Rassegna settimanale 4-10 Novembre 2019: Africa Subsahariana

4 novembre, Zimbabwe – Continuano le proteste

In Zimbabwe continuano le proteste dei lavoratori statali, dopo che il governo non ha soddisfatto le loro richieste di ricevere un aumento dei salari sulla base del valore del dollaro americano (ciò porterebbe i lavoratori statali a guadagnare ogni mese 7,293 dollari dello Zimbabwe, a fronte dei 1023 guadagnati attualmente). La polizia ha concesso alle organizzazioni di lavoratori il permesso di protestare per un aumento degli stipendi, mettendo a dura prova il presidente Mnangagwa e il suo livello di tolleranza nei confronti delle manifestazioni di protesta.
Lo Zimbabwe sta affrontando da circa un decennio una gravissima crisi economica, con un elevatissimo livello di inflazione, una disoccupazione che sfiora il 90%, tagli alla spesa per l’acquisto di merce importata dall’estero, gasolio e medicine. Il presidente ha sottolineato che, in questa situazione di crisi, il paese non può permettersi di pagare stipendi più alti ai dipendenti statali. Egli deve, tuttavia, trovare una soluzione per placare le proteste e per cercare di rispettare le promesse fatte in campagna elettorale lo scorso anno.

Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XF2IS-OZATP

5 novembre, Nigeria – La polizia libera 259 persone detenute in un centro islamico

La polizia nigeriana ha liberato 259 persone tenute prigioniere in un centro islamico nella città di Ibadan. Si tratta dell’ultimo di una serie di raid, condotti dalla polizia, che hanno portato alla liberazione di più di mille persone negli ultimi mesi, tutte tenute prigioniere in istituzioni islamiche, dove hanno subito abusi sessuali e psicologici. Le incursioni della polizia nei contri islamici sono nettamente aumentate da quando il presidente Buhari ha apertamente dichiarato la necessità di far luce su quanto accade all’interno di tali istituzioni.

Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XF1ZG-OZATP

6 novembre, Etiopia – Questione GERD: appuntamento a Washington il 15 gennaio

I ministri degli esteri di Etiopia e Sudan hanno accettato di prendere parte, insieme al rappresentante egiziano, al meeting fissato per il 15 gennaio 2020 a Washington. In tale occasione si cercherà di trovare una soluzione alla disputa riguardante la realizzazione della diga GERD, che vede Etiopia ed Egitto su due fronti opposti. Entrambi apparentemente non sono disposti a scendere a compromessi. La speranza è che, grazie alla mediazione statunitense, i rappresentanti dei due paesi facciano passi avanti e trovino un accordo che possa, finalmente, garantire l’avvio dell’attività dell’impianto idroelettrico entro i termini previsti.

Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XH0W8-OZATP

7 novembre, Congo – Bosco Ntaganda, “The Terminator”, condannato a 30 anni di reclusione

“The Terminator”: è questo il nome con cui è conosciuto Bosco Ntaganda, giudicato colpevole di crimini contro l’umanità commessi durante il massacro di civili in Congo tra il 2002 e il 2003. Tra i crimini per cui è stato condannato spiccano omicidio, stupro e schiavitù sessuale (Ntaganda è la prima persona ad essere condannata per questa tipologia di reato). I giudici lo hanno condannato a 30 anni di reclusione, definendolo un leader chiave per la realizzazione di operazioni e piani portati avanti dal gruppo ribelle Union of Congolese Patriots e dalla sua ala militare, Patriotic Forces for the Liberation of Congo.

Fonte: Al Jazeera
Link: https://www.aljazeera.com/news/2019/11/icc-set-sentence-congolese-rebel-chief-bosco-ntaganda-191107065841913.html

8 novembre, Guinea Bissau – Il Primo Ministro si dimette

Faustino Fudut Imbali, primo ministro della Guinea Bissau, ha rassegnato le sue dimissioni in seguito ad un ultimatum dell’ECOWAS, la Comunità economica degli Stato dell’Africa Occidentale. Il primo ministro era stato nominato solamente la scorsa settimana dal presidente Jose Mario Vaz. Tuttavia, il predecessore di Imbali, Aristides Gomes, si era rifiutato di dare le dimissioni, scatenando una vera e propria crisi politica in un Paese in cui la tensione dovuta alle elezioni presidenziali è già molto alta.
Il presidente Vaz aveva deciso di sciogliere il governo a causa della situazione di tensione nel paese, di cui stava minacciando il normale svolgimento della vita politica ed economica. L’ECOWAS, però, dopo aver convocato un summit straordinario per affrontare la “questione Guinea Bissau”, ha dichiarato illegale la decisione presa da Vaz, di fatto obbligando l’appena nominato primo ministro Imbali a lasciare il suo nuovo incarico.

Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XJ04H-OZATP

9 novembre, Kenya – Nell’agenda governativa non comparirà la difesa dei diritti degli omosessuali

Il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta ha confermato che la prossima settimana si terrà, a Nairobi, una conferenza sulla popolazione globale, durante la quale, però, non verranno discussi temi riguardanti la difesa dei diritti degli omosessuali. Come ha affermato il presidente, infatti, “Il Kenya non accetta pratiche in conflitto con la sua cultura”. Tali pratiche si riferiscono chiaramente all’attività dei difensori del diritto all’aborto e dei diritti della comunità LGBT. Il presidente si ha affermato di essere pronto ad accogliere i partecipanti alla conferenza, mantenendo però fermamente le sue posizioni in contrasto con ciò che non si concilia alla cultura del Kenya. Nonostante alcuni paesi africani abbiano già fatto passi avanti eliminando leggi che condannano l’omosessualità, non sono pochi i paesi che, al contrario, non sembrano intenzionati a procedere in questa direzione.

Fonte: Africa News
Link: https://www.africanews.com/2019/11/09/kenya-s-president-uhuru-kenyatta-rejects-gay-agenda-in-global-population/

10 novembre, Sudafrica – Il Papa programma una visita nel paese per il prossimo anno, urge unità governativa

Il Papa ha annunciato l’intenzione di recarsi in Sudafrica il prossimo anno e ha incoraggiato i leader del paese a superare le tensioni e le divisioni interne per dar vita ad un governo unito.
Nei giorni precedenti, l’ex leader dei ribelli aveva accettato di posticipare di 100 giorni il termine ultimo per la formazione di un governo unito, prevista entro il 12 novembre.
Il Papa aveva già organizzato una visita in Sudafrica nel 2017. Tuttavia, proprio a causa delle tensioni interne, tale viaggio era stato cancellato e il presidente Salvia Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar erano stati invitati in Vaticano. Durante l’incontro in Vaticano era stato chiesto ai due leader di impegnarsi per trovare un accordo di pace e porre fine ad una guerra civile che ha causato circa 400 mila vittime.

Fonte: Reuters
Link: https://af.reuters.com/article/topNews/idAFKBN1XL0XN-OZATP

 

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