti nazionale riguardo a un importante giro d’affari tra il mondo del business e la politica, con relative influenze secondarie. Le richieste di chiarimenti si sono intensificate questa settimana a seguito del rilascio di prigione del probabile erede della Samsung, uno dei principali sponsor presenti alle Olimpiadi, riguardo alla notizia della sospensione della sentenza per corruzione da parte della corte di giustizia.

I Giochi di Pyeongchang sono essi stessi un risultato simbolico degli intimi legami esistenti tra la Samsung e il governo del Paese. Il presidente della società, Lee Kun-hee, è un membro di lunga data del Comitato Olimpico Internazionale e per anni ha fatto pressione dietro le quinte per portare i Giochi Invernali in Corea. Il governo ha visto in Lee un cardine per realizzare il proprio sogno olimpico, tanto che, dopo l’accusa di evasione nel 2008, il Presidente lo aveva assolto personalmente così che potesse continuare a ricoprire il proprio ruolo per il bene di Pyeongchang.

Società e interessi commerciali hanno sempre fatto parte del contesto Olimpico, ovviamente. I critici dei Giochi Estivi di Atlanta del 1996 le chiamarono “Olimpiadi della Coca Cola” per via della campagna di marketing intrapresa da benefattore locale.

Tuttavia, in Corea, la recente atmosfera creatasi a seguito dello scandalo Samsung ha reso particolarmente imbarazzante per la società coreana numero uno ricoprire i siti olimpici con il proprio logo e sommergere gli atleti di gadget e omaggi. Le accuse di corruzione che hanno incastrato il figlio del presidente della Samsung Lee, nonché erede diretto della compagnia, e che hanno fatto crollare il Presidente della Corea del Sud lo scorso anno, includono abuso d’ufficio e corruzione tramite sponsorizzazione sportiva.

“Lo zeitgeist (spirito del tempo) esige una riforma dei chaebol (conglomerati industriali a gestione familiare),” ha annunciato Sun Dae-in, a capo della ricerca del SDInomics, un gruppo di esperti a Seoul, che utilizza termini coreani per definire le grandi compagnie come la Samsung. “Questo evento mette il sistema chaebol in una posizione critica.”

Come conseguenza, le compagnie coreane, temendo che i propri contributi allo sport potessero essere mal interpretati, si sono dimostrate scettiche riguardo alla sponsorizzazione alle Olimpiadi, ha spiegato Chang Sea-in, professore dell’Università Nazionale di Singapore.

Lo scorso aprile, quando i membri del Comitato organizzatore di Pyeongchang si sono incontrati con il Ministro delle Finanze per discutere i problemi relativi alla mancanza di fondi, il presidente del Comitato ha dichiarato che lo scandalo Samsung era uno dei motivi per cui stavano avendo tante difficoltà nel reperire sponsor.

Il Comitato ha concluso raccogliendo dagli sponsor gli 875 milioni di cui aveva bisogno, solo dopo l’appello del Presidente Moon Jae-in a società governative, tra cui l’azienda elettrica statale.

“Le questioni politiche non hanno influenzato direttamente la pianificazione o preparazione dei Giochi, ma sono, di certo, state una distrazione nell’agenda locale,” ha comunicato in una e-mail la portavoce della Commissione di Pyeongchang, che non ha voluto però aggiungere commenti riguardo i retroscena concernenti la raccolta fondi prima dell’appello del Presidente Moon lo scorso luglio.

Per molti coreani, i sentimenti contrastanti verso la questione hanno già smorzato lo spirito delle Olimpiadi. “E’ un problema quando i chaebol tentano di trarre vantaggi politici con eventi sportivi come questo,” ha detto Ju Mi-ryung, 41 anni, che la scorsa settimana ha viaggiato un’ora con il proprio figlio solo per assistere a una esibizione olimpica ufficiale che si teneva a Seoul.

Sponsorizzare alle Olimpiadi è un proposito rischioso quest’anno anche per altre ragioni, tra cui la decisione di Moon di mettere in campo una squadra di hockey insieme alla Corea del Nord.

Tuttavia, le compagnie non stanno evitando completamente Pyeongchang.

La Samsung ha creato l’applicazione ufficiale dei Giochi 2018. Sta distribuendo 4000 edizioni speciali di smartphone Galaxy Note 8 agli atleti e allo staff olimpico. E ha fornito due pattinatori olandesi con tute dotate di sensori che aiutano ad allenarsi. Una società sussidiaria del gruppo LG, nel frattempo, ha costruito la sede del Comitato organizzatore di Pyeongchang; un’altra ha prodotto video promozionali e pubblicità per i Giochi. La Hyundai mostrerà le proprie automobili a idrogeno che si guidano da sole. La compagnia aerea coreana, Korean Air, ha dipinto i propri aerei con le mascotte ufficiali delle Olimpiadi: una tigre bianca, chiamata Soohorang, e un orso di nome Bandabi.

In generale, comunque, gli sponsor coreani stanno promuovendo i propri marchi in modo meno aggressivo rispetto alle campagne di marketing fatte a precedenti eventi sportivi, ha detto un commentatore sportivo a Seoul. Quando la Corea del Sud co-ospitò i Mondiali di Calcio del 2002, la Samsung iniziò un bombardamento globale che incluse anche un enorme cartellone a Times Square a New York.

Oggi, al contrario, la Samsung si sta comportando in modo estremamente cauto, come ha dichiarato Nam Lee, professore dell’Università Chung-Ang di Seoul. “Non vogliono risvegliare sentimenti negativi verso la Samsung e il suo presidente Lee.”

La Hyundai ha detto che le sue attività promozionali per Pyeongchang sono state dispendiose e senza precedenti. Altre compagnie di questo tipo, invece, hanno evitato l’argomento. La Samsung si è rifiutata di commentare lo scarto tra campagna per Pyeongchang e le sponsorizzazioni fatte ad altri eventi precedenti. Un portavoce della LG ha dichiarato che le aziende sussidiarie del gruppo non avevano il permesso, nei termini della propria sponsorizzazione, di promuovere i propri marchi in connessione ai Giochi. Il portavoce della Korean Air si è rifiutato di commentare.

Era solo questione di tempo prima che qualcosa del genere accadesse, per decenni il governo ha tollerato infrazioni di magnati finché le loro compagnie supportavano il potere economico del governo – o, nel caso delle Olimpiadi, il prestigio della nazione.

I tre leader della campagna vincente per ospitare i Giochi Invernali sono industriali che in passato erano stati accusati di reati finanziari: lo stesso signor Lee della Samsung, Cho Yang-ho della Korean Air e Park Yong-sung, del conglomerato Doosan.

Nel 2010, quando il Comitato Olimpico Internazionale arrivò a Praga per votare la città montana che avrebbe ospitato le Olimpiadi Invernali, i membri trovarono la città ricoperta di striscioni blu e bianchi della Samsung. La compagnia sponsorizzò in quell’occasione anche un festival musicale e una gara di corsa. Gli organizzatori di Pyeongchang sostennero allora che le attività della Samsung non erano connesse alle Olimpiadi. Quell’anno fu Vancouver ad aggiudicarsi i Giochi.

Quattro anni dopo, Lee si incaricò personalmente di sostenere la candidatura di Pyeongchang per i Giochi Invernali del 2014, ma prevalse Sochi, in Russia. Nel 2010, quando Pyeongchang riprovò per la terza volta, la campagna venne messa sotto scrutinio per possibile conflitto di interessi. La Samsung aveva firmato una sponsorizzazione con la FISA, la federazione internazionale di canottaggio, il cui capo a quei tempi era un membro votante del Comitato Internazionale delle Olimpiadi. La Korean Air, il cui capo esecutivo guidava la Commissione di Pyeongchang, aveva firmato un accordo simile con l’Unione Internazionale di pattinaggio, il cui presidente era in lista per le votazioni.

La commissione etica del Comitato ammonì la Corea del Sud ma decise poi di dichiarare l’accordo Samsung entro le regole. Mentre la Korean Air e l’unione di pattinaggio furono d’accordo nel posticipare la firma del proprio contratto dopo le votazioni per i Giochi del 2018.

Quando il Comitato si riunì per decidere nel 2011, tra Pyeongchang, Monaco e Annecy, in Francia, Lee viaggiò per tutto il mondo a chiedere ai membri del IOC il loro supporto. Alla fine Pyeongchang vinse e in lacrime Lee annunciò ai giornalisti “Questa è una vittoria per l’intera nazione.”

Fonte: The New York Times
Link: https://www.nytimes.com/2018/02/07/business/olympics-samsung-south-korea.html?hp&action=click&pgtype=Homepage&clickSource=story-heading&module=photo-spot-region&region=top-news&WT.nav=top-news

8 Febbraio, Giappone- Ammontano a 42 le vittime della tratta di esseri umani nel 2017

Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale di Polizia (NPA), il numero delle vittime giapponesi e straniere della tratta di essere umani in Giappone è arrivato a 42 nel 2017, tra cui 15 studentesse liceali obbligate ad esibirsi in video pornografici.

Le 28 vittime giapponesi, tre in più del 2016, hanno toccato un record, superando i numeri rilasciati nel 2011. Di queste, 23 persone (circa l’80%) sono minori. Si tratta principalmente di studentesse liceali, forzate ad apparire in video porno o obbligate a svolgere altri lavori dopo essersi candidate online in risposta ad annunci per diventare modelle cosplay. La più giovane ha solo 12 anni ed è stata costretta a lavorare in un centro massaggi a Kawasaki. Lo scorso anno, la polizia di Ōsaka aveva arrestato l’operatore del sito che vendeva DVD per attirare modelle online e forzarle poi a firmare contratti per girare materiale pornografico.

Le vittime straniere ammontano a 14, di cui sette thailandesi, cinque dalle Filippine, una dal Vietnam e una dal Brasile. La maggior parte di queste sono state costrette a lavorare in sale massaggi e altri locali che offrono servizi di tipo sessuale, nonché obbligate a prostituirsi.

Le autorità hanno oggi reso pubblici i dati riguardanti 46 casi di traffico di esseri umani nel 2017. I trenta sospettati, tra cui 25 di nazionalità giapponese, sono accusati di violazione delle leggi sull’immigrazione, sull’intrattenimento e delle leggi di mercato.

Internet ha reso molto più facile rimanere coinvolti nella tratta di essere umani e i giovani sono la categoria di utenti più vulnerabile. L’Agenzia di Polizia ha rilasciato anche le cifre relative ai casi di frode del 2017, che sono aumentati del 28,6% rispetto alle stime dell’anno precedente. In questo caso sono le persone più anziane ad essere particolarmente a rischio.

Come sottolineato dalla NPA, è importante prevenire questo tipo di truffa a carico di persone anziane, notando che i casi che hanno coinvolto vittime sopra i 65 anni sono il 72,3% del totale. L’Agenzia si è quindi organizzata per condurre sondaggi su larga scala come parte del lavoro di prevenzione.

I casi di frode telefonica, in cui i truffatori si spacciano per nipoti o parenti di queste persone anziane, chiedendo soldi per urgenze di qualsiasi tipo, hanno spinto anche gli istituti bancari e finanziari a prendere misure preventive, bloccando o limitando la somma di denaro che persone anziane possono prelevare o trasferire dagli ATM.

La quota di denaro perso in media da queste persone si aggira intorno ai 2.27 milioni di yen (circa 15.000 euro) per il singolo caso. La perdita più sostanziosa è stata quella di una donna di 70 anni residente a Nigata, a cui sono stati sottratti 220 milioni di yen (circa 1.6 milioni di euro).

I grafici messi a disposizione dalla NPA evidenziano un nuovo aumento dei casi a partire dal 2010, nonostante il calo registrato nel 2004.

Fonte: Japan Times
Link: https://www.japantimes.co.jp/news/2018/02/08/national/crime-legal/japan-records-42-victims-human-trafficking-2017/#.Wnx7qkxFzIU

 

9 Febbraio, Corea del Sud – Le Olimpiadi Invernali si aprono con le due Coree che marciano insieme, regalando agli spettatori un’immagine di speranza

La cerimonia di apertura della 23^ edizione delle Olimpiadi Invernali si apre con temperature rigide e un sentimento di euforia, nel vedere gli atleti delle due Coree marciare fianco a fianco dentro lo stadio, a meno di 50 miglia dal confine fortificato che separa le due nazioni, offrendo uno spiraglio di speranza per una possibile distensione della situazione politica che ha fatto pensare troppo spesso alla reale minaccia di un conflitto nucleare.

I festeggiamenti hanno inaugurato quelli che gli organizzatori hanno annunciato essere i Giochi Olimpici Invernali con il maggior numero di Paesi partecipanti, contando 92 nazioni. Le delegazioni delle due Coree, marciando sotto la stessa bandiera unificata, hanno portato in primo piano le speranze di una penisola divisa dalla storia e dall’ideologia.

Se da un lato la coincidenza dei Giochi Olimpici ha messo in secondo piano la politica, dall’altro il contesto strategico di questo evento non può passare inosservato.

Alla cerimonia, Kim Yo-jong, la sorella minore di Kim Jong-un, il leader nordcoreano, era seduta proprio vicino al vicepresidente statunitense Mike Pence, a guida della delegazione degli Stati Uniti. All’evento era presente anche il padre di Otto Warmbier, lo studente americano imprigionato lo scorso anno in Corea del Nord, restituito ai propri cari in stato di coma e morto poco tempo dopo.

Precedentemente questa settimana, gli Stati Uniti hanno messo in guardia dall’offensiva nordcoreana e hanno annunciato un piano per imporre sanzioni più severe contro il governo di Pyongyang, che ha messo in scena una parata militare esibendo missili balistici intercontinentali, proprio qualche giorno prima dell’apertura dei Giochi.

A queste Olimpiadi, il drammatico retroscena politico, purtroppo, incombe anche su altre linee, tra queste la partecipazione degli atleti russi nonostante l’esclusione per doping e l’apparizione del primo contingente nigeriano con una squadra femminile di slittino. E poi ci sono coloro che sperano nella medaglia d’oro, come Natan Chen, la pattinatrice americana, e Chloe Kim, l’adolescente americana-coreana fenomeno dello snowboard.

E, come se non ci fossero già abbastanza distrazioni, l’insorgere di un’epidemia di norovirus (causa di gastroenterite) si sta diffondendo tra il personale presente alle Olimpiadi.

Prima della cerimonia di apertura, la Corea del Nord è stata al vertice di un ciclo di cronaca. A partire dal momento in cui il governo di Pyongyang ha acconsentito a mandare 22 atleti con un entourage di artisti e dignitari ai Giochi Olimpici, i media si sono fissati sulla visita di una delle pop star nordcoreane più famose, sull’arrivo delle cheerleader in cappotto di lana rosso, sulle controversie riguardo alla partecipazione della Corea del Nord e la conseguente violazione delle sanzioni internazionali imposte al Paese per la proliferazione nucleare.

Nel corso della sua visita – che ha incluso nella giornata di venerdì anche un incontro con i disertori della Corea del Nord – Pence ha sottolineato l’intensificarsi dei legami tra gli alleati di lunga data, suggerendo anche un ridimensionamento dei legami tra la Corea del Sud e la Corea del Nord a fine Olimpiadi. Pence, inoltre, non ha preso parte ad una cena di stato nei pressi delle Olimpiadi, il che ha testimoniato la sua intenzione di evitare di trascorrere del tempo assieme alla delegazione nordcoreana.

Tuttavia, il presidente coreano Moon Jae-in sembra attribuire ai Giochi un ruolo centrale nella prospettiva di un riavvicinamento con la Corea del Nord, sperando di persuadere la controparte nordcoreana a negoziare e rivedere il proprio programma nucleare e di missili balistici.

“Molti pensano sia impossibile sognare delle Olimpiadi pacifiche, in cui la Corea del Nord partecipa e le due Coree formano un team unitario,” ha riferito Moon questa settimana, in risposta al Comitato Olimpico Internazionale.

La cerimonia di apertura sembra emanare un sentimento di unità e pace per questa penisola divisa.

Nonostante gli atleti delle due Coree abbiano marciato sotto la stessa bandiera, un gruppo di danzatori tradizionali e batteristi a formato un’ombra del Taegeuk, il disegno tradizionale presente sulla bandiera della Corea del Sud.

Una reazione negativa verso la partecipazione della Corea del Nord ha comunque gettato ombra su un momento che era stato eletto a esempio di unità.

“Invece di prestare attenzione agli eccellenti atleti che arrivano da tutto il mondo, ci stiamo concentrando solo sulle atlete del team coreano congiunto,” ha dichiarato Elisa Lee, ex campionessa di tennis e allenatrice per la Corea del Sud e anche ex membro dell’Assemblea Nazionale, durante un’intervista a Seoul questa settimana. “Penso sia un po’ spiacevole.”

Critiche arrivano anche al Presidente Moon. “Queste inclinazioni verso un dittatore come Kim Jong-un sono in conflitto con la dignità degli abitanti della Corea del Sud”, scrive Yoon Pyung-joong, professore di filosofia politica all’Università di Hanshin. “La crisi della penisola coreana non si risolverà di certo con un evento sportivo come questo o con un incontro tra i vertici delle due Coree.”

Tuttavia, l’emozione nel guardare i due Paesi marciare sotto la stessa bandiera ha commosso gli spettatori. Tra coloro che guardavano la cerimonia dagli schermi nel centro di Seoul qualcuno ha anche applaudito e sorriso assistendo a questo momento.

Questo evento comunque non è il primo in cui gli atleti provenienti dalle due Coree marciano fianco a fianco sotto la stessa bandiera. Lo fecero anche alle Olimpiadi di Sidney nel 2000, nel 2004 ad Atene e nel 2006 a Torino. Ma farlo in Corea del Sud, soprattutto farlo nella provincia di Gangwon, dalla quale la Corea del Nord è visibile dalle vette innevate, assume un significato particolarmente straordinario. È, inoltre, un passo avanti rispetto all’atteggiamento tenuto dalla Corea del Nord ai Giochi Olimpici Estivi a Seoul nel 1988, quando decise di non partecipare dopo aver organizzato un attacco terroristico in cui le spie avevano fatto esplodere un aereo coreano 10 mesi prima dei Giochi, uccidendo tutto l’equipaggio a bordo.

Quell’evento fu un punto di svolta nelle scelte del governo sudcoreano, che decise di prendere le distanze dal regime nordcoreano sia economicamente, sia politicamente e culturalmente. Fu, quindi, anche un momento di svolta per il mondo intero. Dopo le due Olimpiadi Estive, a Mosca e a Los Angeles, dominate da trame e boicottaggi politici, Stati Uniti e Russia mandarono i propri atleti a Seoul, facendole diventare le Olimpiadi con il maggior numero di nazioni partecipanti durante il periodo della Guerra Fredda. Un anno dopo, la caduta del muro e la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

“In un certo senso, la Guerra Fredda finì simbolicamente alle Olimpiadi di Seoul,”, ha detto Lee O. Young, l’allora direttore creativo della cerimonia di apertura, in un’intervista questa settimana. Il signor Lee, il cui slogan per la cerimonia era stato “beyond the wall” (oltre il muro) ha detto di credere nel potere dell’immaginazione che porta e guida il cambiamento. “Le Olimpiadi di Pyeongchang, in maniera molto sorprendente, potrebbe essere un altro punto di svolta come lo sono state le Olimpiadi di Seoul in passato. Dopo quei Giochi, abbiamo assistito a una nuova Guerra Fredda e Pyeongchang potrebbe costituire un’altra pietra miliare.

Fonte: The New York Times
Link: https://www.nytimes.com/2018/02/09/world/asia/olympics-opening-ceremony-north-korea.html?rref=collection%2Ftimestopic%2FSouth%20Korea&action=click&contentCollection=world&region=stream&module=stream_unit&version=latest&contentPlacement=2&pgtype=collection

 

10 Febbraio, Corea del Sud – Kim Jong-un invita il Presidente della Corea del Sud in visita per un incontro

Il presidente Moon si è incontrato a Seoul con Kim Yo-jong, la sorella del dittatore nordcoreano, la quale lo ha invitato in visita nel proprio Paese per conto proprio di Kim Jong-un, approfittando del canale di dialogo aperto dalle Olimpiadi. Il dittatore nordcoreano ha deciso di far pervenire l’invito attraverso la sorella, che si è recata in visita a Seoul e ha incontrato il Presidente Moon alla “Blue House” (Casa Blu).

Questo invito inusuale è stato accolto da Moon con cautela e ottimismo, come segno del disgelo delle relazioni tra i due governi a seguito di un periodo di massima tensione legato al programma nucleare nordcoreano.

Tuttavia, questa nuova apertura della Corea del Sud nei confronti di Pyongyang si trova in contraddizione con la linea portata avanti dagli Stati Uniti, alleato militare della Corea del Sud, che continua invece a ribadire la necessità di imporre massima pressione e sanzioni contro la Corea del Nord.

Il vicepresidente Mike Pence, in visita alle Olimpiadi, ha utilizzato un linguaggio ostile nei confronti del governo di Pyongyang, definendolo il principale regime tirannico al mondo ed evitando fermamente di interagire con la delegazione nordcoreana.

L’amministrazione Trump è diffidente riguardo un eventuale incontro con la Corea del Nord, al quale sta continuando a imporre sanzioni sempre maggiori finché il Paese non deciderà di rinunciare allo sviluppo del proprio arsenale nucleare.

Il vicepresidente Pence, seduto a pochi passi da Kim Yo-jong alla cerimonia di apertura, non ha scambiato con lei alcuna parola ed è rimasto sempre critico riguardo alla partecipazione stessa della Corea del Nord ai Giochi, vedendola come un tentativo di allontanare la Corea del Sud dagli Stati Uniti.

Il Presidente Moon ha invece accolto la possibilità di un incontro con il leader nordcoreano, dicendo che le due Coree “dovrebbero cooperare per creare un contesto in cui sia possibile lavorare insieme”. Ha anche dichiarato che prenderà in considerazione l’incontro solamente a garanzia che questo possa servire a risolvere la crisi nucleare. Moon avrebbe anche incoraggiato la Corea del Nord a intraprendere un dialogo con gli Stati Uniti. In passato egli aveva spiegato che i legami tra le due Coree non sarebbero mai potuti migliorare oltre un certo limite finché la crisi nucleare rimaneva all’ordine del giorno.

Molti restano critici di fronte all’atteggiamento di apertura tenuto dalla Corea del Nord a queste Olimpiadi, sospettando possa far parte di una strategia volta a rompere i legami di Seoul con Washington.

Pence, ha evitato quindi di interagire con i rappresentanti nordcoreani e la moglie non si è alzata all’entrata degli atleti coreani sotto la bandiera unificata. Sembrano quindi vani gli sforzi di Moon per portare i due Paesi rivali al tavolo delle trattative. La Cina ha suggerito che un dialogo potrebbe aprirsi solo nel caso in cui gli Stati Uniti sospendano le proprie esercitazioni militari congiunte in Corea del Sud e la Corea del Nord abbandoni i propri test missilistici e nucleari. Ma nessuna delle due parti è disposta a cedere. Kim Jong-un non ha nessuna intenzione di rinunciare al proprio arsenale nucleare e l’amministrazione Trump non aprirà negoziazioni finché questo non avverrà.

Moon si trova quindi in una posizione critica. Le mosse del governo di Pyongyang potrebbero essere solo un modo per reagire alle sanzioni e all’isolamento internazionale, ma la Corea del Sud ha bisogno, in ogni caso, di smorzare il clima teso creatosi, specialmente da quando il Presidente Trump ha minacciato l’eventualità di un intervento militare.

Come ci si aspettava, gli Stati Uniti si sono rifiutati di sospendere le proprie esercitazioni congiunte con la Corea del Sud, anche se hanno accettato di posticiparle a dopo le Olimpiadi. Il Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe, ha chiesto a Moon di tenere le esercitazioni appena conclusi i Giochi, ma Moon ha risposto di non immischiarsi negli affari interni della Repubblica di Core

Fonte:The New York Times
Fonte: https://www.nytimes.com/2018/02/09/world/asia/kim-yo-jong-history-facts.html?hp&action=click&pgtype=Homepage&clickSource=story-heading&module=first-column-region&region=top-news&WT.nav=top-news

 

11 Febbraio, Giappone – La raccolta fondi del Tohoku per Taiwan

I territori nell’est del Giappone, duramente colpiti dal terremoto e dallo tsunami del 2011, hanno inaugurato una raccolta fondi per le vittime di Taiwan, come parte di un’offerta volta a ripagare la generosità di cui sono stati oggetto sette anni fa. La raccolta è già iniziata in alcune zone, in particolare in alcune città nelle prefetture di Miyagi, Iwate e Fukushima. Tutte e tre ricevettero assistenza da Taiwan dopo l’11 marzo 2011, in denaro, beni di prima necessità e generatori elettrici.

La città di Minamisanriku, nella prefettura di Miyagi, ha disposto scatole per la raccolta delle donazioni nel proprio municipio e in altri punti strategici, mentre le scuole e i centri commerciali hanno dato vita a iniziative per la raccolta di denaro. La città ricevette in passato 2,2 milioni di yen (circa 15.000 euro) da parte di Taiwan, che utilizzò per la ricostruzione dell’ospedale.

“Ci sono turisti taiwanesi che vengono a visitare la città e restano qui utilizzando i servizi di alloggio privati. Non penso che il terremoto sia un problema che riguarda solo loro. Sarei felice se in nostri sentimenti di vicinanza potessero raggiungerli attraverso le nostre donazioni,” ha spiegato Yasuke Shibuya, 37 anni, proprietario di un minimarket.

La città di Hanamaki, nella prefettura di Iwate, ha iniziato a raccogliere generi di conforto nel proprio ufficio amministrativo, mentre anche le città di Futaba e Okuma, che ospitavano la centrale elettrica numero 1 di Fukushima, stanno avviando una campagna di raccolta fondi.

La scossa che ha colpito martedì la città di Hualien, nell’est di Taiwan, ha causato almeno 16 morti. Il bilancio delle vittime è stato riaggiornato domenica, dopo il ritrovamento di un cadavere tra i detriti di un palazzo parzialmente crollato.

Il Giappone ha immediatamente inviato un team di sei esperti per aiutare nella ricerca e nel salvataggio sul campo. Il gruppo è arrivato a Taiwan giovedì.

Sabato, l’ufficio presidenziale di Taiwan ha postato un messaggio del Presidente Tsai Ing-wen sulla sua pagina Facebook, esprimendo la propria gratitudine nei confronti della missione giapponese. Nel suo messaggio, scritto in giapponese, Tsai si è detta profondamente commossa dal caloroso sostegno del Giappone in un momento così difficile, un gesto che non dimenticherà mai.

Il terremoto ha provocato 285 feriti, tra cui nove giapponesi e, mentre l’energia elettrica è già stata riparata, 4.500 famiglie sono ancora senza acqua corrente da domenica.

Circa 300 scosse di assestamento, molte delle quali abbastanza forti, si sono registrate dopo il terremoto di martedì. Taiwan, situata in prossimità della convergenza di due placche tettoniche al margine del Pacifico occidentale, è purtroppo soggetta ad una intensa attività sismica. Il 6 febbraio 2016, una scossa di magnitudo 6.6 aveva attraversato la città di Tainan nelle ore prima dell’alba, uccidendo 117 persone, di cui 115 rimasti intrappolati nel crollo di un palazzo residenziale. E nel settembre 1999, una scossa di magnitudo 7.7 aveva colpito il centro del paese di Nantou, causando più di 2.400 morti.

Fonte: Japan Times
Fonte: https://www.japantimes.co.jp/news/2018/02/11/national/tohoku-fundraising-drives-launched-taiwan/#.WoBQ3ExFzIU

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