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Rassegna settimanale 24-30 ottobre 2022: Sudest asiatico

24 ottobre, Myanmar – Almeno 60 persone hanno perso la vita a causa di un attacco aereo durante un concerto

Gli attacchi aerei dell’esercito birmano hanno ucciso più di 60 persone, inclusi cantanti e musicisti, che si erano riuniti per celebrare l’anniversario della fondazione della principale organizzazione politica della minoranza etnica Kachin.
Il Myanmar è stato devastato per decenni dalle ribellioni delle minoranze etniche in cerca di autonomia, ma la resistenza anti-governativa è aumentata notevolmente a livello nazionale con la formazione di un movimento armato pro-democrazia che si oppone al golpe militare dello scorso anno. 
La celebrazione del 62° anniversario della fondazione dell’Organizzazione per l’Indipendenza Kachin (OIK) si è tenuta in una base utilizzata anche per l’addestramento militare dall’Esercito per l’Indipendenza Kachin, l’ala armata dell’Organizzazione, che si trova vicino al villaggio di Aung Bar Lay nella cittadina di Hpakant, una remota area montuosa a 950 chilometri a nord di Yangon.
Un portavoce della Kachin Artists Association ha dichiarato al telefono che aerei militari hanno lanciato quattro bombe intorno alle 20:00. Erano presenti tra le 300 e le 500 persone e tra le vittime si contano anche ufficiali e soldati Kachin, musicisti, imprenditori di miniere di giada e altri civili.

Il Kachin News Group, un media solidale con l’OIK, ha riportato lo stesso numero di vittime e ha affermato che le forze di sicurezza del governo hanno impedito ai feriti di essere curati negli ospedali delle città vicine.

Fonte: South China Morning post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/south-asia/article/3197079/air-strike-during-myanmar-concert-kills-dozens-media-opposition

25 ottobre, Vietnam – Il capo del partito comunista al governo visiterà Xi Jinping la prossima settimana

Nguyen Phu Trong, capo del Partito Comunista al governo del Vietnam, visiterà la Cina dal 30 ottobre al 2 novembre su invito del presidente Xi Jinping.

Trong, 78 anni, ha inviato un messaggio al presidente cinese congratulandosi con lui per il suo terzo mandato, esprimendo la speranza di “rafforzare ulteriormente la fiducia politica e stabilire una direzione per lo sviluppo futuro delle relazioni tra i due paesi ”.
La Cina è il più grande partner commerciale del Vietnam e fonte primaria di importazioni, tra le quali in particolare quelle di materie prime e di macchinari destinati al settore manifatturiero, che svolge un ruolo cruciale nella sua economia in rapida crescita. Nei primi nove mesi diquest’anno, il commercio bilaterale è aumentato del 10,2% rispetto all’anno precedente per un valore di 132 miliardi di dollari.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/vietnam-party-chief-to-visit-chinas-xi-jinping-next-week

26 ottobre, Malesia – L’ONU critica la Malesia per i “rimpatri forzati” di cittadini birmani in cerca di asilo

Le Nazioni Unite sono “seriamente preoccupate” per la continua deportazione da parte delle autorità malesi dei richiedenti asilo provenienti dal Myanmar. L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha affermato di aver ricevuto a partire da aprile “molteplici inquietanti segnalazioni” di respingimento, ovvero del rimpatrio forzato di rifugiati e richiedenti asilo. Negli ultimi due mesi, secondo quanto riferito dall’Alto Commissariato, centinaia di cittadini del Myanmar sono stati rimandati indietro contro la loro volontà.

“L’UNHCR continua a chiedere alla Malesia di fermare immediatamente i rimpatri forzati di cittadini birmani in cerca di salvezza. Il loro ritorno in Myanmar li espone a danni e pericoli”, ha detto ai giornalisti la portavoce Shabia Mantoo a Ginevra.

Più di 2.300 persone sono state uccise nella campagna di repressione del dissenso che i militari hanno lanciato dal colpo di stato e che secondo i gruppi per i diritti umani include radere al suolo villaggi, esecuzioni extragiudiziali di massa e attacchi aerei contro i civili.
“La situazione in Myanmar sta costringendo le persone a fuggire per cercare la salvezza oltre confine. L’UNHCR fa appello alle autorità malesi affinché rispettino i loro obblighi legali internazionali e assicurino il pieno rispetto dei diritti delle persone bisognose di protezione internazionale”, ha affermato Mantoo.“Ribadiamo il nostro appello agli stati della regione a continuare a offrire protezione ai cittadini del Myanmar in fuga. Ciò include anche la fine della pratica della detenzione a tempo indeterminato di richiedenti asilo e rifugiati”.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3197280/un-slams-malaysia-forced-returns-myanmar-nationals-seeking-asylum?module=perpetual_scroll_0&pgtype=article&campaign=3197280

27 ottobre, ASEAN – I ministri degli Esteri dell’ASEAN premono per maggiori progressi nella risoluzione della crisi in Myanmar

Giovedì i ministri degli Esteri del Sud-Est Asiatico hanno riconosciuto che i loro sforzi per portare la pace in Myanmar non hanno avuto successo e hanno concordato di aumentare la loro determinazione a porre fine alla violenza nel paese, dove l’acquisizione militare dell’anno scorso ha provocato una crisi che minaccia di destabilizzare la regione.
I recenti eventi in Myanmar, tra cui l’ attacco aereo di domenica e l’esecuzione di prigionieri politici a luglio, hanno accresciuto le preoccupazioni tra i membri dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN).
In una riunione speciale tenutasi a Giacarta, in Indonesia, i ministri degli Esteri dell’ASEAN hanno affermato che i loro sforzi non hanno raggiunto progressi significativi e hanno chiesto “azioni concrete, pratiche e limitate nel tempo” per rafforzare l’attuazione dell’ accordo in cinque punti che il gruppo ha raggiunto in Aprile dello scorso anno sui modi per cercare la pace.
L’accordo prevede la cessazione della violenza, un dialogo tra le parti interessate, la mediazione di un inviato speciale dell’ASEAN, la fornitura di aiuti umanitari e una visita in Myanmar dell’inviato speciale per incontrare tutte le parti interessate.
Il governo del Myanmar ha inizialmente accettato l’accordo, ma ha fatto pochi sforzi per attuarlo, oltre a fornire aiuti umanitari e consentire all’inviato dell’ASEAN, il ministro degli Esteri cambogiano Prak Sokhonn, di visitare il paese.Ma ha rifiutato di permettergli di incontrare Suu Kyi, che è stata arrestata ed è stata processata per una serie di accuse che secondo i critici sono escogitate per escluderla dalla politica. In risposta, l’ASEAN non ha permesso ai leader del Myanmar di partecipare alle riunioni ufficiali.

“L’incontro ha convenuto che l’ASEAN non dovrebbe scoraggiarsi, ma essere ancora più determinata ad aiutare il Myanmar a raggiungere una soluzione pacifica il prima possibile”, ha affermato Prak Sokhonn.
Il ministro degli Esteri indonesiano Retno Marsudi ha affermato che i ministri hanno espresso preoccupazione e delusione, e in alcuni casi frustrazione, per la mancanza di progressi significativi nell’attuazione del consenso. “Invece di progredire, si diceva persino che la situazione si stesse deteriorando e peggiorando”, ha detto. “Gli atti di violenza ancora una volta devono cessare immediatamente”, ha detto Marsudi. “Senza una cessazione della violenza, non ci saranno condizioni favorevoli per la risoluzione di questa crisi politica”.
Una dichiarazione rilasciata dal ministero degli Esteri del Myanmar ha affermato che “non sarà vincolato dai risultati dell’incontro” perché si è tenuto in sua assenza e ha insistito sul fatto che il governo militare ha in realtà messo in atto la tabella di marcia in cinque punti cooperando con l’inviato speciale dell’ASEAN, tenendo colloqui di pace con i gruppi etnici ribelli e fornendo assistenza umanitaria.

Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/business-asia-indonesia-immigration-myanmar-145bd56234cd6ce569234fac2510e4d5

28 ottobre, Thailandia – Gli uiguri rinchiusi in Thailandia affrontano “l’inferno in terra”

Quasi un decennio dopo la fuga dalla Cina, più di 50 uiguri stanno ancora languendo nelle strutture di detenzione thailandesi, nella costante paura di essere rimandati indietro.

Molti uiguri sono infatti fuggiti dalla Cina nel corso degli anni, con alcuni che hanno viaggiato attraverso il Myanmar fino alla Thailandia. Ma dozzine di loro sono finiti in carcere lì, vittime apparenti di ciò che gli osservatori internazionali hanno suggerito essere la volontà del governo thailandese di evitare di far arrabbiare Pechino o Washington.
Il gruppo di uiguri, arrestato nel 2013 e nel 2014, è attualmente detenuto nei centri di immigrazione della Thailandia mentre le autorità riflettono sul loro destino. Né la loro posizione precisa né il loro numero esatto sono chiari. Un gruppo di organizzazioni thailandesi per i diritti umani afferma che ce ne sono 52, ma un senatore che lavora al caso dichiara 59.

Il timore che le autorità thailandesi decidano per il rimpatrio è tristemente fondato. Nel 2015, il governo ha deportato con la forza 109 uiguri in Cina, a dispetto delle suppliche americane di proteggerli. Quella mossa è stata severamente condannata da Washington e dalle Nazioni Unite, che hanno affermato che si trattava di una violazione del diritto internazionale. Ha anche scatenato violente proteste in Turchia, dove gli intransigenti nazionalisti vedono gli uiguri come parte di una famiglia globale di lingua turca, che hanno portato alla chiusura temporanea dell’ambasciata e del consolato della Thailandia
“È chiaro che gli uiguri sono considerati un problema di sicurezza speciale”, ha affermato Chalida Tajaroensuk, capo dell’associazione per i diritti umani People’s Empowerment Foundation, che ha portato avanti recenti appelli per liberare i detenuti. Il sostegno a questi ultimi è aumentato negli ultimi mesi, con otto organizzazioni thailandesi per i diritti umani che hanno esortato le autorità a luglio a non inviarli in Cina.
La rinnovata attenzione arriva mentre la Thailandia si prepara a ospitare il vertice della cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) a novembre, con Cina e Stati Uniti entrambi sempre più in competizione per l’influenza nel Sud-Est Asiatico.
Phil Robertson, vicedirettore per l’Asia di Human Rights Watch, ha affermato che il trattamento riservato agli uiguri è “assolutamente scioccante” e che la Thailandia dovrebbe rilasciarli immediatamente. “L’immigrazione thailandese si comporta come se trattenesse questi uomini a tempo indeterminato, per il resto della loro vita, se necessario, per evitare di offendere la Cina”, ha affermato. “Se c’è un inferno sulla terra, la Thailandia lo ha creato per questi detenuti uiguri”.
Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/forgotten-uighurs-locked-up-in-thailand-face-hell-on-earth

29 ottobre, Indonesia – I leader del G-20 concordano sulle mosse verso un mondo a prova di pandemia nonostante le tensioni geopolitiche

Le principali economie del Gruppo dei 20 (G-20) hanno concordato sei azioni chiave per il settore sanitario, volte principalmente a permettere il passaggio da un mondo soggetto a pandemia a uno a prova di pandemia.

Il ministro della Salute indonesiano Budi Gunadi Sadikin ha detto ai giornalisti a Bali che una serie di incontri dei leader iniziati a marzo e conclusi venerdì sono stati in grado di istituire, tra le altre cose, un fondo pandemico chiamato Financial Intermediary Fund (FIF) che aiuterà i paesi a prepararsi per future pandemie, riconoscendo la necessità di una distribuzione più equa delle risorse sanitarie e di una migliore condivisione dei dati per identificare eventuali agenti patogeni – virus, batteri o parassiti – che potrebbero causare una futura pandemia.

Il gruppo ha deciso di standardizzare i protocolli Covid-19 per rendere più facili i viaggi internazionali e accelerare la ripresa economica; ampliare la capacità di ricerca e produzione di vaccini, terapeutici e diagnostici per aiutare i paesi a basso reddito e in via di sviluppo; e intensificare la lotta contro la tubercolosi, il secondo killer infettivo più mortale dopo il Covid-19.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/g-20-health-leaders-agree-on-moves-to-pandemic-proof-world-despite-geopolitical-tensions

30 ottobre, Laos – Banane, carne e oro: il “Made in Laos” che traina le esportazioni verso la Cina

Non appena il riso è stato raccolto, viene seminato il mais; tre mesi dopo è la volta dei cocomeri e delle banane, colture da reddito coltivate tutto l’anno nelle fattorie del Laos affittate da investitori cinesi per soddisfare l’insaziabile appetito della Cina per i prodotti freschi, e tutto questo a un prezzo maggiorato. Il “Made in Laos” è diventato sinonimo di qualità nei supermercati cinesi, come parte di una tendenza decennale iniziata con le banane ma che si sta espandendo a nuovi prodotti, molti dei quali come il mais, difficili da vendere sul mercato interno ma invece molto richiesti dai cinesi.

La domanda da oltre confine ha cambiato i redditi di innumerevoli agricoltori laotiani che vivevano solo di due o tre raccolti di riso all’anno, con mesi di inattività nel mezzo, in quella che è una delle nazioni più povere dell’Asia. Ora, la tariffa giornaliera per il lavoro agricolo è di circa 5-7 dollari in molte aree e il lavoro diventa da stagionale ad annuale.

Le nuove entrate stanno facendo aumentare i salari annuali in alcune delle parti più povere del Laos, un paese che secondo la Banca Mondiale nel 2021 aveva un reddito medio pro capite di 2.551 dollari USA all’anno. Ma la domanda sta anche divorando terreni poiché le fattorie laotiane si orientano verso un mercato cinese che cerca anche manioca, arance e carne bovina. Nelle pianure vicino alla capitale Vientiane sta decollando il durian, un’altra specie non autoctona molto ricercata dai cinesi. Il paese ha inoltre accettato di esportare 100.000 tonnellate di arachidi, manioca e banane verso la Cina tra il 2021 e il 2025, secondo quanto riportato dai media statali cinesi la scorsa settimana, mentre una joint venture con un’azienda agricola con sede a Tianjin prevede di “allevare bovini su larga scala”.
I gruppi ambientalisti e i piccoli agricoltori laotiani temono che la crescita incontrollata delle piantagioni – e l’allevamento di bestiame su scala industriale – finiscano per sovraccaricare la terra e pregiudicare i piani per la rigenerazione degli alberi in una delle nazioni più boscose del Sud-Est Asiatico. Ci sono anche timori che la crisi del debito del Laos, che deve miliardi di dollari a governi stranieri e alle aziende che hanno costruito le sue infrastrutture, lo lasci esposto a investimenti non etici.Sono le concessioni minerarie a destano particolare preoccupazione. L’anno scorso il Laos ha esportato 55 milioni di dollari in oro e lingotti d’oro e diverse società cinesi detengono i diritti su vasti tratti di terra ricca di minerali nel mezzo di foreste remote e incontaminate.

“Siamo in un momento critico”, ha affermato Seán O’Connell, Head of Governance presso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite in Laos, “Gli investimenti possono portare enormi benefici economici per riprendersi dall’attuale crisi, ma allo stesso modo alcuni investimenti possono minare seriamente lo sviluppo sociale e ambientale e, a lungo termine, costare al Paese più di quanto ne tragga a beneficio”.

Fonte: South China Morning Post
Link: https://www.scmp.com/news/asia/southeast-asia/article/3195353/thai-police-investigating-cnn-crews-coverage-massacre

(Featured image source: Flickr Your local connection)

A cura di Fabiola Frigerio