Rassegna settimanale 9 -15 luglio 2018: Sudest asiatico

Rassegna settimanale 9 -15 luglio 2018: Sudest asiatico

9 luglio, Birmania – Trattative tra Birmania e Cina sul porto di Kyaukphyu

Il Birmania è in trattativa con un consorzio cinese per la costruzione di un porto di acque profonde nella parte occidentale dello stato di Rakhine. Secondo il report del giornale statale Global New Light of Myanmar, esso sarebbe parte della zona speciale economica pianificata nella regione.

Entrambi i paesi cercano di trarre più benefici possibili dalle trattative, essendo il porto di Kyaukphyu non solo parte del corridoio economico della cintura cinese, ma aiuterebbe anche lo sviluppo dello stato di Rakhine, creando ogni anno 100,000 opportunità lavorative per la popolazione locale.

Un consorzio di sei compagnie, guidato dall’azienda cinese Citic, ha vinto nel 2015 l’appalto per la costruzione di un parco industriale e del porto. Quest’ultimo consiste nella costruzione di due terminal, uno sull’isola di Madae e l’altro su Yanbye, con un totale di dieci ormeggi, una strada ed un ponte che mette in comunicazione il parco industriale con il porto. Sono previste quattro fasi di costruzione nel periodo di circa venti anni.

Per il 2025, il novanta percento delle posizioni manageriali del progetto, saranno affidate ad agenti locali. I due progetti porteranno 10 miliardi di crescita annuale al prodotto interno lordo del Birmania.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/myanmar-in-talks-over-port-project-with-china-consortium

10 luglio, Thailandia – Salvati tutti i ragazzi e l’allenatore dalla caverna in Thailandia

Martedì dieci luglio, i soccorritori hanno estratto i restanti ragazzi e l’allenatore da una caverna inondata a nord della Thailandia.

I dodici giovani ed il loro accompagnatore erano entrati nella grotta il ventitré giugno, rimanendo successivamente bloccati a circa dieci chilometri di profondità a causa di un’inondazione improvvisa.

La loro sparizione ha provocato una mobilitazione internazionale di volontari da tutto il mondo. Il gruppo è stato trovato il due luglio dai sommozzatori circondato dall’acqua ed in stato emaciato.

Tra lunedì e domenica sono stati quattro i giovani ad essere stati salvati da sommozzatori esperti, lungo cinque chilometri di spazi ristretti e stanze inondate. Gli otto ragazzi tra i dodici ed i sedici anni sono stati trasferiti immediatamente all’ospedale di Chiang Rai. I giovani sono al momento in buon stato di salute fisica e mentale.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/the-world-holds-its-breath-for-rescue-of-5-still-trapped-in-flooded-cave-8-saved-since

11 luglio, Indonesia – Vivere una doppia vita: gli atei in Indonesia

Vivere una doppia vita – devoto musulmano all’esterno, non credente all’interno – è spesso l’unica scelta per gli atei dell’Indonesia, il paese più grande a maggioranza musulmana.

Blasfemia.

L’esteso arcipelago del Sud Est asiatico è ufficialmente pluralista e la libertà di espressione religiosa dovrebbe essere garantita dalla legge. Nella realtà, la situazione è ben diversa.

Colui che critichi la religione – in particolare quella islamica, seguita da circa il novanta percento degli indonesiani – può finire in prigione.

Quest’anno, uno studente universitario è stato accusato di aver pubblicato un post su Facebook nella quale comparava Allah alle divinità greche, aggiungendo che il corano non è molto più scientifico del signore degli anelli.

Nel 2012, Alexander Aan è stato imprigionato trenta mesi per aver postato materiale esplicito sul profeta Maometto, dichiarandosi ateo.

Queste persecuzioni rientrano in un più esteso fenomeno di discriminazione contro le minoranze dell’arcipelago, ha dichiarato un osservatore.

Le autorità insistono che essere atei non è illegale, almeno fintanto non venga espresso in pubblico.

“Quando qualcuno dissemina questa idea, o il concetto di ateismo, questo è problematico”, ha dichiarato Abdurrahman Mas’ud, capo dell’agenzia sulla ricerca e lo sviluppo al ministero della religione.

“Paura per la mia vita”

Due decenni dopo la caduta del dittatore Suharto, l’Islam conservatore è esploso nella vita pubblica dell’Indonesia pari passo con la nascita di estremismi e violenze motivate religiosamente.

Il paese si è cimentato nella militanza islamica per anni, un esempio è la bomba a Bali del 2012, attentato che ha provocato oltre duecento morti; altri attacchi sono avvenuti quest’anno, nella quale sono state prese di mira congregazioni cristiane, templi buddisti e minoranze religiose.

Gli atei intervistati hanno espresso la preoccupazione di essere il prossimo target degli estremisti, che continuano ad essere incoraggiati dai politici populisti.

Molti vivono una doppia vita, cercando di evitare di uscire allo scoperto.

Islam inclusivo

Nessuno sa quanti siano gli atei in Indonesia.

Alcuni gruppi si riuniscono nelle grandi città, altri lo fanno online ad esempio nel forum “You Ask, Atheists Answer”, il quale conta 60,000 iscritti.

Karina, che vive a Singapore, ha dichiarato che, da quando ha trovato una pagina privata di Facebook per i suoi amici atei in Indonesia, ha finalmente sentito di non essere “sola”.

Gli individui intervistati hanno espresso la loro preoccupazione sul pubblicare informazioni private con profili riconoscibili, a causa dei gruppi informatici islamici che regolarmente fanno minacce di morte.

Ma l’Indonesia non è la sola.

In Bangladesh sono stati assassinati blogger laici ed atei, altri sono stati arrestati dai rappresentanti del governo in Malesia ed imprigionati in Egitto.

Nonostante l’Indonesia sia stata spesso elogiata per la sua moderazione ed inclusività, la situazione ora è cambiata.

Karina ha dichiarato di essere preoccupata per gli amici nella terra natia e che anche a Singapore si sente minacciata.

“Continuo a postare alcune critiche sull’Islam, ma ora sono più velate”.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/living-a-double-life-indonesias-atheists-fear-jail-or-worse

12 luglio, Tailandia – Assalto di turisti in Tailandia

Agli inizi di giugno l’attenzione mondiale è stata attirata dallo spiaggiarsi di una piccola balena pilota nel sud della Tailandia con lo stomaco pieno di plastica. Ma questo, non è il primo caso.

Il ministro tailandese per il turismo Weerasak Kowsurat ha dichiarato che è emblematico lo stress ambientale provocato dal boom turistico che potrebbe portare nel 2019 quaranta milioni di visitatori stranieri, equivalenti a più della metà della popolazione nazionale.

“Il turismo può creare, e allo stesso tempo, il turismo può distruggere” ed ha aggiunto, “Il sovraffollamento non è buono per nessuno, inclusi ospitanti ed ospiti”.

L’impennata di viaggiatori cinesi ha provocato una crescita portentosa del settore turistico che va regolata, per quanto sia complicato. Un esempio è dato dalla tragedia di settimana scorsa, nella quale più di quaranta turisti cinesi hanno perso la vita con l’affondare di una barca a Phuket.

Il disastro non avrebbe avuto un impatto significativo sull’ondata di turismo cinese ed il governo deve intraprendere misure per prevenire più ampie ripercussioni, sostiene Thongyoo Suphavittayakorn, portavoce dell’associazione delle agenzie di viaggio tailandesi.

Il governo sta ora cercando di promuovere aree del paese meno turistiche per evitare proprio i fenomeni di congestione di visitatori. Questo porta a galla una nuova sfida: come preservare il carattere locale delle comunità, l’eritaggio dei siti e i resti antichi di Ayutthaya.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/an-onslaught-of-tourists-is-stressing-out-thailand

13 luglio, Myanmar – Spaccatura tra Suu Kyi ed i militari?

Le cose non sembrano procedere bene per il generale del Myanmar Min Aung Hlaing, il presunto responsabile per il genocidio dei Rohingya a Rakhine.

La Corte penale internazionale, le Nazioni Unite ed organizzazioni regionali ed internazionali (G7, EU, OIC, Amnesty, UNHRC, etc.) stanno facendo pressione su Hlaing ed il rapporto tra lui e la leader Aung San Suu Kyi sta diventando sempre più precario.

Quest’ultima dopo aver affrontato l’ostracismo internazionale, ha cambiato i suoi toni. Il 31 maggio di quest’anno, il suo governo ha annunciato che avrebbe organizzato una commissione indipendente nazionale per indagare sulla violazione dei diritti umani durante la brutale repressione dei Rohingya nello stato di Rakhine, nella quale sono morte migliaia di persone e altre 700,000 scappate in Bangladesh.

Questo annuncio ha immediatamente messo la presidente ai ferri corti con Hlaing, non consultato a riguardo.

Il punto centrale del contenzioso tra il governo civile di Suu Kyi ed i militari è la composizione della commissione, nella quale farebbero parte un membro non nazionale.

Successivamente, il 6 giugno il paese ha firmato un Memorandum con il UNDP e UNHCR per permettere il ritorno e la reintegrazione dei Rohingya. I militari hanno immediatamente espresso la preoccupazione che il Memorandum darebbe il via libera agli stranieri nello stato di Rakhine.

L’altra questione spinosa per i militari è la decisione presa dal governo civile di permettere l’entrata nel paese dell’inviata speciale delle Nazioni Unite Christine Schraner Burgener, e la successiva apertura di un ufficio a Naypyidaw.

Dopo questi avvenimenti il governo civile di Suu Kyi si è scontrato con i militari, ricevendo l’8 giugno minacce di congedare il governo. Christine Burgener avrebbe apparentemente calmato la situazione. Hlaing ha messo a tacere le chiacchere sul presunto scontro tra i militari ed il governo.

A rendere più acute le tensioni è stata anche la dichiarazione del partito National League for Democracy (NLD), facendo eco alla presidente Suu Kyi, di non proteggere ulteriormente tutti coloro che abusino dei diritti umani.

Suu Kyi solo nel settembre 2017 esprimeva diversa opinione, negando le azioni negative dei militari, dichiarando che i media si stavano nascondendo dietro un “iceberg di disinformazione”.

Suu Kyi sta ora facendo affidamento sulle pressioni internazionali per incrementare il suo potere a discapito dei militari.

Amnesty International ha già documentato le atrocità commesse dai militari di Hlaing.

Le pressioni internazionali colpiscono entrambi, Suu Kyi ed Hlaing, ora ai ferri corti. U Ye Myo Hein, fondatore del Tagaung Institute of Political Studies, ha dichiarato che i militari potrebbero creare una situazione che renderebbe più difficile per il governo controllare la situazione a Rakhine. Questo potrebbe portare a risultati imprevedibili.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/rift-between-suu-kyi-and-the-military-daily-star-contributor

14 luglio, Malesia – Malesia due mesi dopo le elezioni

Sono passati due mesi dalle storiche elezioni malesi del 9 maggio, e nuove importanti riforme stanno prendendo piede nel paese.

La nuova amministrazione sta rottamando la Good Service Tax, ricoverando i fondi di denaro prosciugati dal 1MDB. Ufficiali anziani in posizioni chiave nelle agenzie e compagnie collegate al governo sono stati licenziati, e l’ex primo ministro Najib Razak accusato penalmente di aver tradito la fiducia.

L’attuale primo ministro Mahathir Mohamad ha inoltre espresso la volontà di rinnovare la ferrovia ad alta velocità Kuala Lumpur-Singapore, di voler rivedere il prezzo dell’acqua fornita a Singapore e di voler testare accordi bilaterali.

Fonte: The Straits times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/st-forum-to-discuss-malaysia-after-the-ge

15 luglio, Tailandia – Ventitré trafficanti di essere umani arrestati in Tailandia

Sono stati ventitré i trafficanti arrestati durante una grossa azione condotta dalla polizia tailandese.

L’operazione, iniziata in maggio, ha inoltre scoperchiato le maggiori rotte usate dai trafficanti di esseri umani tra il Myanmar e la Tailandia per entrare in Malesia.

“Queste rotte di traffico iniziano a Koh Song, un’isola del Myanmar situata vicino a Ranong in Tailandia. Da Ranong, gli immigrati vengono trasportati su un autobus diretto a Chumphon e Phattalung prima di continuare il viaggio verso Hatyai, una grande città nel sud della Tailandia”, ha dichiarato Maj Gen Surachet Hakpal, il vicecapo della polizia turistica.

Dalla città di Hatya i migranti sono trasferiti alla città di Sandao o Sungai Golok, situate sul confine tra Tailandia e Malesia, fino a quest’ultima, la destinazione finale.

La maggior parte dei migranti sono Rohingya e cittadini del Myanmar.

Questo arresto da parte della polizia tailandese, fa parte di una più ampia operazione che ha l’obiettivo di smantellare il traffico di esseri umani.

In tre mesi sono stati confiscati due autobus, un pick-up e tre macchine usate tra Ranong ed il confine malese.

Fonte: The Straits Times
Link:https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/23-human-traffickers-arrested-in-thailand-crackdown

Set Feature Image: Flickr