Rassegna settimanale 6-12 Giugno 2022: Sud Est Asiatico

Rassegna settimanale 6-12 Giugno 2022: Sud Est Asiatico

6 giugno, Indonesia – Il primo ministro australiano promette una cooperazione più forte con l’Indonesia in materia di sicurezza e clima

Nel corso della sua prima visita bilaterale, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato la volontà di approfondire le relazioni con la vicina Indonesia, promettendo una cooperazione più forte in materia di commercio, sicurezza e cambiamento climatico.

Sottolineando l’importanza di impegnarsi con la più grande economia del sud-est asiatico, il nuovo primo ministro australiano ha portato con sé una delegazione d’affari con membri di alto profilo, insieme al ministro degli Esteri Penny Wong e al ministro del Commercio Don Farrell.”L’Indonesia è sulla buona strada per diventare una delle cinque maggiori economie del mondo”, ha affermato Albanese, “Dare nuova vita alle nostre relazioni commerciali e finanziarie è una priorità per il mio governo”. Ha anche affermato che l’Australia lavorerà per realizzare il potenziale dell’Accordo di partenariato economico globale tra Indonesia e Australia (IA-CEPA) e offrirà anche competenze tecniche per lo sviluppo della nuova capitale green e high-tech pianificata dell’Indonesia, Nusantara.

Albanese ha ribadito un impegno di 470 milioni di dollari australiani (338,49 milioni di dollari) in quattro anni per lo sviluppo in Indonesia e nella regione, una partnership per il clima, infrastrutture da 200 milioni di dollari australiani e la creazione di un ufficio nel sud-est asiatico nel dipartimento degli affari esteri dell’Australia.
Albanese ha anche promesso una maggiore cooperazione in materia di difesa e sicurezza marittima, in mezzo alle crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, ha detto ai giornalisti.

Il presidente Jokowi, come è noto il leader indonesiano, ha sottolineato l’importanza che i vicini rafforzino i loro impegni bilaterali. Jokowi infatti ha ribadito l’importanza della partnership economica strategica e IA-CEPA, che consentirà a più indonesiani di lavorare in Australia, la recente apertura di un campus della Monash University nella grande Jakarta e l’importanza della sicurezza alimentare e della sostenibilità.

Albanese incontrerà anche Lim Jock Hoi, il segretario generale dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), con sede a Jakarta, prima di dirigersi a Makassar, nell’Indonesia orientale.

Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/world/asia-pacific/australian-pm-indonesia-talks-investment-climate-change-2022-06-06/

7 giugno, Myanmar – Il governo ombra del Myanmar ha intenzione di creare una propria forza di polizia

Il Goveno di Unità Nazionale (GUN) ha annunciato che sta formando una propria forza di polizia, nel suo ultimo sforzo per ostacolare il governo della giunta.

Il Myanmar è in subbuglio dal rovesciamento del governo eletto della signora Aung San Suu Kyi, che ha posto fine a un decennio di democrazia provvisoria e ha suscitato l’opposizione a livello nazionale da parte di gruppi determinati a costringere i generali a cedere il potere.
L’esercito ha etichettato i suoi oppositori come “terroristi”, compreso il GUN, un’alleanza di gruppi anti-giunta di cui molti membri si nascondono o sono in esilio autoimposto.

Il GUN si è detto pronto ad assumersi la responsabilità della tutela dell’ordine pubblico tramite una forza di polizia accettata dal popolo. Il suo scopo sarebbe quello di “intraprendere un’azione legale contro la giunta militare per aver commesso violazioni dei diritti umani, crimini di guerra e atti terroristici contro la gente”. Non è ancora chiaro come e quando il GUN formerebbe e gestirebbe questa forza di polizia e quanto personale verrebbe reclutato.
Il GUN ha condotto dall’anno scorso una campagna per raccogliere fondi e soffocare gli sforzi dei militari per consolidare il potere, con iniziative che vanno dal boicottaggio fiscale e l’emissione di obbligazioni all’estero a una finta vendita della villa del capo della giunta Min Aung Hlaing.

Sempre lo scorso anno il GUN aveva chiesto alla popolazione di insorgere contro i militari in una “guerra difensiva popolare”, annunciando la formazione delle Forze di Difesa Popolare, che hanno combattuto le truppe governative nelle campagne.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/myanmars-shadow-government-to-create-its-own-police-force

8 giugno, Cambogia – Cina e Cambogia iniziano i lavori di espansione della base navale di Ream  e respingono le preoccupazioni degli Stati Uniti

Funzionari cinesi e cambogiani hanno dato il via ai lavori per un controverso progetto di espansione di un porto navale, respingendo le preoccupazioni americane secondo le quali ciò potrebbe fornire a Pechino un avamposto militare strategicamente importante nel Golfo di Thailandia.

Il ministro della Difesa cambogiano Tea Banh, l’ambasciatore cinese in Cambogia Wang Wentian e altri funzionari hanno indossato guanti bianchi prima di girare pale piene di terra per lanciare la “modernizzazione” ufficiale della base navale Ream, che includerà un bacino di carenaggio per le riparazioni navali, un esteso molo, un ospedale, un’officina e un “edificio di accoglienza”.

Il dragaggio è già in corso per consentire alle navi più grandi di utilizzare il porto. Tea Banh ha detto agli ospiti, incluso l’addetto alla difesa degli Stati Uniti, che sarebbe comunque in grado di ospitare solo navi fino a 5.000 tonnellate di dislocamento, un miglioramento rispetto alle attuali 1.000 tonnellate ma troppo poco profondo per tutte le navi militari tranne la più piccola.

Tea Banh ha detto di aver invitato gli Stati Uniti e altri rappresentanti stranieri alla base in modo che potessero vedere di persona che lì “non c’è niente” che possa rappresentare una minaccia per gli altri paesi, anche se ha aggiunto che una volta completata la costruzione, la struttura diventerà una zona militare a divieto di accesso per le nazioni straniere.

Dopo la cerimonia, l’ambasciata degli Stati Uniti a Phnom Penh ha ribadito le preoccupazioni americane secondo cui una “presenza militare cinese a Ream potrebbe minacciare l’autonomia della Cambogia e minare la sicurezza regionale”. “Gli Stati Uniti e i paesi della regione hanno espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza sull’intento, la natura e la portata di questo progetto, nonché per il ruolo che l’esercito della Repubblica popolare cinese sta svolgendo nella sua costruzione e nell’uso post-costruzione della struttura”, ha infatti affermato la portavoce dell’ambasciata Stephanie Arzate.

Tea Banh ha detto che il progetto portuale dovrebbe richiedere due anni per essere completato. Non ha detto quanto andrebbe a costare, ma la Cina ha concesso alla Cambogia centinaia di milioni di dollari in sovvenzioni negli ultimi anni per progetti infrastrutturali.

L’ambasciatore cinese Wang ha affermato che la costruzione seguirà un piano concordato da Hun Sen e dal presidente cinese Xi Jinping all’inizio di quest’anno per “promuovere ulteriormente la costruzione di una comunità con un futuro condiviso”. A novembre gli Stati Uniti hanno sanzionato due alti funzionari della difesa cambogiani per accuse inerenti il finanziamento dei lavori presso la base di Ream, e Wang si è scagliato contro la decisione, senza tuttavia menzionare esplicitamente gli Stati Uniti: “Alcuni paesi continuano a diffamare gli scambi legittimi e la cooperazione tra Cina e Cambogia e impongono arbitrariamente sanzioni unilaterali alla Cambogia con il falso pretesto di ‘democrazia’ e ‘diritti umani’, interferendo palesemente negli affari interni della Cambogia. Ci opponiamo fermamente a tutti questi comportamenti scorretti”. Ha poi aggiunto che una volta completata, la base sarà un monumento alla “ferrea amicizia e cooperazione tra i due eserciti” di Cina e Cambogia.

Fonte: AP News
Link: https://apnews.com/article/hun-sen-thailand-beijing-china-cambodia-ac6a298e9b4d142139be99403d42f6ad

9 giugno, Vietnam – India e Vietnam rafforzano la cooperazione sulla difesa mentre Delhi cerca di aumentare la sua presenza nell’Indo-Pacifico

Giovedì l’India ha consegnato al Vietnam 12 motovedette ad alta velocità, un giorno dopo aver siglato un accordo logistico bilaterale che consente l’uso delle reciproche basi militari per riparazioni e rifornimenti, in una significativa espansione dei legami di difesa e sicurezza.

Alla cerimonia di consegna di giovedì, il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh ha dichiarato: “Sono fiducioso che questo sarà il precursore di molti altri progetti di difesa cooperativa tra India e Vietnam”. Il ministero della Difesa indiano in un comunicato stampa ha definito l’accordo un “passo importante verso la semplificazione delle procedure per un supporto logistico reciprocamente vantaggioso”.

Singh e il suo omologo vietnamita, il generale Phan Van Giang, hanno anche firmato una dichiarazione di visione congiunta sul “Partenariato di difesa tra India e Vietnam verso il 2030”, che secondo il ministero della Difesa indiano “migliorerà significativamente la portata e la portata della cooperazione in materia di difesa esistente”.

L’India nel 2016 ha esteso al Vietnam una linea di credito separata di 500 milioni di dollari per acquistare o produrre congiuntamente con l’India armi da difesa e secondo quanto riferito, il Vietnam starebbe anche cercando di acquistare missili BrahMos di fabbricazione indiana.

India e Vietnam hanno una relazione di difesa sempre più profonda, alimentata da timori comuni sulla crescente assertività della Cina. L’India ha problemi di confine con la Cina, esplosi nel 2020 a seguito di un violento scontro in cui entrambe le parti hanno perso soldati nella regione del Ladakh. A distanza di due anni, i due paesi stanno ancora lavorando al disimpegno. Il Vietnam, d’altra parte, ha rivendicazioni in competizione con la Cina vicino alle Isole Paracel e in passato si è opposto alle esercitazioni militari cinesi nell’area contesa, accusando Pechino di avanzare rivendicazioni territoriali durante la pandemia.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/india-vietnam-deepen-defence-ties-as-delhi-seeks-to-boost-maritime-presence-in-indo-pacific

10 giugno, Malesia – Il governo accetta l’abolizione della pena di morte obbligatoria

Il governo malese ha accettato di abolire la pena di morte obbligatoria, optando al suo posto per una sentenza sostitutiva da infliggere a discrezione dei tribunali.

Datuk Seri Dr Wan Junaidi Tuanku Jaafar, ministro dell’Ufficio del Primo Ministro (Parlamento e Giurisprudenza), ha affermato che la decisione è stata presa in seguito alla sua presentazione del rapporto sullo studio delle sentenze sostitutive sulla pena di morte in occasione della riunione del Gabinetto di mercoledì.

Il dottor Wan Junaidi ha confermato che il gabinetto ha concordato che vengano effettuati ulteriori controlli e studi sulle proposte di condanna sostitutiva per 11 reati che prevedono la pena di morte obbligatoria, un reato ai sensi della sezione 39B del Dangerous Drugs Act 1952 (legge 234) e 22 reati per cui l’esecuzione della pena di morte è a discrezione del tribunale.

Parlando ai giornalisti in un evento separato, il primo ministro Ismail Sabri Yaakob ha precisato che la pena di morte rimarrà e non sarà abolita. Il cambiamento principale è che quando si condannerà un criminale, la pena di morte non sarà più obbligatoria e i giudici non saranno più vincolati, contrariamente a quanto accadeva prima quando il carattere obbligatorio di questa pena non lasciava loro altra scelta che imporre la pena di morte ai criminali come previsto dalla legge, come è successo in casi legati al traffico di droga.

Phil Robertson, vicedirettore asiatico di Human Rights Watch., ha affermato che “la dichiarazione pubblica della Malesia di eliminare la pena di morte obbligatoria è un importante passo avanti, ma prima che tutti inizino a esultare, dobbiamo vedere il governo malese approvare gli emendamenti legislativi per mettere effettivamente in atto questo impegno”, aggiungendo che c’è stata una tendenza in cui i precedenti governi malesi “hanno promesso molto sui diritti umani ma alla fine hanno concesso molto poco”.

Fonte: The Straits Times
Link: https://www.straitstimes.com/asia/se-asia/malaysia-agrees-to-abolish-mandatory-death-penalty

11 giugno, Sud-Est Asiatico – Un patto di difesa potrebbe aiutare la regione a gestire le tensioni

Alti funzionari di Malesia, Singapore, Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna hanno affermato sabato che il loro patto Five Power Defense Arrangements (FPDA) continua ad essere solido, rilevante e cruciale per gestire le crescenti tensioni nella regione.

Dopo essersi incontrati a margine del Dialogo Shangri-La, i funzionari hanno dichiarato in una conferenza stampa che le relazioni tra le nazioni membro sono buone e sono concentrate sul futuro anche in mezzo a crescenti complessità geopolitiche.

Con il forte aumento delle tensioni nella regione, in particolare tra la Cina e gli alleati degli Stati Uniti, l’FPDA ha una grande importanza come forza di moderazione, ha affermato il ministro della Difesa della Malesia, Hishammuddin Hussein.

Hishammuddin, il ministro della Difesa di Singapore Ng Eng Hen, il vice primo ministro e ministro della Difesa australiano Richard Marles, il ministro della Difesa neozelandese Peeni Henare e l’alto commissario britannico a Singapore Kara Owen hanno anche riaffermato il loro impegno nei confronti dell’FPDA e ne hanno sottolineato l’importanza per il futuro.

Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/southeast-asian-defence-pact-can-help-region-manage-tensions-members-say-2022-06-11/

12 giugno, Filippine – Nuove proteste contro gli atti “illegali” della Cina nel Mar Cinese Meridionale

Il ministro degli Esteri ha dichiarato che le Filippine hanno presentato una nuova protesta diplomatica contro le attività marittime della Cina a 200 miglia da Manila, all’interno della zona economica esclusiva.

È stata la seconda protesta diplomatica del ministero questa settimana, che si è aggiunta a oltre 300 denunce presentate contro le attività “illegali” di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. La Cina si è infatti data alla “pesca illegale” mentre le navi della guardia costiera cinese hanno seguito navi filippine durante una missione di rifornimento, stando a quanto ha affermato il ministero degli Esteri in una nota, aggiungendo poi che “la Cina non ha il diritto di pescare, monitorare o interferire con le attività legittime delle Filippine”.

Il ministero ha affermato che le azioni cinesi hanno avuto luogo presso il Second Thomas Shoal, rivendicato sia da Pechino che da Manila e che si trova 195 km al largo della provincia di Palawan nelle Filippine.

A novembre, le Filippine avevano dovuto interrompere una missione di rifornimento nell’atollo dopo che tre navi della guardia costiera cinese avevano bloccato e utilizzato cannoni ad acqua sulle imbarcazioni di rifornimento.

La recente protesta sottolinea le future sfide per il presidente eletto Ferdinand Marcos, che dovrà riuscire a trovare un equilibrio tra la sua volontà di perseguire legami economici più forti con la Cina e quella di non cedere alle provocazioni di Pechino nel tratto di mare conteso.

Fonte : Reuters
Link : https://www.reuters.com/world/asia-pacific/philippines-protests-chinas-illegal-acts-disputed-south-china-sea-atoll-2022-06-11/

 

(Featured Image Source: Openverse)