Rassegna settimanale 19-25 Novembre 2018: Sudest asiatico

Rassegna settimanale 19-25 Novembre 2018: Sudest asiatico

19 novembre, Filippine – Dopo due anni di alleanza con la Cina i risultati tardano ad arrivare per le Filippine

Due anni dopo l’annuncio del “divorzio” con lo storico alleato statunitense e la nuova unione con Pechino, i risultati per le Filippine tardano ad arrivare.

Nel 2016, Duterte lasciò la Cina con 24 miliardi di prestiti ed aiuti per portare avanti un ambizioso progetto infrastrutturale. Qualche settimana prima, il presidente aveva dichiarato che il paese era stato trattato come un “cane” da Washington e sarebbe stato meglio allearsi con il proprio vicino.

Ad oggi, tuttavia, solo una frazione degli aiuti promessi dalla Cina si sono materializzati. La vicenda ha esposto Duterte a numerose critiche secondo le quali il presidente avrebbe lasciato l’alleato porre una grave minaccia alla sovranità del paese.

Durante la visita del presidente cinese Xi Jinping di questa settimana, Duterte dovrà far seguire alle sue parole i fatti, per giustificare le importanti concessioni geopolitiche date allo storico rivale. Questo è il punto di vista di Richard Heydarian, un’analista sulle questioni di sicurezza e difesa.

“Altrimenti saremo autorizzati a pensare che non ci sia molto dietro alla retorica e che le Filippine sono state prese in giro” ha dichiarato Heydarian. “L’ingenuità di Duterte nei confronti della Cina è stata un manna dal cielo per la strategia di Pechino, non ci sono dubbi.”

Il ministro dell’economia Benjamin Diokno ha commentato che non è ragionevole aspettarsi che tutte le promesse cinesi si materializzino nel giro di due anni. Alcuni ufficiali, però, sperano che la visita di Xi possa accelerare il processo.

“Siamo molto ottimisti a riguardo, il loro presidente farà pressione sulla burocrazia per velocizzare questo processo” ha dichiarato Diokno.

Il vasto programma infrastrutturale lanciato da Duterte sotto il nome “Build build build”, al centro del programma economico del presidente, include 75 progetti faro, di cui la metà deve essere finanziati da fondi cinesi.

Ciononostante, stando alle fonti di dominio pubblico, solo tre di questi progetti – due ponti ed un impianto di irrigazione per un valore di 167 milioni di dollari – sono stati avviati. Il resto dell’operato, tra cui tre ferrovie, tre autostrade e nove ponti, sono in fase di pianificazione o stanno attendendo il via libera della burocrazia cinese per ottenere i finanziamenti.

Risultati positivi

Il ministro degli esteri cinese ha dichiarato che, importanti progetti approvati da entrambe le parti, “stanno procedendo senza intralci e continuano a portare risultati positivi”. Sempre secondo il ministro, la Cina vuole aumentare il commercio e gli investimenti e “promuovere ancora più progetti di quelli già approvati”.

Gli investimenti cinesi nella prima metà dell’anno sono stati di 33 milioni di dollari, circa il 40 percento di quelli statunitensi e un settimo di quelli giapponesi. Il commercio tra Cina e Filippine è sensibilmente aumentato, ma i dati dimostrano che sarebbe a favore dell’economia cinese.

Le esportazioni cinesi nelle filippine,infatti, sono aumentate del 26 percento nei primi 9 mesi del 2017, superando i propri importi da Manila, cresciuti del 9.8 percento.

Pressioni necessarie

Duterte ha fatto di tutto per accontentare la Cina e ha confessato il proprio “amore” a Xi. Si è addirittura permesso, scherzando, di offrire il proprio paese e farlo diventare un’altra provincia cinese.

Tuttavia, molti cittadini filippini, così come giudici internazionali e diplomatici, sono furiosi per il rifiuto di Duterte di utilizzare la decisione della Corte Permanente di Arbitrato, che nel 2016 aveva dato un giudizio favorevole alle Filippine nella disputa sul Mar Cinese Meridionale contro la Cina.

Invece, il presidente sta lavorando ad un accordo di collaborazione con Pechino per estrarre i gas naturali vicino all’atollo di Reed Bank, un punto centrale della disputa tra i due paesi. Alcuni legislatori temono che questo possa equivalere al riconoscere la sovranità della Cina su un’area nella quale, secondo la Corte, potrebbe esercitare la propria sovranità.

Inoltre, Duterte è sempre stato contrario ad una posizione unitaria da parte dei paesi del Sudest asiatico contro la militarizzazione cinese. In un summit regionale della scorsa settimana il presidente filippino ha dichiarato che di fatto, il Mar Cinese Meridionale “è adesso nelle loro mani”.

Secondo Heydarian, se la scommessa di Duterte nei confronti della Cina non dovesse portare a nessun risultato positivo, il presidente potrebbe essere fortemente indebolito per le elezioni di midterm del 2019. Il che potrebbe determinare il successo o il fallimento della sua presidenza.

Per avere una possibilità di mantenere le proprie promesse, Duterte ha bisogno che i propri alleati controllino il congresso ed il senato, così da poter approvare i testi di legge che aumentino i profitti, attraggano gli investimenti e creino lavori migliori.

“Se dopo la visita di Xi Jinping non dovesse esserci nessun investimento importante, se la militarizzazione e le rivendicazioni cinesi dovessero andare avanti senza opposizione, ci sarà una situazione nella quale Duterte verrà sottoposto ad importanti pressioni” secondo Heydarian. “L’opposizione userà tutto questo per rappresentare Duterte ed i suoi alleati come i lacchè della Cina”.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/two-years-after-philippines-pivot-duterte-still-waiting-on-china-dividend

20 novembre, Thailandia – Prayuth pronto a candidarsi

L’attuale primo ministro tailandese a capo della giunta militare che prese il potere dopo un colpo di stato nel 2014, si è dichiarato pronto ad accettare l’invito di qualsiasi partito per candidarsi alle prossime elezioni. Le dichiarazioni di Prayuth avvengono poco dopo che il Palang Pracharath Party (PPRP), un neo partito pro-militare e conservatore, abbia dichiarato l’intenzione di chiedere al premier uscente di essere il proprio candidato.

Ciononostante, una maggioranza di tailandesi sarebbe contraria ad una possibile carriera politica del generale. Il PPRP avrebbe reclutato un importante numero di parlamentari provenienti dalla coalizione che decise di supportare il colpo di stato militare. Ad inizio mese, il vice primo ministro Somkid Jatusripitak ha dichiarato che il volto del prossimo ministro sarebbe “simile” a quello di Prayuth.

Fonte: Asian Correspondent
Link: https://asiancorrespondent.com/2018/11/thailands-prayuth-says-open-to-invitation-for-pm-candidacy/

21 novembre, Filippine – Xi e Duterte rilasciano una dichiarazione congiunta

I governi di Cina e Filippine hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che dovrebbe plasmare le future relazioni tra i due paesi. Entrambe le parti hanno ribadito la loro cooperazione nel progetto Belt and Road e la decisione di andare avanti con la cooperazione in ambito marittimo. I presidenti hanno riconosciuto la necessita di rafforzare i legami tra i due paesi.

Le parti hanno affermato che la situazione nel Mar Cinese Meridionale si sia stabilizzata grazie alla cooperazione in corso tra i due stati. Inoltre, Cina e Filippine hanno ribadito la volontà di risolvere le controversie in maniera pacifica ed implementando la Declaration of Conduct of Parties in the South China Sea firmata nel 2002.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/china-philippines-chart-course-for-future-relations-in-joint-statement

22 novembre, Malesia – Incontro tra i premier di Malesia e Pakistan

Il premier malese Mahathir Mohamad ed il suo omologo pachistano Imran Khan, si sono incontrati per approfondire la cooperazione tra i due paesi. Durante la conferenza stampa i premier hanno dichiarato di aver discusso alcuni temi in comune tra i due paesi, specialmente anticorruzione e turismo. “Abbiamo ottimi rapporti da molto tempo. Abbiamo problemi simili e continueremo a dialogare insieme per trovare delle soluzioni.” ha dichiarato Mahathir.

Inoltre, il primo ministro malese, ha dichiarato di voler aiutare il Pakistan a diventare un partner del blocco ASEAN. In questa sua prima visita in Malesia, il premier pachistano ha commentato “siamo entrambi in situazioni molto simili, siamo saliti al potere facendo campagna contro la corruzione”.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/mahathir-pakistans-discuss-anti-graft-tourism

 23 novembre, ASEAN – L’area Indo-Pacifica potrebbe essere controllata dall’ASEAN

Sembra inevitabile una “guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina, e ancor più che l’area Indo-pacifica diventi l’epicentro del confronto tra le due superpotenze.

Mentre l’attenzione internazionale si è focalizzata sulle tariffe e la guerra commerciale in corso tra le due maggiori economie al mondo, i paesi stanno lentamente – se non silenziosamente – aumentando la propria presenza militare e sfera d’influenza nell’oceano Indiano e Pacifico.

Come ci si poteva aspettare, la Cina ha scelto un approccio più sottile incanalando massicci aiuti finanziari per costruire opere infrastrutturali in dozzine di paesi attraverso il programma noto come Belt and Road Initiative (BRI). La costruzione di nuovi porti nell’Oceano Indiano e gli sviluppi strutturali sulle isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale sono un chiaro segnale della volontà di Pechino di aumentare la propria potenza marittima.

Gli Stati Uniti, dal canto loro stanno apertamente costruendo alleanze per contrastare l’espansione cinese, premendo per un sistema regionale guidato dagli Stati Uniti.

Il Vicepresidente Mike Pence ha rivelato questa strategia annunciando la costruzione di una nuova base militare in Papua Nuova Guinea. Durante il summit APEC, Pence ha dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero, insieme all’Australia, sviluppato una base navale di Kumbrum, sull’isola di Manus per “proteggere la sovranità e i diritti delle isole del Pacifico”.

L’Indonesia e gli altri membri dell’ASEAN hanno la sfortuna di trovarsi nel mezzo di questa nuova “guerra fredda”, siccome la regione si estende tra i due oceani. I dieci stati membri dovranno usare tutto l’arsenale diplomatico a loro disposizione per far in modo di essere risparmiati dell’impatto tra i due colossi.

In questo contesto, l’ASEAN dispone di uno strumento che le ha permesso di navigare attraverso le acque torbide della Guerra Fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica: la cosiddetta Zone of Peace, Freedom and Neutrality (ZOPFAN) che i cinque stati membri di allora avevano firmato a Kuala Lumpur nel 1971. Gli stati che sono successivamente entrati a far parte dell’organizzazione – Brunei, Birmania, Cambogia, Laos e Vietnam – hanno automaticamente accettato l’accordo.

Questo, non ha solamente permesso all’ASEAN di rimanere tendenzialmente neutra, infatti è diventato il punto di riferimento di tutti gli accordi e trattati successivi per promuovere la sicurezza e stabilità regionale. Tra questi accordi vi sono il Treaty of Amity and Cooperation (TAC) del 1976 ed il Southeast Asia Nuclear Free zone del 1995.

Gli sforzi diplomatici dell’ASEAN hanno fatto in modo che il TAC fosse firmato da oltre 30 paesi, tra i quali la Cina nel 2003 e gli Stati Uniti nel 2009.

Uno dei punti centrali del ZOPFAN è cacciare le basi militari straniere presenti nella regione, in particolare quelle americane di Subic e Clarke nelle Filippine e quella sovietica di Cam Ranh in Vietnam. Ci sono voluti però molti anni per arrivare al risultato desiderato.

Il ZOPFAN non si estende al di là del Sudest asiatico e perciò l’ASEAN non ha nessuna voce in capitolo per quanto riguarda la nuova base in Papua Nuova Guinea e in Australia.

La costruzione di nuove roccaforti cinesi e statunitensi, proprio alle porte dell’area ASEAN possono diventare un problema. L’organizzazione deve trovare una soluzione per proteggere le proprie frontiere, e allo stesso tempo promuovere la pace e la stabilità nell’intera regione Indo-Pacifica.

Ci sono già diverse alternative attualmente in prova, incluse le negoziazioni con il governo cinese per un codice di condotta nel Mar Cinese Meridionale, così come l’iniziativa indonesiana per un’architettura regionale più inclusiva che comprenda la Cina. Vi è anche una proposta da parte dello stato indonesiano per un trattato di amicizia e cooperazione per l’intera area Indo-Pacifica.

Nessuno può accusare l’ASEAN di mancanza di iniziativa, ma gli ultimi sviluppi nella regione richiedono maggior rigore ed attenzione da parte dell’ASEAN.

Fonte: The Jakarta Post
Link: http://www.thejakartapost.com/academia/2018/11/22/asean-can-stop-indo-pacific-from-becoming-us-china-theater.html

24 novembre, Malesia – Il governo malese non ratificherà il trattato ONU sui diritti umani

Lo stato malese ha dichiarato ieri che non avrebbe ratificato la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Numerose organizzazioni malesi e musulmane hanno espresso al governo la propria rabbia e paura che la convenzione riduca i loro diritti. L’ufficio del primo ministro ha però dichiarato che “il governo continuerà a difendere la costituzione, che include il contratto sociale accettato dai rappresentati di tutte le etnie al momento della fondazione della nazione”.

Il dibattito attorno alla convenzione si è intensificato da quando il primo ministro Mahathir Mohamad ha dichiarato all’assemblea generale delle Nazioni Unite che il suo paese avrebbe ratificato tutte le convenzioni sui diritti delle Nazioni Unite. I due principali partiti di opposizione Umno e Parti Islam SeMalaysia si sono fortemente opposto alla ratifica.

La convenzione potrebbe effettivamente indebolire la politica del bumiputera, che riserva alle etnie indigene del paese la possibilità di andare a scuola e ottenere un lavoro. Inoltre, potrebbe mettere fine alla posizione privilegiata dell’Islam nel paese, una questione estremamente sensibile.

Fonte: The Straits Times
Link:  https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysia-not-ratifying-un-human-rights-treaty

25 novembre, Tailandia – Come la guerra commerciale tra Cina ed USA ha indebolito il commercio della gomma tailandese

Il cosiddetto “oro bianco” ha fatto sì che la Tailandia diventi il maggiore produttore di gomma al mondo. La gomma thailandese viene usata per fabbricare qualsiasi prodotto, dalle gomme per auto ai preservativi. Dal mese di giugno, tuttavia, per via della guerra commerciale, il prezzo della gomma è aumentato circa del 20 percento. Le fabbriche cinesi per la lavorazione della materia prima sono state sottoposte alle sanzioni americane.

Numerosi lavoratori tailandesi sono stati obbligati a cambiare mestiere, “non posso più dare da mangiare ai miei figli” ha dichiarato una lavoratrice. Un drastico calo della domanda cinese per la gomma tailandese ha spinto numerosi coltivatori a cercare altri lavori.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/2174873/how-thailand-worlds-largest-rubber-producer-became-casualty

 

 

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